La mia lotta contro la malattia. Perchè ogni giorno da sano è un giorno felice
Da un anno ho una rara malattia invalidante denominata Chronic fatigue syndrome (Cfs, Sindrome da Affaticamento Cronico) identificata nel 1994, ma già conosciuta dal 1934 a Los Angeles in cui fu studiata su parecchi degenti di un ospedale.
Questa malattia viene di solito a persone sane e tra i 30 e i 45 anni di età. Un anno fa ne avevo 45 di anni, essendo del 1963.
Il malato di Sindrome da Affaticamento Cronico (Cfs) ha anche grandi difficoltà ad avere una diagnosi. A me è venuta improvvisamente, ad inizio luglio 2008, con una fatica estrema, nel senso che fare 10 passi era come fare una corsa, con fiato corto, tachicardia e ipertensione di primo grado.
Telefono al medico di base e chiedo se può venire a casa a visitarmi, cioè 15 minuti a piedi per una persona sana. Risposta: per l’ipertensione non vengo, se avesse la febbre verrei. Io cado in una profonda disperazione.
Poi dal cielo mi viene un’idea: chiamare un cardiologo da un centro medico privato. Rimedio la cifra e viene un distinto signore che mi fa un’anamnesi e un elettrocardiogramma.Mi prescrive un farmaco per la pressione.
La fatica estrema pur stando a letto resta.Gli telefono e mi dice: é il caldo, prenda qualche bustina di Polase. Faccio le analisi del sangue che mi ha prescritto. Il medico numero tre mi prescrive dopo qualche mese altre analisi e scrive “astenia” e cade una diagnosi: depressione.
Mi dà un antidepressivo con allucinanti controindicazioni. So di essere una persona emotiva ma non depressa. Altro medico: le vitamine non servono, il magnesio neanche, devi sforzarti. Sintomi: 10 passi è come una orsa, risvegli precoci, dolore sotto l’ascella, a volte mal di testa, nausea, bruciore di stomaco. Sto a letto. Non posso fisicamente andare in cucina a farmi un the.
Una persona estranea al campo medico mi segnala la Cfs. I medici che se occupano in Italia sono circa 15 di cui 6 a Roma e solo 2 al sud. In breve dopo altri esami una dottoressa mi fa una diagnosi di Cfs e mi dà integratori e un farmaco. E’ fine gennaio 2009.
Scordavo, una mia bellissima bisnonna napoletana diceva un proverbio: “buono, buono, uccidette u mierico” (buono buono uccise il medico). E pensate che il più quotidiano o anche noioso giorno da sano è un giorno felice. Carpe diem.