Il camminare insieme e l’essere accolti come coppia gay in famiglia
Testimonianza di Roberto di Gabriel Forum
Credo che a tutti sia capitato qualche momento particolare, in cui maggiormente si sente il bisogno di una compagnia. “Non è bene che l’uomo sia solo“. Ognuno di noi cerca, desidera poter incontrare qualcuno che possa condividere il nostro percorso di vita. E questo, particolarmente quando tutti in famiglia si sono costruiti una vita, degli affetti. Quando poi anche i genitori ti vengono a mancare, allora sperimenti ancor più la solitudine.
Ho accompagnato con la mia assidua presenza sia mio padre che mia madre. Ho avuto la coscienza che quello che facevo loro era per il mio bene, non solo per il loro. Una presenza utile alla mia e loro salvezza.
Mi ricordo ancora quando, per la prima volta dopo la morte di mia madre, rientrai a casa pensai: “non c’è nessuno che mi aspetta”.
Una persona cara, anche se anziana e sofferente è una presenza, c’è qualcuno che ti aspetta e chiede il tuo aiuto. Questo mio compito, per un po di tempo, mise in secondo piano quel mio bisogno di un compagno.
Sono stato sempre un tipo impegnato in vari modi, per cui la settimana era piena. Ma i pomeriggi della domenica! Quando passeggiavo e vedevo tutti in qualche modo accompagnati, sperimentavo la solitudine. Fu allora che decisi di inserire un messaggio su un giornale. E iniziavo proprio con “Solo se“.
Non cercavo “ore liete”, non chiedevo “dotazioni” o “ruoli”. Chiedevo solo qualcuno per il quale era importante l’aiutarsi, farsi compagnia, condividere la vita nella sincerità e fedeltà. Era, ed è ciò che per me conta. Ebbi molte risposte, tra cui diversi sposati o fidanzati. Invece a me interessava una persona affettivamente libera. Per farmi capire ad uno dovetti dire: “Ma a Natale con chi usciresti con me o tua moglie?”
Poi ho incontrato A**o. Adesso siamo nel tredicesimo anno. Ci facciamo compagnia, ci aiutiamo. Quanta gioia provo quando preparo qualcosa da mangiare insieme (come per la festa di ieri sera). Una delle cose che gli dico: “lo so che mi ami, ma ho bisogno che tu me lo dica ogni giorno“.
Mi è capitato di dire nei corsi prematrimoniali alle coppie: “quando vi alzate al mattino dite: “oggi cosa posso fare per rendere più felice la persona che mi è stata posta accanto?”
Mentre io ho sofferto molto in famiglia a causa della omosessualità, per A**o è stato molto più semplice, indolore. Quando i suoi genitori, vedendo questa sua frequentazione con me, incominciarono a intuire e gli chiesero di parlarne.
Tutto fu molto semplice, nessun dramma. Poi gli dissero (cosa forse rara): “Noi ti vogliamo bene per così come sei, potevi anche parlarcene prima“. E, aggiunsero: “Roberto può venire quando vuole a casa”. Infatti oltre ad accogliere il figlio, hanno accolto sempre come un figlio anche me.