La mia storia gay in una piccola città di provincia
Testimonianza di Mathieu tratta da mag-paris.fr (Francia), tradotta da Dino M.
Annecy, dipartimento dell’Alta Savoia (in Francia ndr), è una destinazione molto apprezzata dalle coppie omosessuali, sia per il suo lago che per la qualità della vita che vi regna.
Tuttavia, secondo la mia esperienza personale, il manifestare un orientamento sessuale particolare in città non è cosa molto facile. Al contrario.In queste città di provincia di media grandezza c’è una forte tendenza all’ipocrisia.
I bar definiti “gay friendly” non mancano, per il grande piacere di una clientela selezionata. Si pensa di poterci trovare una grande apertura culturale, ma tuttavia non ho mai sentito parlare di conferenze o ancora di associazioni (sembra tuttavia che ce ne siano due!) o altri eventi che riguardino l’omosessualità.
In ultima analisi la sola fonte di aiuto per i giovani in cerca di identità sarebbe il corso di educazione sessuale a scuola! Se mi ricordo bene, ci veniva fatto vedere un cartone animato che metteva in scena due orsi: un futuro papà orso e la sua compagna orsa ci mostravano la strada da seguire per produrre dei piccoli e begli orsetti… nel più grande rispetto dei costumi, per favore!
Allora talvolta mi ponevo delle domande sull’amichetto di papà orso: andava al Queen la domenica sera? Ma non ho mai saputo la risposta, dato che la nostra educatrice doveva interrompere il video prima di questo punto. Anche la prevenzione dell’AIDS è stata fatta a regola d’arte. Tuttavia non mi è mai capitato di sentire le parole “gay”, “omo”, “lesbica”, e nemmeno “bi”, figuriamoci poi “transessuale” o “transgender”.
Per i miei problemi interiori ho dovuto accontentarmi semplicemente delle parole che mi scoppiavano addosso durante la ricreazione: “finocchio”. Tutta questa disinformazione (che sembrerebbe non essere generale in tutte le scuole) fa sì che io mi ponga ancora la domanda che angoscia noi tutti: “ma io sono normale?”.
Le dirette conseguenze di questo problema esistenziale nel piccolo adolescente che ero divennero tristemente e terribilmente banali e quotidiane. L’omofobia che mi circondava non si traduceva in atti di violenza, poichè l’omosessualità sembrava non esistere neppure. Perchè? Per via dei “valori morali”. Là dove c’è la paura, c’è sicuramente l’ignoranza. E in questa atmosfera di apprensione, un individuo nella mia situazione, pieno di domande, e che non può comprendere ciò che gli altri non nominano neppure, impara sempre le discriminazioni di cui potrebbe essere vittima. Si cerca allora di dimenticare, e la sola possibilità che mi fu data per vivere la mia omosessualità fu Internet.
Tutto, o quasi andava bene da prendere: i lunghi percorsi per trovare un altro uomo esiliato dalla società (generalmente la sua età andava da 23 a 40 anni, quando io non avevo che 16 anni). Era l’unico modo di vivere un momento a due. (Eh sì, mamma! Io non andavo a “trafficare” con un’amica!).
Di questi momenti io ne avevo terribilmente bisogno, come chiunque di noi. Ma dopo di essi venivo invaso da un senso di colpa per questo bisogno di tenerezza, peraltro così normale. Uscivo da questi incontri furtivi e mi sentivo sporco, lordato… Dentro di me, io ero solo!
Malgrado la presenza dell’altro, questa sensazione rimaneva là, spaventosa. Sono diventato vittima di questo circolo vizioso, del quale io stesso ero artefice. Ho approfittato di loro allo stesso modo in cui loro approfittavano di me. Mi mancava il coraggio di mettervi fine.
Rifiutavo di considerare che malgrado i terribili stati d’animo che questa situazione risvegliava in me, io nello stesso tempo ne provavo piacere. E tuttavia un coming out in quel momento non mi sarebbe stato di utilità.
Non ho avuto l’opportunità di sapere che cos’era l’omosessualità, non potevo accedere ad una parte di me stesso. Sarebbe stato più semplice rivolgersi ad una struttura di sostegno, per esempio… In ultima analisi questa è proprio una storia personale. La storia di un uomo profondamente ferito da un senso di colpa ancor oggi presente.
Comunque è anche la storia di un uomo in ribellione contro questa mancanza di apertura mentale dato che c’è un’assenza di informazione, di cui molti come me ne soffrono. E’ per questo che ho deciso di riferire la mia storia, per consentire a molte persone di comprendere se stessi, in una realtà che non sempre consente di farlo. Coraggio!
Testo originale: Témoignage: homo dans une petite ville de province