Ho paura di essere gay e non voglio che accada. Aiutatemi!
Email inviataci da Enzo, risponde Michela Pascali di Polis Aperta – Associazione LGBT per appartenenti alle Forze Armate e alle Forze dell’Ordine
Mi chiamo Enzo e faccio il carabiniere. Ho il dubbio di essere omosessuale, ma questa cosa mi fa paura perché non voglio assolutamente che accada. Aiutatemi. Vi prego.
Enzo
La risposta…
Ciao Enzo, mi presento, mi chiamo Michela, ho 46 anni e lavoro nella Polizia di Stato da un bel po’ ormai. Leggere il tuo messaggio mi ha fatto rivivere sensazioni ancora forti e importanti. Ti racconto un po’ di me.
Sono nata a Lecce, il lavoro mi ha portata prima a Milano e poi a Firenze. Mi sono sposata con un uomo che so di aver amato, dal quale ho avuto una figlia e un figlio, oggi adolescenti. A un certo punto il mio matrimonio è finito, per tanti motivi, e probabilmente era l’unica cosa che potesse accadere per il bene di noi tutti.
In un momento di totale solitudine e di grande paura scopro di essere innamorata di Benedetta, un’amica che con me condivideva anche il luogo di lavoro.
Ricordo la paura di fare del male ai miei figli; di fare del male a lei, le cui relazioni erano sempre rivolte all’eterosessualità; di deludere i miei, già preoccupati per la fine del mio matrimonio!
Ricordo i pianti e la ricerca spasmodica di una giustificazione a quello che mi stava accadendo e che mi assolvesse da una presunta omosessualità.
Ricordo gli sguardi dei colleghi, normali in realtà, ero io convinta che tutti si fossero accorti di qualcosa a cui io stessa non sapevo dare forma.
Ricordo il mio divano, quale unico rifugio sul quale appisolarmi coperta fino a scomparire, affinché nessuno potesse accorgersi dei miei pianti.
Penso di riuscire a capire la tua sofferenza, ho piena consapevolezza di quanto ci si senta persi e soli ed è per questo che il tuo messaggio per me è importante. Tu sei importante!
Non mi va di dirti che andrà tutto per il meglio, anche se so che sarà così. Non voglio farlo perché ricordo quanto poco mi importasse dei messaggi rassicuranti: in quel periodo di cui ti raccontavo prima, sembrava tutti avessero le risposte in tasca e solo io vivessi nel caos più totale.
Vorrei trovare il modo più efficace per aiutarti ad ascoltare quella paura, a conoscerla. Fa parte di te e probabilmente ha un senso che ci sia.
Intorno tutto ci narra di una vita eterosessuale con delle regole ben precise: dobbiamo crescere, studiare (più o meno), poi trovare un lavoro, sposarci, magari avere dei figli e potrei continuare ancora. Come si fa a non aver paura quando dentro sentiamo di non seguire la ‘strada giusta’, che qualcosa in noi non vada come dovrebbe? Vorrei però tu provassi a chiederti quale sia davvero la strada giusta per te.
Perché spesso la strada lungo la quale ci incamminiamo non è la nostra, ma è quella di una madre per il cui affetto siamo disposti a fare tutto, o quella degli amici, il cui giudizio per noi è importante e preferiamo conformarci agli altri piuttosto che rischiare di perderli.
Vorrei tu sentissi quanto tu sia vero e unico e quanto tu vada bene qualunque cosa tu faccia o senta. Tu vai bene sia che tu sia attratto dagli uomini o che lo sia dalle donne, o che del sesso non te ne freghi alcunché.
Ricordo quanta fretta avessi di arrivare ad un punto che allontanasse dalla mia testa quell’incertezza, perché ciò che nel mio caso più mi destabilizzava era quello che tu hai definito “dubbio”’: a un certo punto mi sono detta “qualunque cosa mi stia succedendo che succeda in fretta”.
Non sei solo. E il tuo scrivere dimostra quanto tu abbia consapevolezza di questo. Parlare di noi stessi risulta essere una delle cose più difficili e tu hai mostrato quanto coraggio e voglia di trovare te stesso viva in te.
Concediti il tempo di lasciarti andare alle tue emozioni senza giudicarti.
Mi ha colpita il fatto che tu abbia scritto “non voglio assolutamente che questo accada”. Mi pare di capire che per te rappresenterebbe una grande sofferenza sapere di essere omosessuale. Non possiamo scegliere di essere in un modo piuttosto che in un altro rispetto all’orientamento sessuale.
Oggi quando mi chiedono di me rispondo con gioia e serenità di essere Michela, di avere una compagna che non sostituirei per niente al mondo e che mi fa sentire la persona più bella e importante, Benedetta: di avere due figli e di essere una persona libera.
So che l’ambiente lavorativo non ti aiuta, purtroppo so cosa significhi avere a che fare con le battutine e i sorrisetti maligni di chi sottintende e disprezza ed è per questo che voglio parlarti di Polis Aperta, l’associazione Lgbt delle forze di polizia e forze armate, della quale io faccio parte.
Per me è stato importante condividere le mie paure e poter chiedere consigli a colleghi e colleghe che come me stavano e stanno vivendo il loro status di persone omosessuali all’interno del mondo delle caserme.
Siamo operatori e operatrici della Polizia di Stato, delle Polizie Locali e Municipali disseminate per l’Italia, dei Carabinieri, della Guardia di Finanza, dell’Areonautica, dell’Esercito e dei Vigili del fuoco.
Un abbraccio forte
Michela Pascali di Polis Aperta