L’esperienza contemporanea sull’omosessualità è una fonte per la riflessione etica cristiana
Testo della teologa suor Margaret Farley* tratto dal libro Just Love: A Framework for Christian Sexual Ethics, Continuum International Publishing Group (USA), agosto 2005, pagg.270-272, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
La quarta fonte della riflessione etica cristiana è l’esperienza contemporanea. Le Scritture, la tradizione e le discipline laiche riflettono sulle esperienze passate e presenti. Come ho già avuto modo di dire, ciò che differenzia “l’esperienza contemporanea” in quanto fonte discreta è il modo non sistematico con cui vi attingiamo. In questo contesto farò riferimento principalmente alla testimonianza di donne e uomini la cui preferenza sessuale è rivolta alle persone dello stesso sesso.
Ricordando tutte le cautele che ho esposto nel capitolo 5 sull’esperienza come fonte della riflessione morale, non possiamo aspettarci che l’esperienza, da sola, metta a tacere tutti i nostri dubbi sullo status delle relazioni omosessuali. Abbiamo tuttavia delle testimonianze chiare e profonde (scritte, raccontate, visibilmente vissute) che parlano della possibilità di tali relazioni di nutrire la vita e sul forte potere degli atti sessuali al loro interno. Abbiamo la testimonianza che l’omosessualità può essere un modo di incarnare un amore umano responsabile e di nutrire un’amicizia umana e cristiana. Le testimonianze ci dicono anche che gli ostacoli sollevati contro le relazioni e l’amore omosessuali possono arrecare sofferenze profonde e non necessarie.
Per comprendere il significato dell’esperienza concreta nell’etica teologica, indicherò non una ma due problematiche riguardanti regole morali specifiche in cui l’esperienza costituisce una fonte indispensabile: la pratica della “contraccezione artificiale” nei rapporti coniugali eterosessuali e le relazioni omosessuali. Indico queste due problematiche in modo da porre la seconda (di cui ci stiamo occupando) in una prospettiva più ampia. Oggigiorno la questione della contraccezione viene sollevata quasi esclusivamente dalla tradizione cattolica romana.
Una delle argomentazioni solitamente addotte per la costante proibizione ufficiale della contraccezione si basa sul presunto egoismo dei partner sposati che utilizzano i mezzi “artificiali” di contraccezione: utilizzare le tecnologie contraccettive per prevenire la gravidanza significa che l’amore dei due partner è intrinsecamente egoista, quando non è addirittura uno sfruttamento di un partner sull’altro; è un amore che rifiuta di dare o ricevere il “dono totale” di se stessi. Questa descrizione e questa pretesa, tuttavia, non possono reggere di fronte all’esperienza e alla testimonianza di innumerevoli coniugi, le cui contro-descrizioni sono sincere testimonianze di intere vite spese nell’altruismo, che sia nel crescere i figli o nel servizio reso alla Chiesa e alla società.
Questo è vero anche per le persone e le relazioni omosessuali: anzi, data la mancanza di direttive chiare da parte delle Scritture, della tradizione e delle discipline laiche, l’esperienza concreta diventa, in questo campo, una fonte determinante. Noi abbiamo, come ho detto prima, delle testimonianze chiare e profonde dell’intrinseca bontà dell’amore e delle relazioni omosessuali; abbiamo delle forti testimonianze del ruolo di questo amore e di queste relazioni nel sostenere il benessere e l’apertura allo sviluppo umano e queste testimonianze includono i contributi degli individui e dei partner alle famiglie, alla Chiesa e alla società tutta.
Nel capitolo 5 ho scritto che l’esperienza non è un “deposito” di verità che non richiede nessun criterio di interpretazione. Perché l’esperienza faccia sentire il suo peso nel discernimento etico comunitario, istituzionale e sociale, deve essere coerente con le norme generali di giustizia, anche contestando regole specifiche come inapplicabili o ingiuste.
Le esperienze dirette, nei loro racconti e nella loro manifesta visibilità, devono venire condivise per poter essere in qualche modo intellegibili alla luce delle credenze fondamentali, anche mettendo in discussione credenze meno fondamentali e magari erronee. Le interpretazioni dell’esperienza devono tenere conto delle conseguenze, positive o dannose, delle interpretazioni stesse, così che il bene di alcune di esse non venga ingiustamente subordinato al presunto bene delle altre. Alla luce di questi criteri, abbiamo molte testimonianze di donne e uomini integri che dovrebbero avere il loro peso nel discernimento etico umano e cristiano [1].
Il minimo che si possa sperare è che, dato che un’assoluta proibizione delle relazioni omosessuali non trova appiglio né nelle Scritture, né nella tradizione, né in alcuna disciplina e scienza umana, la testimonianza e l’esperienza siano sufficienti per chiedere alla comunità cristiana che rifletta su nuove basi a proposito delle norme dell’amore omosessuale.
[1] Come è stato fatto notare da molti, non è necessario pretendere da coloro, la cui esperienza è importante per il discernimento individuale e comunitario, che conducano una vita esemplare sotto ogni aspetto, costringendoli così a un fardello più pesante di quello di altri, la cui voce e la cui esperienza ascoltiamo senza discutere. Come dice D’Angelo, molte delle persone di cui dobbiamo ascoltare la testimonianza hanno profondamente sofferto a causa dell’omofobia e le loro voci sono state messe a tacere per troppo tempo: “Da costoro la comunità cristiana non dovrebbe richiedere la testimonianza aggiuntiva di una vita esemplare di fedeltà cristiana. Troppo spesso l’impossibilità di presentare tali credenziali è la prima testimonianza delle loro tribolazioni”. Sono completamente d’accordo, anche se non lo considero necessariamente un segno di mancanza di integrità.
* Suor Margaret A. Farley, nata il 15 aprile 1935, fa parte della congregazione americana delle Sisters of Mercy (Suore della Misericordia) ed è professoressa emerita di etica cristiana presso la Yale University Divinity School dove ha insegnato etica cristiana, dal 1971 al 2007, ed è stata anche presidente della Catholic Theological Society of America (Associazione Cattolica dei Teologi d’America). Il suo libro Just Love (2005), ha avuto numerose critiche e censure da parte della Congregazione per la Dottrina della Fede per le opinioni morali espresse, considerate divergenti dal magistero cattolico, ma ha ricevuto invece ampio sostegno e approvazione dalla Leadership Conference of Women Religious (Conferenza delle Religiose degli Stati Uniti) e della Catholic Theological Society of America (Associazione Cattolica dei Teologi d’America).