La parola proibita. L’omosessualità nei paesi mussulmani
Articolo di Ridha Kéfi tratto da jeuneafrique.com, tradotto da Innocenzo
L'islam non considera la sessualità che in un’ottica eterosessuale e nell'ambito dei legami consacrati del matrimonio. Perciò ogni altra forma di sessualità è considerata fonte di peccato ed è passibile del castigo divino. L'omosessualità perciò è considerata al tempo stesso come una ribellione contro la legge divina ed una negazione della natura umana creata da Dio. Da qui la violenza con cui viene perseguita sopratutto in questi ultimi anni.
"Prendete un omosessuale? Tagliateli la testa con una spada e poi bruciate il suo cadavere oppure potete gettarlo, anche vivo, della cima di una montagna. Altrimenti scavate un buco, accendete un fuoco e gettatecelo dentro. Quelle persone non meritano né clemenza, né compassione", questo raccomandava l'ayatollah Musavi Ardebili agli studenti dell'università di Teheran nel 1998.
In Iran, secondo le fonti occidentali, centinaia di omosessuali sono stati condannati alla pena capitale dalla salita dei fondamentalisti al potere, nel 1979. Il loro numero esatto è difficile da stabilire, perché le esecuzioni spesso sono tenute segrete e i genitori delle vittime preferiscono nascondere le vere ragioni della condanna a morte dei loro figli. Per screditare i suoi oppositori, il regime iraniano non esita ad accusarli di "devianza sessuale".
In Arabia Saudita, una decina di individui è accusata, ogni anno, di "perversione sessuale" e condannata a pene durissime. Ed è difficile conoscere il numero esatto dei condannati a morte. Considerata illegale in 25 paesi musulmani, su 53, l'omosessualità è passibile della pena di morte in 6 di essi: l'Iran, l'Arabia Saudita, l'Afghanistan, il Sudan, lo Yemen e la Mauritania.
La pena massima per questo "reato" arriva a 20 anni di prigione in Malaysia, (…) 14 anni negli Emirati arabi uniti, 7 anni in Bangladesh ed in Libia, 3 anni in Marocco e 2 anni in Pakistan.
In alcuni di questi paesi il carcere è associato anche alle frustate. Nei paesi che non hanno leggi specifiche contro l'omosessualità, come l'Egitto, l'Indonesia e l'Iraq, gli omosessuali sono tuttavia oggetto di violenze. In Turchia, sostenitore della laicità nel mondo musulmano, gli omosessuali subiscono la stessa ostilità, anche se un'organizzazione omosessuale, chiamata Lambda Istanbul, ha potuto nascere ed operare.
Il Kazakistan, ex-repubblica sovietica, è il solo paese musulmano dove l'omosessualità è tollerata ufficialmente. La capitale Alma Ata conta del resto ben tre bar gay .
Ma quale è la sorte riservata all'omosessuale secondo la charia, a cui la legislazione della maggior parte dei paesi musulmani pretendono d'ispirarsi?
L'islam non considera la sessualità che in un’ottica eterosessuale e nell'ambito dei legami consacrati del matrimonio. perciò ogni altra forma di sessualità è fonte di peccato ed è passibile del castigo divino. L'omosessualità è considerata dunque al tempo stesso come una ribellione contro la legge divina ed una negazione della natura umana creata da Dio.
Nell'islam la sessualità non punta solamente alla procreazione, ma è anche manifestazione dell'armonia dell'ordine divino che si basa sulla distinzione tra maschile e femminile e sulla loro complementarità. "Di ogni cosa si è fatto una coppia", detto che leggiamo nel Corano, sourate el-Dhariyat, versetto 49.
Nel sourate el-Naml, Loth dice al suo popolo: "Andate con gli uomini al posto delle donne per saziare i vostri desideri? Siete un popolo ignorante" (versetto 55).
Un hadith condanna più esplicitamente ancora l'omosessualità: "Quando trovate due uomini che compiono il peccato di Loth, metteteli a morte, il passivo come l'attivo".
Questo comando autorizza lo sceicco Abd el-Azim el-Mitaani, professore all'università di el-Azhar, in Egitto, a dichiarare, in un'intervista pubblicata in maggio sull’ultimo dal settimanale londinese Al-Majalla,: "Per quanto riguarda la sodomia, la maggior parte dei dottori dell'islam considerano che sia il passivo che l'attivo l’attivo devono essere messi a morte".
Ma il teologo aggiunge, con un senso sbalorditivo del dettaglio: "Se una bestia è sodomizzata, l'uomo deve essere punito e l'animale abbattuto". Ma quale è, in questo caso, il peccato dell’animale? "Nessuno, ma bisogna proteggere l'uomo della sozzura della sua carne o del suo latte", risponde il teologo, sicuro della sua dottrina.
Malgrado questa condanna dell'omosessualità nella charia, la società musulmana ha sempre avuto un comportamento ambiguo nei suoi confronti, dando prova, durante la sua storia, di una certa tolleranza. Così Abou Nawas, ha per molto tempo cantato gli amori maschili in termini particolarmente evocativi. E, fino ad un'epoca recente i suoi scritti non erano stati mai oggetto di una qualsiasi interdizione. Erano insegnati anche nelle scuole.
In Kitab el-Ghilman El-Jahiz, prosatore geniale del Xe secolo, ha fatto, l'esaltazione dell'omosessualità. La letteratura araba classica ci ha lasciato altri scritti "scandalosi." Se si pensa alla poesia libertina degli Andalusi ed ai manuali di erotismo come a "el-Rawdh el-Ater", Il Giardino profumato, di el-Nafzaoui, un teologo del XVIe secolo.
Coi costumi licenziosi dei loro principi e principesse Le Mille e una Notte costituisce, anch'esso, un monumento della letteratura erotica mondiale. Perché contrariamente al cristianesimo ed al buddismo che teme la sessualità e invita all'astinenza, l'islam ha uno sguardo abbastanza positivo dei piaceri carnali. Gli storici amano ricordare, a questo proposito, che il Profeta era sessualmente attivo con le sue numerose spose.
Il velo di condanna di cui la sessualità e, soprattutto, l'omosessualità è cinta oggi, daterebbe dell'epoca moderna? Questo sarebbe lo shock con la modernità occidentale che ha provocato, nelle società musulmane alle prese con una grave crisi di identità, delle reazioni di piegamento su i se e di rigetto delle differenze? Oggi, l'omosessualità è considerata in ogni caso come una "patologia" occidentale, completamente estranea ai costumi musulmani.
Per le masse popolari, generalmente molto conservatrici, gli omosessuali sono considerati come "pervertiti dall'occidente" che "tradiscono il loro popolo, la loro cultura e la loro religione".
L'omosessualità è, per la maggior parte "un'emanazione della società occidentale materialista, orientata verso la soddisfazione degli istinti e dei desideri e un tradimento della religione, della morale e della virtù", o al peggio "un'arma nelle mani dei nemici dell'islam e dei musulmani. […] Come tutti i difetti sociali di cui si teme la manifestazione, è gravata di numerosi divieti e proibizionii", nota Ahmed Rouadjia
All'infuori di alcuni romanzi di cui “La Répudiation” di Rachid Boudjedra, “Le Fleuve détourné” e “L'Honneur de la tribu” de Rachid Mimouni, oggi non ci sono testimonianze scritte, né di racconti, né inchieste giornalistiche su questa realtà sociale tenuta totalmente sotto silenzio.
Per Wadi Bouzar, il divieto di parlare dell'omosessualità deve essere localizzato nella cornice, più generale, della "miseria sessuale" che imperversa nelle società musulmane, dove l'ombra del peccato della carne grava su ogni relazione sessuale che non si iscrive nella cornice del legittimo matrimonio.
Se è vietata dalla legge e è condannata dalla società, l'omosessualità è tollerata tuttavia relativamente, finché resta discreta. La contraddizione non è che apparente.
Perché tutto il paradosso del vissuto sessuale nel mondo musulmano è segnato da questa doppiezza comportamentale dove tolleranza ed intolleranza, tentazione e repulsione, fare e tacere, sono le due facce di un stesso modo di fare. Vissuto nella colpevolezza e nella vergogna, il piacere, che sia eterosessuale od omosessuale, è spesso taciuto. Non è dunque tanto la pratica di una sessualità "deviante" che scandalizza i custodi della moralità pubblica, ma il fatto di divulgarne il segreto.
In virtù dell'adagio arabo "l’errore nascosto è mezzo scusato", gli omosessuali possono dedicarsi ai loro piaceri vietati dunque, ma nella clandestinità, lontano dagli sguardi, altrimenti rischiano di essere definiti loro stessi un 'aïb (obbrobrio) e di coprire di 'ar (disonore), le loro famiglie.
I genitori tremano all'idea che loro figlio non possa o non voglia unirsi carnalmente ad una donna e considerano meno disonorevole l’essere i genitori di un delinquente eterosessuale che di un omosessuale passivo.
Tollerano anche di avere un figlio omosessuale attivo, purché possa fare anche l'amore con le donne, come pegno della sua "normalità." Nel mondo musulmano, più che altrove, scrive l'antropologo algerino Malek Chebel, "seduzione ed amore sono codificati e devono piegarsi alle esigenze del veto sociale che agisce come un temibile rivestimento di piombo". Ed aggiunge: "Donne ed uomini sanno perfettamente fin dove il loro potere di seduzione può andare, preservando la nuvola vaporosa e protettiva che li cinge".
Forse perché hanno osato rompere questa "nuvola vaporosa e protettiva" che cinquantadue omosessuali, o presunti tali, sono stati condannati in Egitto? Le circostanze del loro arresto e la campagna ostile orchestrata intorno al loro processo lo lasciano, in ogni caso, pensare.
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