Le parole dove si nascondono nelle famiglie cristiane l’omofobia e la transfobia
Riflessioni di Shannon T.L. Kearns pubblicate sul suo blog shannontlkearns.com (Usa) il 29 dicembre 2016, libera traduzione di Silvia Lanzi
Ama il peccatore, odia il peccato. Ti appoggio, ma non appoggio il tuo stile di vita. Ti amo, ma non posso usare il pronome giusto quando parlo con te. Sei il benvenuto nella mia casa, ma tu e il tuo partner non potete dormire insieme. Ti auguro ogni felicità ma non parteciperò al tuo matrimonio.
Queste frasi vi suonano famigliari? Qualcuno l’ha detto a voi o ai vostri cari? A primo impatto sembrano parole carine. Tutt’al più un pochino offensive, ma solo poco. Gentili. Nessuno vi sta urlando dietro che finirete all’inferno. Stanno parlando con voi, non vi stanno tagliando fuori. Siete ancora i benvenuti alle riunioni famigliari. Forse, potete anche portare la persona LGBT con cui state uscendo/siete sposati! Certamente non è il non plus ultra, ma la perfezione non è di questo mondo. Almeno ci provano! Sarebbe potuta andare peggio. È proprio vero. E, a seconda da quanto va avanti, potrebbe anche un passo nella direzione giusta, qualcosa che migliorerà col tempo.
(…) Ma queste affermazioni e questi modi di agire non sono né gentili né amichevoli. Non dimostrano affatto accoglienza o accettazione. Non sono affettuosi. Perché se ami qualcuno, lo ami per quello che è, con la sua complessità. Ti amo con tutti i tuoi difetti. Amo te, e non l’immagine di te che mi sono fatto nella mia testa. Ora, alcuni diranno che il vero amore non scusa i comportamenti riprovevoli, e non la fa passare liscia quando si agisce in modo sbagliato, e sarei d’accordo, ma in questo caso state dicendo che la mia transizione, il matrimonio di qualcuno con un partner dello stesso sesso, o il dividere il letto con il proprio compagno LGBT è sbagliato e peccaminoso.
Ed è qui che casca l’asino. Quando qualcuno crede che ciò che per te è fondamentale – la tua identità più profonda, il modo in cui ami – sia sbagliato e peccaminoso, lì non può esserci amore. Ci può essere tolleranza. Si può essere accomodamenti. Forse potete condividere pasti e vacanze. Ma tra voi ci sarà sempre un muro, perché il tuo io più vero non è il benvenuto.
Ma non è affar vostro. Non sta a voi diventare più gradevoli per qualcun altro. Non dovete nascondere il vostro amore. Non dovete evitare di prendervi per mano e far finta di essere solo amici. Non dovete sopportare di essere chiamati con il pronome sbagliato. Certamente potete scegliere di farlo; sia per senso di lealtà verso la vostra famiglia, che per la vostra stessa sicurezza. Anche solo sapere che scegliete di agire così vi rende una persona più grande, un gigante davanti a richieste o aspettative odiose. E potete scegliere di farlo, ma non lo dovete a nessuno.
Prendiamo determinate decisioni per un sacco di motivi. Per molti anni l’ho fatto anch’io. Ma io vi invito a farlo sapendo che non dovete farlo per forza, che non è una richiesta giusta, che vi sminuisce e che questo è lo sbaglio che fa chi vi ama, ma si rifiuta di conoscervi davvero.
È affar loro, non vostro. Non lasciatevi abbindolare da un’ideologia odiosa ammantata in slogan gentili, né da una tolleranza che si spaccia per amore. Non lasciatevi turbare da persone che cercano di biasimare voi per i loro comportamenti scorretti. Cercate persone che vi amano davvero. Circondatevene e lasciate che sovrastino le voci di chi vi ama, ma solo finché siete accomodanti.
Andate bene così. Siete amati. Il vostro amore è puro, santo e degno. I pronomi che usate meritano rispetto. La vostra vita merita rispetto. (…) Dio vi benedica.
Testo originale: Kind Homophobia And Transphobia Is Still Evil