Il mio cammino di calciatore gay in una scuola cristiana
Testimonianza di Ross Furbush* pubblicata sul sito Out Sports (Stati Uniti) il 18 giugno 2020, liberamente tradotta da Chiara Benelli, parte seconda
Il mio primo amore era sicuramente il calcio, ma ebbi successo anche con la scuola e in classe. Sia il primo che l’ultimo anno io e la mia squadra vincemmo la staffetta negli sprint 4×800, dove io personalmente stabilii un tempo inferiore ai 2 minuti negli 800 metri, e presi l’argento nella 4×400 con un tempo di 52 secondi sui 400 metri.
Nel 2011 mi laureai con lode, ottenni diversi premi scientifici e teatrali e rappresentai la mia scuola come atleta studente del St. Louis Post Dispatch. Non sospettavo nulla della mia sessualità, fino al momento in cui dovetti scegliere che college frequentare. Nella primavera del mio ultimo anno, mentre fissavo il soffitto bianco e irregolare nella mia stanza del dormitorio prima di addormentarmi, dissi queste parole a voce alta: “Penso di essere gay”.
Fui ammesso con relativa facilità al Principia College, ma nella domanda di ammissione all’epoca si leggeva: “Mi asterrò da attività prematrimoniali, extraconiugali e omosessuali”, tra i vari divieti di imbrogliare, bere e drogarsi. Questa loro politica sarebbe rimasta in vigore fino all’autunno del 2014. Così decisi di andare all’Università di Washington, a Seattle. Questa era una scuola di prima divisione, in Pac-12, e io non ero bravo abbastanza per giocare nella loro squadra di calcio.
I miei giorni a Washington erano uno spasso. Giocavo a calcetto quasi tutti i giorni, e vinsi anche diversi campionati di quartiere con i nuovi amici del calcio. Piano piano, con quegli amici feci coming out, e loro non batterono ciglio. Entrai a far parte del Seattle Stonewall, la squadra di calcio maschile per giocatori gay della lega per adulti, e qui imparai molto sulla cultura gay. Con loro partecipai anche agli EuroGames di Stoccolma, dove affrontammo squadre gay provenienti da ogni angolo del mondo, tra cui Brasile, Italia, Francia e Messico.
Con una ritrovata fiducia nella mia sessualità, ripensai al sistema scolastico della Principia School da cui mi ero allontanato, e decisi di voler fare di più per gli studenti queer non ancora capaci di esprimersi liberamente. Un mio sogno era anche quello di giocare a calcio a livello universitario. Lessi su Out Sports la storia del coming out del calciatore della Bucknell Jesse Klug.
Il suo e molti altri articoli dello stesso genere mi sono stati d’ispirazione, e mi hanno incoraggiato a fare il grande passo. Nel 2014 decisi di trasferirmi per un semestre al Principia College per giocare a calcio nella terza divisione e, sulla domanda di ammissione, alla voce che vietava “gli atti omosessuali”, mentii.
Mi rivolsi anche al mio praticante della Christian Science, feci coming out anche con lui e chiesi il suo sostegno per tornare alla Principia School. In poche parole, mi disse che nelle scuole cristiane scientiste gli omosessuali non potevano trovare posto.
Per la stagione autunnale 2014 i compagni mi accolsero a braccia aperte. All’inizio faticai a trovare il mio posto in squadra, sia dal punto di vista dei rapporti coi compagni sia da quello della posizione in campo, ma piano piano arrivai a guadagnarmi il ruolo di titolare come centrocampista centrale. Poi iniziai a fare coming out coi miei compagni di squadra. Quando l’ho detto loro, alcuni sono stati gentili, ma poi non ne hanno più fatto parola. Altri invece mi hanno abbracciato ed espresso il loro sostegno. Uno di loro è persino arrivato a chiedermi quali erano, secondo me, i ragazzi più carini della scuola.
Però fu Leif a colpirmi più di tutti, quando venne a capo chino in camera mia e si disse mortificato di avermi chiamato frocio al liceo. Lo perdonai subito, ci abbracciammo, e da allora rimane uno dei miei più grandi sostenitori.
Al college non mi dichiarai apertamente, ma intorno a me crebbe un esercito di persone che mi volevano bene per come ero. Poi successe l’inimmaginabile: il 18 novembre 2014, la Principia School modificò la sua centenaria politica discriminatoria verso le persone queer.
Quella mattina il telefono mi esplose di messaggi e congratulazioni di compagni di squadra e amici, e finalmente non c’era più bisogno che la mia identità rimanesse segreta. Questo cambiamento nel regolamento fu il risultato di anni di dolore, preghiera, duro lavoro e sostegno da parte di molte altre persone (tra cui una delle mie sorelle, dopo che mi ero dichiarato con lei), e alla fine gli sforzi furono ripagati.
Quando venne modificato il regolamento, alcune famiglie ritirarono i loro figli dall’istituto, ma le donazioni alla scuola aumentarono e la Principia School divenne improvvisamente un luogo molto più accogliente. Pensavo che il mio ruolo nel cambiare le politiche di accettazione delle persone queer da parte della Principia School fosse giunto al termine, ma mi sbagliavo di grosso.
Tornai all’Università di Washington, e nel giugno del 2015 mi laureai con lode in biologia con specializzazione in ornitologia (in pratica, ero un nerd degli uccelli). Mentre ero in cerca di lavoro, fui contattato dalla mia ex professoressa di chimica, Melanie Shedd. La Principia School cercava un docente di biologia. Feci domanda e sostenni il colloquio, ma venni rifiutato. Per quanto quell’anno il loro dipartimento di scienze fosse a corto di personale, la scuola non era ancora pronta per un professore gay. Presentai nuovamente domanda l’anno successivo, nel 2016, e venni accettato.
Durante uno dei miei colloqui con Travis, ero seduto nell’ufficio del preside. Guardavo il mio ex direttore del campo, ex allenatore di calcio e futuro capo. E lui mi guardava con lo stesso sostegno e la stessa compassione che aveva sempre avuto per me. “Perché vorresti lavorare per noi?” mi chiese. Iniziai a parlargli di insegnamento e di biologia, e lui mi interruppe. “No, no, ti ho chiesto perché vorresti lavorare con noi!” E qui lessi tra le righe di quella sua domanda: perché torni sempre qui? Qui ci sono persone che odiano e discriminano gli omosessuali, perché vuoi lavorare qui?
Misi insieme la più accattivante frase stile Marvel che mi venisse in mente: “Travis, sono fatto per questo”. E ci credevo davvero.
Sono nato e sono stato cresciuto da cristiano scientista, sono andato al campo estivo cristiano scientista, mi sono diplomato con merito accademico, artistico e atletico alla Principia School, mi sono laureato con il massimo dei voti all’università, ho esperienza nell’insegnamento e nel tutoraggio, ho all’attivo svariate pubblicazioni su riviste scientifiche, ho lavorato presso lo Smithsonian Institute e, soprattutto, sono affettuoso, premuroso e ce la metto tutta. Se qualcuno avesse avuto problemi con me, poteva essere per una sola ragione.
E la gente ne ebbe eccome di problemi, con la mia presenza. Un mio ex compagno di classe mi disse che alla Principia School non c’era posto per quelli come me, e che la Christian Science e l’omosessualità non avevano alcun punto di contatto. E molte persone insinuarono che fossi un pedofilo. Erano dei colpi bassi.
Ma la mia esperienza d’insegnamento in quella scuola fu straordinariamente positiva, grazie anche al sostegno di alleati tenaci tra i vertici della scrivania di Travis, in presidenza e tra i decani, tra tutta una vasta schiera di docenti supercomprensivi e, naturalmente, tra gli studenti.
Presi molto sul serio il mio ruolo di portavoce degli studenti appartenenti alle minoranze, dichiarando pubblicamente il mio sostegno al movimento St.Louis Black Lives Matter e organizzando dialoghi comunitari, fondando insieme ad altri membri uno spazio di accoglienza per gli studenti LGBTQ, aiutando gli studenti internazionali della nostra scuola e facendo da supervisore per gli allievi della National Student Diversity Leadership Conference. Ebbi anche l’opportunità di diventare vice allenatore per la squadra di calcio femminile della JV per due stagioni.
Questa scuola occupa ancora un posto molto speciale nel mio cuore, e può contare su una facoltà e uno staff estremamente preparati e straordinariamente umani.
Nel settembre del 2018 mi sono trasferito a Washington alla ricerca di nuove opportunità di carriera. Sono entrato a far parte dei Rainbow Unicorns, la principale squadra gay di calcio di Washington, dove gioco come centro-centrocampista. Con loro, abbiamo anche partecipato ai Giochi gay di Parigi nel 2018, dove abbiamo vinto una medaglia d’argento in seconda divisione. Nel gennaio 2019, a Las Vegas, ho vinto una medaglia d’oro nel campionato mondiale IGLFA Indoor con i Minnesota Grey Ducks. Continuo a giocare a calcio più volte alla settimana per squadre gay ed etero.
Il calcio è stata una delle cose migliori che mi siano successe nella vita. Non solo mi mette tanta felicità, ma mi ha anche dato l’opportunità, in quanto atleta gay, di oltrepassare quei confini invisibili coi miei compagni di squadra etero.
Ho riunito amici e sostenitori di una vita tramite il duro lavoro, che serve a cementare insieme una squadra, e l’arte creativa di tutti i bellissimi momenti vissuti durante i ritiri. Il calcio è stato per me una porta d’accesso al mondo gay.
Grazie ai campionati gay per adulti di Seattle e Washington ho potuto fondere insieme uno sport che conoscevo come le mie tasche e una nuova, strepitosa cultura di cui non sapevo quasi nulla.
Il calcio mi ha anche regalato Travis: il mio allenatore preferito, mentore di vita e grande amico. Una persona che con la sua forza e il suo cuore ha reso la vita molto più facile a ogni futuro Ross che mette piede al campus della Principia School.
* Ross Furbush, 26 anni, vive a Washington e lavora come analista. Dopo aver insegnato biologia al liceo per due anni, continua a dedicarsi alla sua passione per l’ambiente e la fauna selvatica come istruttore di inanellamento per un’organizzazione no profit (CECCOT) nella regione peruviana dell’Amazzonia. Si è laureato con lode presso l’Interdisciplinary Honours Program dell’Università di Washington, conseguendo il titolo accademico in biologia e in scienze ambientali.
Testo originale: How a gay soccer player was hired as first out teacher at a Christian Science school