L’Arcivescovo di Atlanta: “il mio incontro con i genitori cattolici con figli omosessuali”
Testimonianza* dell’arcivescovo Wilton D. Gregory pubblicata sul sito del Georgia Bulletin, periodico dell’arcidiocesi di Atlanta (Stati Uniti), il 16 ottobre 2014, liberamente tradotta da Giacomo Tessaro
Ci è voluto un po’ perché i nostri impegni collimassero, ma finalmente, circa sei settimane fa, abbiamo potuto incontrarci. Dal mio punto di vista, ne è valsa veramente la pena.
È stato un incontro stupendo con una decina di persone semplicemente favolose, provenienti da alcune delle nostre parrocchie, membri di un gruppo molto più vasto, i quali hanno un legame tra loro: essere genitori di figli e figlie omosessuali.
Come i genitori di tutto il mondo, amano i loro figli, e in quanto cattolici amano anche la loro Chiesa, ma sono anche profondamente turbati perché pensano che la nostra Chiesa non ami i loro figli: questo il conflitto che amareggia i loro cuori.
Tutti questi genitori hanno affrontato e accettato la realtà di avere un figlio o una figlia che ha rivelato loro il suo orientamento sessuale, con la fiducia e la speranza di essere amorevolmente accettato. In quanto genitori premurosi, hanno ovviamente reagito temendo che questa rivelazione potesse diventare fonte di dolore e discriminazione, perché sanno bene che troppo spesso essa si accompagna a rifiuti e offese per un figlio o una figlia che loro amano e adorano.
Ora sperano che la nostra Chiesa diventi più amorevole e più attenta al valore e alla dignità dei loro figli. Queste persone meravigliose hanno chiesto all’arcivescovo se riuscisse ad amare i loro figli con quella compassione e quell’attenzione che il Signore Gesù adoperava con chi viveva al di fuori delle norme sociali e religiose del suo tempo. Li ho rassicurati che non solo rispetto e amo i loro figli, ma che sono vincolato a farlo dallo stesso mandato evangelico che governa l’intera Chiesa.
La conversazione è continuata con una descrizione personale di questi giovani, rappresentati dai loro genitori: alcuni avevano portato delle fotografie, e molti ne hanno parlato piangendo. Sono giovani uomini e giovani donne che sono cresciuti in famiglie cattoliche, che spesso hanno frequentato scuole cattoliche oppure sono molto attivi nella loro parrocchia.
I genitori hanno proseguito parlando dell’ostilità che molti hanno incontrato nella Chiesa. Il linguaggio che essa utilizza parlando dell’orientamento sessuale dei loro figli non è un esempio di accoglienza. Ripetono spesso che i loro figli non si sentono accettati dalla Chiesa, nella cui fede sono stati allevati.
Li ho rassicurati sul fatto che la Chiesa deve accogliere ogni suo figlio e ogni sua figlia, a prescindere dall’orientamento sessuale e dalla condizione di vita, ma che in effetti non sempre l’abbiamo fatto in spirito di compassione e comprensione. Ho parlato della distinzione che la nostra Chiesa compie tra orientamento e comportamento, ammettendo che essa richiederebbe un riesame e uno sviluppo.
Siamo tutti chiamati alla conversione, non solo alcuni membri della Chiesa. San Paolo ci rammenta che “tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio” (Romani 3:23). Ho incoraggiato il gruppo a continuare gli incontri e la preghiera. Ho intenzione di incaricare uno dei nostri diaconi, che ha un figlio gay, di tenere i contatti con il gruppo. Invito i sacerdoti che conoscono dei fedeli che stanno vivendo tali situazioni a contattare Amy Daniels dell’Ufficio Formazione e Discepolato, perché li diriga verso il gruppo. Il prossimo novembre celebrerò una Messa al ritiro autunnale del gruppo e continuerò a sostenere questi genitori, perché li porto sinceramente nel cuore assieme ai loro figli.
Chiedo a tutti quanti di pregare per loro e per i loro figli, perché possiamo scoprire insieme la via per condurli sempre più vicino al cuore della Chiesa, quella Chiesa che è la loro casa, in cui c’è spazio per tutti. Sono molto felice che, proprio in questo momento, a Roma il Sinodo dei vescovi si stia ponendo i medesimi interrogativi!
* Il passo biblico è tratto dalla Bibbia di Gerusalemme/CEI.
Testo originale: ‘The Church must welcome all of her sons and daughters’