Essere un giovane cristiano gay. Amare ed essere amato
Testimonianza di Andrea del Progetto Giovani cristiani LGBT, quinta parte
Oltre il percorso coi gruppi di cristiani omosessuali, ho iniziato a cercare e frequentare qualche ragazzo, muovendo prudentemente i primi passi. Le avventure di una notte, non mi hanno mai attratto o appagato, anzi. Attendevo. Finalmente, in una calda sera di inizio estate entra nella mia vita, per puro caso o Divina Provvidenza fate vobis, un’altra persona. Il mio primo ragazzo, il mio primo fidanzato. Si sperimenta cosi il fragile, caldo e fortissimo primo vento d’Amore: autentico, totalizzante, quello atteso da almeno un quarto di secolo, come una improvvisa e violenta pioggia scrosciante, in un deserto arido e senza acqua.
La trepidazione dell’attesa, la sensualità del rito del corteggiamento, la leggerezza dell’incompiuto che si apre all’orizzonte, la gioia dell’innamoramento, l’esaltazione della intimità da scoprire e finalmente toccare, la paura, lo stupore di un nuovo che avanza e prende forma, l’approfondirsi della conoscenza reciproca… sino ad arrivare ad una quotidianità fatta di presenza, di attenzione, di affetto sincero, di con-divisione, di vicinanza, di tenerezza, di compromesso, di dialogo e scontro, di alti e bassi, di vacanze assieme, di perdono ed errori reciproci, di weekend insieme tra film e fornelli, di problemi da risolvere, di scene indelebili, di progetti da pensare, di allegre cene con amici, di sorprese e grattacapi, di domeniche comodi sul divano a chiacchierare del più e del meno, di gitarelle fuori porta sul lago in stile dolce vita, di crescita personale, di sacrifici per l’altro donando il proprio “Si” ogni giorno, di grande complicità e desiderio sicché uno semplice e fugace sguardo sgrana una frase intera dell’altro, di luogo di protezione e di rassicurazione, di semplice testimonianza a chi ti passa accanto…
Sino a subire la scelta sofferta di dividere le strade, dopo tre anni di un bel percorso assieme. La preghiera personale, sia nei momenti in cui ci si sentiva vicini all’Amore, sia nei momenti in cui ci si sentiva più distanti da esso, è stata terapeutica perché introspettiva, liberatoria, progettuale e consolatoria. È sempre stata buona compagna e bussola sicura. Come ora.
Il lungo periodo successivo non fu facile, sperimentando il “lutto”, comune a tutte le storie d’amore umano che si concludono: dolore, fallimento e senso di colpa, spaesamento e vuoto, isolamento e precarietà. Succede. C’est la vie.
In ogni caso, si esce più forti ed arricchiti, con una bella esperienza di coppia maturata e nuovi strumenti per affrontare le sfide successive. Mai rinunciare all’Amore, per paura. Ci rende migliori cioè umani, più amorevoli e responsabili. Custodi di un giardino quotidiano.
E a testa alta, perché come dice il bravo Ermal Meta: “L’uomo che tu diventerai
Non sarà mai più grande dell’amore che dai… Ricorda di disobbedire e ricorda che è vietato morire, vietato morire”.