I gay cristiani, la chiesa e l’essere in dialogo
Riflessioni di Maurizio Mistrali
Per i cristiani omosessuali quale cammino di partecipazione c’è, oggi, all’interno delle nostre chiese? Maurizio Mistrali, da sempre impegnato su questo tema, ci suggerisce che se “abbiamo il dono di essere gay, di essere obbligati ad un ‘esodo’ che tiene vivo il fuoco della nostra ricerca, della nostra spiritualità, della nostra disponibilità alla conversione, alla testimonianza, forse alla profezia.
Dobbiamo alimentare quest’autenticità e richiedere, provocare, implorare, inveire, ricercare e dialogare”. Cercando di realizzare un “dialogo sempre più autentico e perciò pubblico, ascoltabile, condivisibile, comunicabile, alla luce del giorno”, con le nostre chiese.
Credo che la Chiesa sia in una profonda crisi di autenticità: molti della gerarchia hanno scelto la strada “politica” finalizzata al potere, molti della base si sono chiusi in uno spaventato silenzio. Se questa Chiesa “dopo i 40 giorni nel deserto” con Cristo fosse tentata come Lui… alla terza domanda del tentatore risponderebbe affermativamente, e tanti silenziosi lascierebbero, di fatto, rispondere così ( ci si vende sempre l’anima per il potere ).
Come in una struttura psichica individuale, il centro di identità fa la personalità, nella Chiesa il centro di identità dovrebbe essere Cristo, se no ci si riempie la bocca di Vangelo, si afferma tutto con ferrea e dogmatica autoreferenzialità, e si vernicia di cristianesimo il nostro ogoglio, le nostre illusioni, la terapia alle nostre paure esistenziali ecc… Abbiamo il dono di essere gay, di essere obbligati ad un “esodo” che tiene vivo il fuoco della nostra ricerca, della nostra spiritualità, della nostra disponibilità alla conversione, alla testimonianza, forse alla profezia.
Dobbiamo alimentare quest’autenticità e richiedere, provocare, implorare, inveire, ricercare e “dialogare” perchè quest’indispensabile premessa al dialogo ( non è una ripetizione… si impara e ci si dispone al dialogo dialogando) sia cercata, voluta, progettata, pianificata ed attuata nei vari luoghi dove la fiammella del dialogo resiste.
Dialogo: non vedo altra prospettiva. Ma dialogo sempre più autentico e perciò pubblico, ascoltabile, condivisibile, comunicabile, alla luce del giorno…”sui tetti”.
Dialogo tra adulti che si rispettano e cercano di essere onesti intelettualmente (senza preconcetti, precomprensioni, preattribuzione di valori…e senza valori non negoziabili).
Poi ho dei sogni, e appartengono al mio mondo personale, al mio mondo dei sogni, forse delle illusioni…spero che Dom Camara avesse ragione quando affermava “Sognare insieme è la realtà che comincia”.