L’omofobia nella società algerina
Articolo di Jamauli Auzidane tratto da gayalgerie.net (Algeria) del 19 gennaio 2013, liberamente tradotto da Marco Galvagno
L’omofobia è un sentimento di pregiudizio complesso di paura, di derisione, d’avversione, di disprezzo, di animosità. d’ostilità, d’ingiuria, d’intolleranza e anche d’aggressione violenta e persino d’omicidio verso gli omosessuali…
L’omofobia è una deviazione che tocca la mascolinità dell’algerino omofobo, ma non dell’algerino in generale.
Quest’uomo rientra a casa chiedendo alla moglie di essere servito e riverito, fa il macho con sua moglie e la sua famiglia, ma la sua mascolinità è umiliata fuori casa, sul lavoro, nella società, nella sua indipendenza, nella sua libertà, nel sapere. L’uomo ha un’immagine millenaria di attivo e la donna di passiva.
La modernità legata alla rivoluzione industriale ha rovesciato questo cliché, ma le società arcaiche o le società fasciste continuano a veicolare questi sentimenti di esclusione e d’odio. Abbiamo bisogno di sacrifici nelle società totalitarie: di star lontane e di streghe vicine. L’omosessuale si vede condannato e escluso nella società: allontanato dai genitori, amici, vicini, dal lavoro e dai servizi sociali in generale.
Non v’è nessun riconoscimento, né presa in carico delle discriminazioni subite. L’omofobia è peggiore delle altre discriminazioni (xenofobia, razzismo, antisemitismo) perché non è riconosciuta in Algeria, né nel mondo arabo musulmano, non solo non è condannata legalmente, ma è l’omosessuale che viene condannato, subendo una doppia ingiustizia.
In generale colui che disprezza gli altri è una persona spregevole, quindi tutte le persone spregevoli se la prendono con le donne e i gay e con le persone più deboli e vulnerabili…
Nel mondo
Il regime hitleriano ha deportato e ucciso diecimila vittime tra i gay. L’omosessualità è condannata a morte in 7 paesi: Afganistan, Arabia Saudita, Iran, Nigeria, Mauritania, Sudan e Yemen.
È punita con la prigione (da qualche mese all’ergastolo) con pene corporali, deportazioni e lavori forzati in una settantina di paesi tra cui l’Algeria, paesi musulmani ( Senegal, Bangladesh, Emirati Arabi, Libia, Malaysia, Marocco, Pakistan, Oman , Siria) e i paesi arretrati del Sud ( Botswana, Burundi, Camerun, Congo, Etiopia, Giamaica, Kenya, Mozambico, Nigeria, Guinea, Sri Lanka, Tanzania, Togo, Zambia).
Algeria
In Algeria l’omosessualità è vietata sia per gli uomini che per le donne. Secondo l’articolo 338 del codice penale algerino ogni persona che compia atti omosessuali è passibile di una pena da due mesi a due ani di prigione e di una multa da 500 a 2000 dinari algerini.
Inoltre l’articolo 333 dice che quando un attentato all’onore consiste in un atto contro natura con una persona del proprio sesso la pena è un arresto da sei mesi a tre anni e una multa da 1000 a 100.000 dinari.
Cheb Abdou
L’omofobia è un tabù in Algeria può essere sia d’ordine religioso, sociale e culturale. Nessun pensatore osa parlare dell’omosessualità nella nostra cultura. Ecco un artista Cheb Abdou che osa sfidare per la prima volta la società e mostrarsi pubblicamente vestito con abiti femminili senza, però affermare la propria omosessualità, ma ha fatto malignare la società ed è un altro artista sconosciuto che si indigna in una canzone bruttina non per difendere un confratello artista, ma per umiliarlo, maledirlo, metterlo al bando.
Quando l’arte della bellezza diventa dell’odio e della bruttezza. Un video per farsi pubblicità grazie al denigramento dell’altro, ma lasciamo perdere, e torniamo piuttosto all’artista Abdou che chiede solo di farsi riconoscere per la sua arte, poiché l’arte non è una verità, ne una virtù, ma un’espressione di ciò che è bello.
Solo il criterio della bellezza o bruttezza è quello che non sa mentire. Ricordiamoci che il Rai è nato nei bassifondi di Orano ed è stato denigrato, prima di avere le sue consacrazioni internazionali.
Testo originale: Cheb Abdou; L’homophobie Algérienne