I gay non vanno “guariti” ma ascoltati
Email inviata da Lorena, risponde Gianni Geraci del Guado
Carissimi omosessuali credenti, ho molto rispetto per tutte le persone come voi, che hanno un problema in più. Avendo letto la vostra pagina e avendo poi letto l’altra sullo stesso argomento in tempi.it ho potuto constatare che siete un tantino più faziosi, dovrete riconoscerlo, cioè sembra che vogliate obbligare chi vi legge ad appoggiare la vostra opinione contro le terapie riparative.
Purtroppo in Italia mi pare ci sia una vera egemonia delle lobby gay che spaventa i politici, i giornalisti, perfino gli psicologi. Altro che gay discriminati… a me pare tutto il contrario.
La terapia riparativa non è quella che compare nel vostro sito, tratta dall’articolo de Il fatto quotidiano, dove si costringe qualcuno a cambiare orientamento sessuale con la forza, ma è tutt’altro, come si evince nella pagina on-line di Tempi.it. Mi dispiace che non vi accorgiate del male che fate. Prima di tutto a voi stessi, omosessuali credenti, ma anche a tutta la società.
Vi auguro buon anno alla luce del vangelo.
Elvia Lorena Meneguzzi
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La risposta…
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Gentile signora Lorena, io ho rinunciato al sogno della mia vita (che era quello di diventare ricercatore universitario) per poter pagare uno dei tanti personaggi disonesti che dicono di poter “guarire” le persone dall’omosessualità.
Avrei fatto meglio a buttare i soldi che ho speso dalla finestra, perché non è servito a niente e lo stato di prostrazione in cui mi ha lasciato la terapia fallimentare di cui lei parla (e di cui parlano tante altre persone che non conoscono bene le cose) era grande.
Faccio il volontario con gli omosessuali credenti da diversi anni e le assicuro di aver conosciuto parecchie persone che hanno tentato di guarire dalla loro omosessualità: nessuno ci è riuscito e quelli che dicono di esserci riusciti (perché come Luca di Tolve hanno interessi in gioco), alla luce di alcune situazioni di cui sono venuto a conoscenza, non sono guariti affatto (è di qualche mese fa il ritorno. in un gruppo di omosessuali credenti, di un ragazzo che aveva deciso di partecipare ad alcuni incontri di un Gruppo per guarire dalla sua omosessualità e che è tornato scandalizzato dicendo che “un tale che guidava il gruppo ci aveva provato con lui”).
L’ipocrisia e a mancanza di rispetto per la verità che si respira negli ambienti che incoraggiano la “guarigione” dall’omosessualità, è davvero tanta e fa guai enormi. Tenga conto che anche la più grossa organizzazione statunitense che promuoveva le terapie riparative (finanziata da alcune chiese fondamentaliste protestanti che vogliono aiutare gli omosessuali a non praticare l’omosessualià) ha definitivamente abbandonato questo progetto e uno dei personaggi che hanno sponsorizzato le terapie riparative dicendo di essere “guarito” dall’omosessualità (una sorta di Luca di Tolve americano che, con la moglie, era finito anche sulla copertina di alcuni settimanali di grande tiratura), alla fine ha deciso di dire la verità e di ammettere che le sue pulsioni omosessuali, non solo non sono mai finite, ma che l’hanno spinto a portare avanti una doppia vita.
E le notizie che le sto dando su questa organizzazione (che si chiama “Exode” proprio perché cercava di offrire l’immagine di una “uscita” dall’omosessualità) sono degli ultimi mesi (avrei tanti altri articoli sull’argomento, ma non sono ancora riuscito a tradurli).
Il problema, se vogliamo affrontare la questione omosessualità da un punto di vista evangelico, non è quello di “guarire” gli omosessuali, ma è quello di aiutarli a intraprendere quel cammino di di conversione che può aiutarle a vivere in maniera “responsabile” la loro omosessualità e le assicuro che ci sono tanti modi per far questo: alcuni che mi piacciono di più, altri che mi piacciono di meno, ma tutti da accettare e da rispettare, perché fanno parte dello specifico e personalissimo cammino di avvicinamento alla perfezione cristiana che ciascuno di noi è chiamato a percorrere.
Nel salutarla e nel prometterle le mie personali preghiere perché il Signore l’aiuti finalmente a capire che non esiste una strada per “guarire” dall’omosessualità, le segnalo questi due link che raccontano nel dettaglio, quello che sta capitando negli Stati Uniti, dove di terapie riparative si parla da decenni e dove, dopo gli “ex-gay”, hanno iniziato a nascere gli “ex.ex.gay”, ovvero quelli che pensavano di essere “guariti”, ma che poi si sono resi conto di non essere “guariti” affatto.
La saluto cordialmente
Gianni Geraci