Il grande paradosso dei preti gay
Articolo di Ross Benes tratto dal suo libro The Sex Effect: Baring Our Complicated Relationship With Sex (Effetto sesso. Mettiamo a nudo la nostra complicata relazione con il sesso) e pubblicato sul sito Slate (Stati Uniti) il 20 aprile 2017, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Lo scorso marzo [2017] papa Francesco si è conquistato le prime pagine accennando alla possibilità di ordinare uomini sposati al sacerdozio. Non c’è alcun indizio che la prassi cattolica possa cambiare, quindi i commenti sul caso sono stati prematuri, ma chi ha speculato sulla notizia ha ignorato qualcosa di molto interessante: ammettere al sacerdozio gli uomini sposati ridurrebbe probabilmente l’alta percentuale di preti gay.
Mentre svolgevo ricerche per il mio libro The Sex Effect mi sono imbattuto in molti studiosi i quali mi hanno detto che proibire il matrimonio ai sacerdoti nel tempo ha alterato la composizione del corpo sacerdotale e, senza volerlo, ha creato un rifugio in cui molti devoti uomini gay possono nascondere il loro orientamento sessuale. Dato che squalifica le donne e gli uomini sposati, il sacerdozio attrae molti uomini che desiderano seppellire il sesso nel tentativo di avvicinarsi a Dio; dato che la Chiesa condanna il sesso omosessuale in quanto tale, molti gay devoti si fanno sacerdoti per evitare il sesso con altri uomini e scampare così alla dannazione.
Ovviamente ci sono molti fattori che influenzano la scelta del sacerdozio, certamente la sessualità, da sola, non determina una vocazione, ma sarebbe disonesto sottovalutare la sua importanza dato il numero sproporzionato di preti gay, a dispetto dell’ostilità della Chiesa verso le identità LGBTQ. Come ha dichiarato uno di essi al programma televisivo Frontline nel febbraio 2014: “Non riesco a capire questo atteggiamento schizofrenico della gerarchia verso i gay, quando molti preti lo sono”.
Quanti sono i sacerdoti gay? Fare una conta è difficile, anche se abbiamo una grande quantità di scritti omoerotici da parte di consacrati che datano dal Medioevo in poi. Secondo la maggior parte delle ricerche (ma il tema è spinoso e queste ricerche hanno molti limiti, come il limitato numero di sacerdoti intervistati) tra il 15% e il 50% dei preti statunitensi è gay, contro il 3,8% della popolazione generale che si identifica come LGBTQ.
Nell’ultimo mezzo secolo, inoltre, la percentuale di omosessuali nel corpo sacerdotale è salita di molto in Occidente. Negli anni ‘70 molte centinaia di preti ogni anno abbandonavano il sacerdozio, spesso per sposarsi. Mentre i sacerdoti etero lasciavano la Chiesa per le gioie del matrimonio, la percentuale di sacerdoti gay non faceva che crescere. Il Los Angeles Times condusse una ricerca su molte migliaia di preti statunitensi e il risultato fu che il 28% di loro, nella fascia d’età 46-55, era gay, una percentuale superiore rispetto a quella di altre fasce d’età e che rifletteva la fuga di preti etero tra gli anni ‘70 e ‘80.
Negli anni ‘80 l’alto numero di sacerdoti gay divenne molto evidente a causa della crisi dell’AIDS. Secondo una stima del Kansas City Star, negli Stati Uniti almeno 300 sacerdoti sono morti di malattie collegate all’AIDS tra la metà degli anni ‘80 e il 1999; secondo il giornale, i sacerdoti avevano una probabilità doppia, rispetto agli altri uomini adulti, di morire di AIDS.
Dato che la Chiesa definisce l’orientamento omosessuale “disordine oggettivo” e l’atto sessuale “intrinsecamente cattivo”, stupisce molto che un gran numero di omosessuali scelga questo mestiere, ma acquista un senso se si pensa che la Chiesa incoraggia la sublimazione della sessualità attraverso la preghiera: “Le persone omosessuali sono chiamate alla castità. Attraverso le virtù della padronanza di sé, educatrici della libertà interiore, mediante il sostegno, talvolta, di un’amicizia disinteressata, con la preghiera e la grazia sacramentale, possono e devono, gradatamente e risolutamente, avvicinarsi alla perfezione cristiana” afferma il Catechismo della Chiesa Cattolica [n. 2359].
La sublimazione sessuale è di gran lunga l’ipotesi più accreditata sul perché ci siano tanti sacerdoti gay. Altri affermano che, in quanto facenti parte di un gruppo di minoranza e discriminato, i gay sono spesso più sensibili e pronti ad empatizzare con gli altri e ad aiutarli, un forte desiderio che conduce molti verso l’altruismo del sacerdozio. Un’altra spiegazione molto diffusa è che il celibato clericale costituisce una buona copertura per i gay che vogliono nascondere il loro orientamento.
Secondo la Conferenza Episcopale Statunitense “sembra che alcuni uomini omosessuali siano attratti dal sacerdozio perché ritengono, erroneamente, che il celibato obbligatorio sia un mezzo per evitare lo scontro con la propria identità sessuale”. Come dice l’ex prete gay Christopher Schiavone “pensavo che non avrei mai avuto bisogno di raccontare a qualcuno il mio segreto, perché il celibato lo rendeva in ogni caso poco rilevante”.
Non che la Chiesa sia all’oscuro di questo problema. Secondo un ex presidente della Conferenza Episcopale Statunitense “c’è una lotta continua per far sì che il corpo sacerdotale non sia dominato dagli omosessuali”; papa Benedetto XVI ebbe a dire che i sacerdoti omosessuali sono “una delle miserie della Chiesa” e che bisogna “far sì che il celibato dei sacerdoti non venga praticamente identificato con la tendenza all’omosessualità”.
Permettere agli uomini sposati di accedere al sacerdozio immetterebbe probabilmente più uomini etero nel corpo sacerdotale, così riducendo la percentuale di sacerdoti gay. Dato che i diaconi permanenti nel mondo (che possono essere sposati e possono sostituire un sacerdote quasi in tutto, tranne che nella consacrazione dell’Eucarestia e nell’amministrazione della Confessione) negli ultimi quarant’anni sono aumentati di quasi 40.000 unità, probabilmente c’è un grande numero di uomini sposati che aspirerebbe al sacerdozio (va ricordato però che, dopo essere stato ordinato diacono permanente, un uomo celibe non può più sposarsi, salvo in caso di dispensa da parte del vescovo).
Ma il fatto che alcuni prelati vorrebbero che ci fossero meno preti gay non vuol dire che un cambiamento in questo senso sarebbe benefico per l’istituzione: una grande percentuale di preti gay non indica necessariamente una crisi, né che il Magistero debba cambiare. Sebbene altre denominazioni cristiane abbiano dimostrato che le donne, gli uomini sposati e le persone LGBTQ sessualmente attive possono essere ottimi pastori, per secoli il modello cattolico del sacerdote celibe e sessualmente astinente ha servito abbastanza bene l’istituzione e la maggior parte di loro è psicologicamente ben adattata e soddisfatta della sua vita e delle sue attività.
Il grande numero di sacerdoti gay è indice di un complesso fenomeno che mette a disagio molti, un esempio di regolazione della sessualità che produce conseguenze inaspettate. In linea generale, la Chiesa continua a contestare i cangianti contesti culturali e a favorire leggi di astinenza sessuale sviluppate da antiche comunità escatologiche e asceti del deserto come reazione a un mondo incerto, e ad appoggiarsi su strutture clericali frutto delle condizioni sociali ed economiche del Medioevo.
Così facendo, la gerarchia contribuisce a un fenomeno che preferirebbe nessuno notasse: le rigide regole sull’omosessualità e sul celibato sacerdotale non fanno che condurre molti gay ad abbracciare il sacerdozio: “I vescovi si trovano in una situazione molto spinosa. Vivono in una Chiesa che tratta draconianamente gli omosessuali, ma sanno benissimo di attingere molto da loro, in proporzione molto più alta del loro numero effettivo nella società” afferma Richard McBrien, sacerdote e teologo.
È un paradosso davvero sconcertante, soprattutto per i sacerdoti gay che devono lottare con la dissonanza cognitiva; eppure, come si legge nel libro Human Sexuality in the Catholic Tradition (La sessualità umana nella tradizione cattolica), “La fede cristiana proclama le sue verità più profonde per via di paradossi”. Forse il più grande paradosso della Chiesa odierna è che le sue posizioni di autorità sono molto spesso occupate da persone che essa stessa definisce “oggettivamente disordinate”.
Testo originale: How the Catholic Priesthood Became an Unlikely Haven for Many Gay Men