Ho creduto che Dio mi odiasse per le dure parole dei suoi pastori sugli omosessuali
Testimonianza tratta dalla guida “Christian Role Models for LGBT Equality” (Modelli cristiani di comportamento per l’uguaglianza LGBT), edita da Stonewall (Inghilterra), dicembre 2016, p.33, liberamente tradotta da Laura C.
“Una semplice dichiarazione positiva da parte dei leader religiosi potrebbe fare un’enorme differenza per qualcuno che, come me, crede che Dio lo odi per quello che hanno detto alcuni dei suoi pastori”. Questa è la storia di una donna lesbica che è cresciuta in Africa orientale. Da allora ha ottenuto l’asilo nel Regno Unito e aiuta altre donne lesbiche che stanno cercando di fare lo stesso.
Sono cresciuta in una piccola città africana e la nostra casa viveva in una mistura di cristianità e altri credi tradizionali. Per una persona poteva essere difficile distinguere tra un credo e l’altro. In ogni caso eravamo prevalentemente cristiani. Nel paese in cui sono nata e cresciuta è illegale essere omosessuali, e ci sono delle punizioni molto severe.
Così ho saputo molto presto, durante la presa di coscienza riguardo la mia sessualità, che chi sono come persona sarebbe stata una battaglia in un contesto ecclesiale. Le prediche omofobiche erano la norma, sia nella mia chiesa locale che nel mio collegio. E poi c’erano gli evangelical inglesi e americani che riempivano gli stadi per sottolineare ancora una volta, davanti a migliaia di persone, che essere gay è la cosa peggiore che ci sia.
Mi sembrava di dover fare un gioco di prestigio per riassicurare a me stessa che Dio mi amava in ogni caso e provare a credere al loro messaggio- che sarei andata all’inferno solo per essere quello che ero. Io e la mia partner siamo state arrestate e imprigionate a causa della nostra relazione. In prigione le persone omosessuali erano trattate peggio degli assassini.
Alla fine ho dovuto soccombere al peso delle prediche che avevo sentito per così tanti anni da parte della mia chiesa e a scuola, e sono arrivata a credere che Dio mi odiasse veramente. E devo dire che il sentimento era reciproco.
Mi sono detta che se Lui mi avesse amato, nessuna delle cose che mi stavano succedendo sarebbe successa. Chi ama qualcuno e lascia che le succedano delle cose simili? Sono stata in cattivi rapporti con Dio per molto tempo. Non riuscivo a capire perché, se Dio parla attraverso le persone che ci parlano, i predicatori e i cristiani ci buttavano addosso così tanto odio.
Ho attraversato una fase in cui pensavo “qual è il problema? Perché non c’era nessun altro, tra coloro che avrebbe dovuto rappresentare la voce di Dio, che dica qualcosa di bello o di buono”. Pensavo “A chi posso rivolgermi per ascoltare Dio? Se Dio volesse dirmi qualcosa, di sicuro mi manderebbe qualcuno a darmi la Sua parola, se non lo sta facendo allora qual è il problema?”.
C’era, e rimane, così tanto odio da parte delle persone che dovrebbero essere cristiane, che dovrebbero predicare “ama il tuo nemico”, e predicano invece “Dio ti odia” e “Dio odia questo, Dio odia quello”.
Ho faticato molto per capire come possano riconciliare il messaggio “Non giudicare gli altri e lascia giudicare Dio” e il loro ergersi a giudice e giuria. La loro predicazione si focalizza su un messaggio della Bibbia ma ignora gli altri. Era tutto molto confuso e così ho pensato: “se stanno scegliendo di ignorare certe parti della scrittura in favore di altre parti, io in cosa devo credere allora?”.
Da allora ho imparato a non ascoltare quello che dicono i predicatori popolari e quelli in televisione. Ho creato il mio rapporto con Dio fondandolo su quello che credo e mi concentro sul buono nelle persone e su come si comportano.
Per me, ognuno legge la Bibbia a modo suo. La mia interpretazione è che dovremmo amare tutti, non giudicare gli altri e soprattutto non odiare. Così ho scelto di credere nel bene e ho scelto di essere il bene. Creo il mio rapporto con Dio e il Suo messaggio e mi relaziono a quello invece dicono gli esseri umani che lo predicano. Alla fine sono riuscita a venire in Inghilterra a chiedere asilo.
Il viaggio non è stato dei più semplici o diretti, ma lungo la strada ho incontrato tante persone che non mi conoscevano, eppure mi hanno aperto le loro braccia e le loro case. Mi hanno dimostrato che essere cristiani va molto oltre il semplice andare in chiesa o quello che senti in chiesa.
Importa come ti comporti come persona, e il loro comportamento è quello che per me conta più delle prediche piene di odio che ho sentito nel passato. Mi ha motivato a cercare di vivere come un esempio cristiano, dando il mio contributo anche in un’organizzazione che aiuti le altre donne lesbiche arrivate nel paese per richiedere asilo che probabilmente si sentono come mi sentivo io allora: credono che tutti quanti le odino.
Per quanto possa sembrare un cliché, credo che le cose succedano per un motivo, e adesso mi trovo nella possibilità di aiutare le altre persone che non avrei mai potuto aiutare se fossi ancora in Africa. Non voglio che qualcuno si senta come se fosse nell’angolo, non importa quello che dicono gli altri. Dio ha un disegno per me e io provo a fare la differenza a modo mio. La mia speranza è quella di vedere un aumento del sostegno della chiesa nei confronti delle persone LGBT.
Mentre alcune chiese potrebbero credere che vada bene non dire niente di negativo sulle persone gay ai loro fedeli, non dire niente è un male quando si guarda a persone influenti come i pastori, i reverendi e ai vescovi come guide e si attende da loro parere.
Molte persone lottano per conciliare la propria religione con la loro sessualità e attraversano la vita credendo che Dio li odi. Pensano che la loro sessualità non possa coesistere con la loro fede. Una semplice dichiarazione positiva da parte dei leader religiosi potrebbe fare un’enorme differenza per qualcuno che, come me, può credere che Dio lo odi per quello che hanno detto alcuni dei suoi predicatori.
Testo originale (PDF): Christian Role Models for LGBT Equality (PDF)