Il soffio liberante dello spirito e il cammino delle persone LGBT
Riflessioni di Darren Main* tratte dal suo libro Hearts and Minds: Talking to Christians About (Cuore e mente. Colloquio con i Cristiani sull’omosessualità), Findhorn Press Ltd., 2008, liberamente tradotte da Alberto
Cosa ha reso tanto potenti persone come Martin Luther King o Gandhi? Il fatto che ogni giorno si sono nutriti di cibo spirituale. Per Martin Luther King è stata la preghiera cristiana, per Gandhi la meditazione Hindu e lo yoga. Le due cose sembrano molto diverse ma in realtà l’esercizio spirituale è il vento nelle vele dei grandi rivoluzionari.
Quanti sono stati dei veri pionieri lo sono stati perché hanno messo radici profonde nell’esercizio spirituale quotidiano. Esercitare lo spirito ci rende forti e ci rinsalda nei fondamenti della verità. Ogni giorno ci ricorda che cosa sia la verità e, nel caso dell’omosessualità, ciò significa ricordarci che essere gay non vuol dire che siamo “biologicamente sbagliati” e che anche le persone gay hanno un posto al tavolo dello spirito.
Il problema è che ci hanno raccontato falsità e fornito informazioni sbagliate riguardo al rapporto tra omosessualità e spiritualità per così tanto tempo che molti di noi, in qualche modo, hanno finito per credere a quelle falsità e a gettare via il bambino assieme all’acqua del Battesimo evitando le questioni dello spirito. L’esercizio spirituale quotidiano è il modo in cui noi riprogrammiamo regolarmente il computer della nostra mente.
Una volta stavo parlando con un mio amico gay che era diventato un attivista sfegatato. Mi sgridava con veemenza perché non avevo preso una posizione più ferma contro gli odiati pastori “cristiani” (omofobi). Tentai, senza successo, di spiegargli che anche noi eravamo un problema per i pastori che si scagliavano contro di noi nei loro sermoni, almeno quanto essi lo erano per noi. (…) Le mie parole non fecero altro che farlo infuriare di più e se ne andò imbufalito dal Caffè dov’eravamo seduti.
Alcuni anni dopo iniziò a frequentare il mio corso di yoga. Rimasi sorpreso di vederlo perché i nostri rapporti non erano dei migliori dopo l’incidente del caffè, ma fui contento della cosa.
Dopo alcune settimane di frequenza del corso, mi si avvicinò e mi spiegò che l’esercizio dello yoga stava cambiando il suo concetto di attivista e che stava cominciando a rendersi conto che più riusciva a mantenersi calmo e concentrato, più convincente poteva essere nel suo lavoro di militante.
Alcuni anni prima di morire, Madre Teresa aprì un centro in un paese povero dell’America Latina. Era un piccolo centro rurale e il Vaticano decise di trasferire il parroco del paese in un altro posto dove c’era maggiore bisogno. La conseguenza fu che le consorelle di Madre Teresa non potevano più ricevere l’Eucarestia (il pane consacrato) ogni giorno.
Quando Madre Teresa lo venne a sapere, scrisse in Vaticano dicendo che avrebbe chiuso il centro se il Vaticano stesso non avesse assicurato la presenza di un prete.
Spiegò che le sue consorelle sarebbero state in grado di svolgere la loro importante opera di guarigione cui erano chiamate solo se fossero stati soddisfatti in primo luogo i loro bisogni spirituali.
Il Vaticano cedette e permise al parroco di rimanere nel villaggio. Per Madre Teresa e le sue sorelle, l’Eucarestia costituiva la pietra angolare della loro pratica spirituale.
Per molti che leggono, quella pietra angolare potrebbe essere qualcosa d’altro. Ma l’idea è la stessa: finché non guariremo i nostri cuori e le nostre menti attraverso una qualche forma di pratica spirituale, non saremo in grado di aiutare gli altri.