Il sinodo nella chiesa cattolica deve essere un posto sicuro dove tutti possono essere ascoltati
Articolo di Heidi Schlumpf* pubblicato sul sito del bisettimanale cattolico progressista National Catholic Reporter (Stati Uniti) il 17 novembre 2021, liberamente tradotto da Silvia Lanzi
CHICAGO — La teologa Julie Hanlon Rubio è stata coinvolta nella Catholic Common Ground Initiative – fondata inizialmente nel 1996 dal compianto cardinale Joseph Bernardin per attenuare le divisioni della Chiesa – quando, nella chiesa cattolica, si stavano discutendo argomenti particolarmente accesi riguardanti il sesso.
“Se devo essere onesta, c’è stato un momento in cui mi sono chiamata fuori” racconta. “La difficoltà di lavorare all’interno di tutte queste differenze era diventato troppo e volevo solo avere uno spazio per respirare“. Ma poi è ritornata.
“E sapere che molti coinvolti nella Catholic Common Ground Initiative ed in progetti simili avevano iniziato a ritornarci mi ha dato l’ispirazione per farlo anch’io”.
Rubio, autrice di “Hope for Common Ground: Mediating the Personal and Political in a Divided Church“, è stata una dei quattro oratori della commissione riunitasi per il 25esimo anniversario della morte del cardinale Bernardin. L’evento del 14 novembre è stato sponsorizzato dal Bernardin Center alla Catholic Theological Union.
Ma l’evento è stato più di un nostalgico ricordo di mezzo secolo fa. Invece, gli invitati hanno discusso di come l’eredità del defunto cardinale di Chicago — di apertura al dialogo, superando le differenze e la volontà di venire a patti con il mondo — possa concretamente essere portata avanti.
Le riflessioni della Rubio sul trovare un terreno comune sembrano particolarmente pertinenti alla vigilia dell’assemblea generale dei vescovi statunitensi di quest’autunno, con all’ordine del giorno un controverso documento sulla “coerenza eucaristica”. Sebbene tale documento sia stato ‘ammorbidito’, è nato dalla volontà di negare la comunione al presidente Joe Biden, che è sia cattolico che pro-choice.
“La Catholic Common Ground Initiative non è mai stata semplice” ha ammesso la Rubio, “ma questo sembra un periodo particolarmente turbolento per pensare al suo futuro“.
A chi contesta che il gioco non vale la candela, la Rubio risponde di rimanere determinata. “Possiamo discutere, nonostante le differenze” ha affermato. “Non c’è ragione di abbandonare ciò che stiamo facendo per cercare un terreno comune“.
Ma sono rimasta colpita dalla sua osservazione che, quando per la prima volta Bernardin annunciò questa sua iniziativa, molte delle critiche arrivarono dai conservatori “timorosi che la verità potesse essere nascosta dalla tolleranza“. Gli oppositori includevano due altri cardinali, Bernard Law di Boston e James Hickey di Washington, che avevano criticato pubblicamente il progetto.
“Ma oggi è più verosimile che la critica arrivi da sinistra. Questo sforzo fa il paio con l’incontrarsi a metà strada, dove non è scontato che ci sia giustizia, con il privilegiare la gentilezza formale e l’educazione a scapito di ‘tutta’ la verità, chiedendo alle persone ai margini di spendere energie preziose spiegando ancora una volta perché le loro vite sono importanti a persone che, semplicemente, non lo capiscono“.
Il suo collega Michael O’Loughlin, corrispondente nazionale della rivista “America”, riconosce che chiedere di dialogare a persone di cui non si rispettano identità e diritti “può essere un’esperienza traumatica“.
“Creare uno spazio in cui le persone non si sentono minacciate se si pongono in dialogo: deve essere un progetto a cui pensare molto più seriamente” ha detto Michael J. O’Loughlin, autore di Hidden Mercy: AIDS, Catholics, and the Untold Stories of Compassion in the Face of Fear ( Broadleaf Books, nov 2021, pp.281), un libro sulla pastorale cattolica con le persone affette dall’HIV/AIDS, che uscirà tra poco.
Ammette di non avere una risposta su come poterlo fare. La Rubio, dice anche di riconoscere che il lavoro del dialogo richiede non solo il mettere da parte preconcetti e certezze, ma anche la virtù di dire la verità.
“Non tutti sono chiamati a questa esigente ricerca di un terreno comune” afferma, aggiungendo che “alcuni cattolici neri, latini, asiatici, LGBTQ e femministi sono stanchi di accese discussioni su questioni che, quotidianamente, attraversano le loro vite”
Ci pensavo mentre guardavo il livestream di una preghiera di protesta dei gruppi per la riforma ecclesiastica, durante l’incontro dei vescovi statunitensi, in cui un “contro-manifestante” ha urlato contro Jamie Manson, direttrice esecutiva di “Catholics for Choice”. Il disturbatore gridava “Sparisci dalla mia vista” accusando le persone LGBTQ di “violazione della legge naturale” e di “peccare contro natura“.
La Manson rimase coraggiosamente calma replicando: “Come lesbica orgogliosa sono qui per dirvi che Dio è vivo nell’amore che provo quanto lo è in quello di chiunque altro“.
Il giorno dopo il nunzio apostolico, arcivescovo Christophe Pierre, che rappresenta il papa negli Stati Uniti, fece un vibrante discorso sulla sinodalità. “La Chiesa che insegna deve prima essere la Chiesa che ascolta” ha detto ai vescovi U.S.A. in assemblea.
I partecipanti all’evento dedicato alla memoria del cardinale Bernardin hanno ammesso che la Chiesa non sempre ha giustificato la civiltà e il dialogo.
“Abbiamo bisogno di guardare ai fallimenti della Chiesa, specialmente quando cerchiamo un terreno comune” ha detto la Rubio. “Non penso che molte persone potrebbero guardare alla Chiesa cattolica e dire, ‘Ci stanno facendo vedere come operare il bene'”
Se il sinodo vorrà avere un qualche valore, dovrà fornire uno spazio sicuro dove tutti i cattolici possano parlare delle loro esperienze, senza che altri chiedano che “spariscano dalla vista”.
Cardinal Bernardin, prega per noi.
* Heidi Schlumpf è executive editor del National Catholic Reporter (NCR)
Testo originale: Synod must be a safe place for all to be heard