Essere omosessuale in provincia. Vivere e nascondersi a Taranto
Articolo di Tony Albano tratto dal mensile Aut del giugno 2010, 39-40
Crescere a Taranto non è semplice, parlando con alcune mamme dei ragazzi e ragazze che ho conosciuto; la classe sociale è una scure che divide la popolazione creando ovviamente differenze: chi vive nelle case dl cartone (quelle dei dormitori intorno agli stabilimenti industriali) e quelli che vivono nelle case di mattoni. La situazione lavorativa è drammatica e a parte i fortunati che rimangono in città, i giovani che non vedono possibilità di crescere e prosperare preferiscono abbandonare. La gente di Taranto, dotata di un temperamento orgoglioso e talvolta riottoso, è disponibile e accogliente ai limiti dell’imbarazzo e in maniera esplicita non manifesta nessun tipo di omofobia. Gli spazi di associazione sono i classici dei piccoli centri: parrocchia, bar/pub di quartiere, ristorante, bar della città e centri commerciali. I locali gay ufficialmente non ne esistono e quindi il fine settimana è fatto di serate a “tema” che si conoscono tramite un tam-tam clandestino bastato su sms, msn e facebook in location spesso rimediate.
Quindi il “Cocomeros” al venerdì, il “Cafè del mar” talvolta il sabato, poi si aspetta l’agognata stagione estiva, ma spesso sì va fuori provincia; oppure si scelgono come posti di incontro locali così “popolari” dove poter parlare e conoscersi evitando ogni imbarazzo o (“I giardini di Virgilio”). Ho conosciuto molto bene 3 ragazzi e una ragazza che a modo loro affrontano o hanno affrontato la propria diversità e alla fine hanno fatto una scelta.
Claudio è un ragazzo della provincia e il tema della diversità per lui è sconosciuto: i gay sono quelli che si vestono da donna per fare spettacolo o attirare gli uomini. Durante le sue lunghe passeggiate sul corso principale accompagnato dalla ragazza di turno, osserva in maniera furtiva altri ragazzi, ma poi assalito dai sensi di colpa e preferisce evitare. Dopo gli studi decide di imbarcarsi in Marina e viene trasferito a La Spezia e poi a Roma e nell’ambiente militare viene a scoprire altri ragazzi con i suoi stessi dubbi e le sue stesse paure e trova anche qualcuno con cui parlarne.
Ma il ritorno a casa è sempre problematico: la famiglia si aspetta un matrimonio come quello della sorella e magari anche un nipotino da quel figlio così bello e virile da essere diventato un ufficiale di carriera, e quindi gli incontri con i familiari sono dilazionati e il rapporto con la ragazza viene troncato a “causa” della distanza e della carriera militare. Cominciano i rapporti con altri militari spesso sposati che hanno sempre la medesima conclusione, creando grossi dubbi e problematiche di accettazione. Dopo ogni delusione si torna un po’ a casa e si ricordano i motivi della “grande fuga” e l’impossibilità di unire la carriera militare allo stile di vita “alternativo”. Poi Claudio matura la decisione, una volta arrivato in pianta stabile a Roma, di trasferirsi definitivamente e cercare di vivere una vita priva di sensi di colpa e imposizioni, quindi la prima convivenza e la prima storia importante.
L’unico rammarico rimane la mancanza di sincerità nei confronti della famiglia che a suo dire non potrebbe capire e accettarlo, in questo caso l’odiata vita militare forse costituisce un alibi perfetto.
Francesco è un ragazzo appartenente alla “Taranto bene’ figlio unico, bella casa, bella macchina, ottima educazione, una laurea in economia, un master all’estero e un posto da funzionario in banca. Si muove in un contesto privilegiato, bel ragazzo conteso tra le migliori ragazze della città che cambia come se fossero macchine nuove. Ma la realtà da “sciupa femmine” nasconde una verità diversa: un incontro casuale con un suo coetaneo ai tempi della scuola in spiaggia gli spalanca un modo di vedere le cose differente. E dopo allora ha continuato, nelle estate roventi, a cercare nelle spiagge isolate del bellissimo litorale tarantino il suo vero amore collezionando tantissime fregature. Cambia strategia e si rivolge a internet e “chattando” comincia a conoscere gente; ma la realtà locale non lo soddisfa e poi soprattutto non vuole farsi scoprire.
Il desiderio di stare con una persona del proprio sesso viene sopito per un po’ e consumato di volta in volta fuori provincia o fuori regione finché non incontra la sua anima gemella proprio nella sua banca: un alto funzionario statale locale al di sopra di ogni sospetto, sposato con tanto di figli al seguito. Iniziano quindi gli incontri clandestini sparsi qua e là negli hotel o nelle villette del litorale provinciale, la relazione non è semplice e i momenti insieme sono sempre di corsa e difficoltosi ma “bisogna salvare e apparenze!”. Francesco quando entra in crisi con il suo mondo e con se stesso fugge anche lui da quella gabbia d’oro e cerca rifugio a Roma, sfogandosi talvolta con lunghissimi pianti e singhiozzi per una vita mai vissuta promettendo sempre a se stesso che quando tornerà avrà la forza di cambiare.
MariaPia è diventata un’istituzione a Taranto, notissima PR di tutte le serate “alternative” e nel tarantino è il simbolo di una sessualità vissuta con disinvoltura e discrezione. E’ una ragazza che ama vivere la notte e promotrice dei vari tam tam tramite sms o facebook che consente al popolo LGBT di riunirsi il venerdì o il sabato. Vive con la madre che ha accettato la sua omosessualità in un contesto familiare in cui le donne la fanno da padrona (un po’ tipico del sud Italia) e vista la sua simpatia e spontaneità è accettata in molti contesti cittadini. E’ molto acuta e sensibile e spesso molti della comunità le chiedono consiglio un po’ come fosse una sorta di consultorio; problemi di coppia, rapporti di amicizia, organizzazione di serate, nomi da dare alle nuove drag queen e così via, ma paradossalmente questa visibilità e questa forza interiore non le permettono però di trovare una compagna di cui sente la mancanza e talvolta si accontenta di relazioni clandestine con ragazze fidanzate.
Come tutte le anime sensibili e artistiche sente che la sua città non le può offrire molto, e cerca sempre di fare qualcosa per coinvolgere i suoi amici e conoscenti. Talvolta il suo istinto materno le fa “adottare” quel ragazzo che si è scoperto da poco e cerca di consigliarlo come può, come farebbe una brava sorella maggiore. Nicola è un ragazzo giovanissimo di Taranto che affronta a Roma la sua prima esperienza di vita fuori dalla sua città, scegliendo la Marina come suo futuro. La famiglia numerosa non è in grado di mantenerlo per continuare gli studi e una volta compiuti i 18 anni preferisce emigrare a Roma e, come molti giovani, un po’ per curiosità un po’ per cercare una prospettiva diversa da quella ittica di famiglia.
Vive la sua omosessualità con molta serenità, dichiarata alla sua famiglia numerosa che accettano lui e il suo compagno e i suoi con molta serenità. Le prime esperienze sessuali sono con qualche compagno di classe e poi grazie a internet e la mancanza di informazioni sul sesso protetto gli procurano qualche piccolo problema. Come tutti i giovanissimi della sua età, aspira ad un rapporto stabile con una persona magari più grande ma il più delle volte si imbatte in situazioni dì sesso mordi e fuggi ma ogni volta ne esce sempre molto fortificato. Una volta finita l’esperienza in Marina in cui dichiara la sua omosessualità con molta disinvoltura, cerca di tornare a Taranto ma ormai si rende conto che le possibilità di lavoro sono esigue e forse l’odiata grande città è l’ultima spiaggia.
Cerca di inserirsi nel contesto lavorativo cittadino ma non è abituato all’indifferenza e il menefreghismo delle persone e il suo carattere riottoso e scontroso esce spesso fuori spesso come bisogno di protesta e di un disagio ambientale. Ma a parte i problemi quotidiani e le difficoltà lavorative ha deciso di continuare gli studi e costruirsi un domani, peccato che ha dovuto abbandonare la sua amata città e i suoi amici e adesso ha la sensazioni di sentirsi “diverso” non per il sesso ma per il fatto che è meridionale.
Da parte delle nuove generazioni ho notato che il coming out è una cosa frequente forse anche con un pizzico di incoscienza che a volte non guasta mentre gli over 30 preferiscono o lasciare il proprio contesto, spesso usando il lavoro come alibi, oppure vivendo la propria sessualità attraverso incontri clandestini consumati tra spiagge e parcheggi.
Taranto e provincia costituiscono un’Italia meridionale che cerca con molta difficoltà, partendo da una posizione di svantaggio culturale, di creare spazi e visibilità per a comunità lesbica, gay, bisex e trans (LGBT) ed evitare magari che una preferenza sessuale costringa l’abbandono della famiglia e del proprio territorio defraudandolo ulteriormente.