FtM. Sono un figlio di Dio imprigionato in un corpo di donna
Testimonianza di Dix Dixon pubblicata sul sito GayChristian101 (Canada), liberamente tradotta da Claudia Barbarino
Ciao, mi chiamo Dix. Per prima cosa, la più importante, sono salvo, santificato e pieno di Spirito Santo. Secondo punto, sono una persona, un essere umano con dei sentimenti. Terzo, sono un transessuale, un uomo in un corpo femminile. Ringrazio Dio ogni giorno per la vita che mi ha dato, per il mio passato, il mio presente e il mio futuro e perché mi ha creato così come sono.
“Hai creato il mio intero essere; mi hai formato nel grembo di mia madre. Ti lodo perché mi hai fatto in un modo straordinario e meraviglioso. Ciò che hai compiuto è splendido. Questo lo so benissimo. Guardavi le mie ossa formarsi mentre crescevo nel ventre di mia madre. Tu mi hai visto ancora informe. Nel Tuo Libro erano fissati tutti i miei giorni prima che io ne compissi uno. Dio, i tuoi pensieri per me sono preziosi. Ne sono così tanti! Se potessi contarli, sarebbero più dei granelli di sabbia. Quando mi sveglio, sono ancora con Te” (Salmo 139:13-18).
Ancor prima che Lui parlasse, tutte le cose erano in cielo e in terra, e ogni creatura esisteva. Attraverso gli eoni del tempo Dio ha volto il Suo sguardo verso il basso e ha visto ognuno di noi. Sa tutto di noi poiché ci ha creati così come siamo. Lui sapeva che il 9 settembre del 1940 in Malagash (Nuova Scozia, Canada) sarebbe nato un bimbo transessuale, un maschio in un corpo femminile. Quel bimbo ero io.
Per quel che mi ricordo, io sapevo di essere un maschio. Quando iniziai a parlare, a chiunque mi chiamasse “bambina”, io spesso rispondevo: «Sono un bambino». Per il fatto che mi considerassero comunque una femminuccia, dovevo indossare vestiti da ragazzina che io odiavo, li trovavo scomodi. Era un periodo di confusione. Quando si hanno uno o due anni non si può capire perché ci si sente o ci si comporta in un modo mentre il corpo si oppone. Dio mi ha creato così come sono, diverso dentro piuttosto che fuori.
Il Padre celeste vide come già da bambino avrei imparato velocemente che, quando le sfide della vita sarebbero diventate più di quello che avrei potuto affrontare, avrei trovato un posto per stare da solo; avrei sviscerato le mie frustrazioni e da qualche parte avrei trovato conforto e pace che mi avrebbero sostenuto nei tempi bui.
A quell’età, così giovane, non sapevo che era Dio che sarebbe stato con me. Quando avevo nove anni, in estate, in comunità arrivò un evangelista che tenne dei meeting a scuola. Andai ad uno di questi incontri con mia nonna.
Quando il predicatore chiamò la platea all’altare, io mi feci avanti e accettai Gesù nel mio cuore. Oh, che sensazione meravigliosa che ho provato! Quando tornai a casa, lo raccontai a mamma con così tanta emozione, e lei mi rispose: “Che diavolo hai fatto? Tanto non sarai mai capace di nulla!”.
Dopo aver accettato Gesù nel mio cuore, iniziai ad avere con Dio un rapporto splendido. Sapevo che Lui mi amava, che era sempre al mio fianco, che mi difendeva e mi proteggeva. Io Lo lodo perché in tutta la mia vita, Dio è stato un vero amico, mi ha sopportato più di quanto potrebbe fare un fratello. Con Lui posso parlare e sentirne la dolce presenza.
Il fatto di essere transessuale mi ha portato a lottare per tutta l’esistenza. Tante volte ho provato a suicidarmi. Sono cresciuto sentendomi a disagio con ciò che dovevo indossare e con i comportamenti che si aspettavano da me. Quando venivo ferito o rifiutato, volevo che ascoltassero e amassero il grido del mio cuore. Sapevo che Dio mi amava, ma io desideravo, avevo bisogno che anche gli altri mi vedessero come la persona che Dio aveva creato, e che mi volessero bene e mi accettassero.
Solo ora capisco perché Dio ha permesso che tutto ciò accadesse, il perché di tutta la confusione e la sofferenza, perché io potessi assistere e aiutare quanti Lui porta sul mio cammino e dare loro amore e incoraggiamento.
Ho sempre saputo che sono un uomo in un corpo di donna, ma non ho mai veramente capito perché. I miei sentimenti per il sesso opposto iniziarono a manifestarsi verso i dieci anni, ed ero attratto dalle ragazze. Poi tutte le cose che cominciavano ad accadere al mio corpo, mi disgustavano. Ero così infelice e sentivo che l’unica via d’uscita era il suicidio.
A diciotto anni entrai a far parte dell’RCAF, soprattutto per andarmene da casa, da tutti gli abusi verbali e il dolore morale. Fino ad allora non avevo mai sentito le parole gay, lesbica o omosessuale. Ascoltare come gli altri ne parlavano, mi dava la nausea. Dopo aver sentito cose rivoltanti su queste persone, ero certo che non volevo essere uno di loro. Tuttavia mi sentivo molto confuso e terribilmente triste a causa di ciò che sentivo dentro di me e per come era il mio corpo.
In questo periodo decisi che dovevo fare ciò che la società vuole che una donna faccia. Incontrai un uomo e lo sposai. Nonostante lui fosse davvero una brava persona, io non ne ero innamorato e odiavo onorare i miei “doveri di moglie”, ma mi spettava. Avemmo due figlie, quando rimasi incinta sentivo che questa era la cosa più terribile che potesse accadermi. Volevo morire! Tentai di nuovo il sucidio. Il risultato di questo sucidio fallimentare è fantastico: ho due belle figlie, tre nipotini e una nipotina meravigliosi. Li amo con tutto il cuore e sono fiero di ognuno di loro.
Dopo sedici anni di matrimonio, mio marito ed io decidemmo di separarci. Abbiamo avuto un bellissimo rapporto fino alla sua morte. Lui ha capito chi ero davvero, non ne ha mai parlato: mi ha solo rispettato come essere umano. Non ho provato ad essere ciò che non sono intenzionalmente. Non mi piaceva il mio corpo perché non rispecchia quello che sono dentro.
A volte combatto contro di esso, ma poi capisco che sono come Dio ha voluto che io fossi. Sono in pace con me stesso e ringrazio Dio per come mi ha voluto e farò tutto ciò che posso per portare gli altri verso di Lui, così che questi possano vivere l’esperienza del suo incredibile amore.
Una delle battaglie più dure da affrontare ogni giorno è la reazione della gente che non riesce o non si impegna ad accettare il mio essere. La maggior parte della persone, fortunatamente non tutte, mi vedono come una femmina in abiti maschili. Io non sono omosessuale, lesbica; penso di avere le stesse emozioni di un uomo.
Avevo sessant’anni quando Dio mi ha fatto conoscere un sito su internet dove ho saputo chi sono e quali parole utilizzare per descrivermi. La prima testimonianza che lessi, mi fece venire le lacrime agli occhi. Il giovane uomo, che era nato in un corpo di donna, ed aveva portato a termine tutte le procedure per cambiare sesso, raccontava la storia della sua infanzia.
Quella storia avrei potuto scriverla io, siccome diceva che era cresciuto in una casa dove nessuno gli diceva che l’amava. Gli dicevano sempre che non avrebbe mai combinato niente di buono. Si sentiva odiato e irrispettato, e molte volte ha tentato il suicidio. Descriveva esattamente la mia infanzia.
Quando appresi che ero un transessuale, e dopo tutti quegli anni di disagio a causa di un corpo adatto ad indossare volat, merletti e tutte le cose più scomode mai inventate per le donne, presi una posizione. I vestiti da donna, le gonne, le camicette, le sottovesti di seta, anche i più disgustosi collant e reggiseni, insieme con altri orribili abiti restrittivi, tutti via!
Al loro posto, jeans da uomo, pantaloni larghi, camicie, cravatte e tute. Stavo una meraviglia! Per concludere, lo so che Dio non crea cose brutte. Mi ha creato speciale così come sono. Lui è quanto ho di più importante nella mia vita.
Io sono Suo, totalmente e completamente, perché mi usi nella maniera in cui ha bisogno, e tutto per il Suo onore e la Sua gloria. Sono pieno della Sua pace e della Sua gioia.
Non mi importa più così tanto di come mi si rivolgono le persone quando mi parlano, se usano “lei”, “sua” o altri riferimenti femminili. Io so chi sono, e mi entusiasma più di quanto le parole possono spiegare quando DIO MI CHIAMA FIGLIO.
Dio ama ognuno di noi più di chiunque altro perché ci ha creati. Vi amo per come siete creati. Non sappiamo quando Gesù ritornerà, potrebbe venire oggi, siamo pronti per incontraLo?
* FtM o F2M (Female to Male) è un acronimo inglese che indica una persona che opta per una transizione del proprio corpo da femmina a maschio. In inglese viene anche usato il termine transman o trans man, cioè uomo trans.
Testo originale: A transgender comes out