L’esperienza della Diocesi cattolica di Poitiers per l’accoglienza dei genitori con figli LGBT
Articolo di Isabelle Parmentier, dell’equipe diocesana della pastorale per le famiglie della Diocesi cattolica di Poitiers (Francia), pubblicato sul sito dell’associazione Réflexion et Partage (Francia) il 6 gennaio 2015*, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Come accogliere meglio le persone omosessuali e le loro famiglie all’interno delle nostre comunità cristiane, delle parrocchie, dei movimenti e delle associazioni? Questo è stato l’oggetto del percorso che ha riunito quasi 200 persone, per otto serate, a Bressuire e a Poitiers (Francia). Riproduciamo qui l’articolo apparso su “Eglise en Poitou” (Rivista ufficiale della Diocesi cattolica di Poitiers, Francia), n°227 del 22 dicembre 2014.
Mentre in ottobre si apriva a Roma il sinodo delle famiglie, l’equipe diocesana della pastorale delle famiglie lanciava un ciclo sull’omosessualità. In apertura un film: “Le ciel sur la tête” (R. Musset, 2006). È la storia di due genitori che scoprono improvvisamente l’omosessualità del figlio maggiore. Dopo lo stupore e l’apparente accettazione, la coppia si rifugia nella vergogna e nel silenzio prima di spaccarsi. “Dove abbiamo sbagliato?” La famiglia sta per esplodere. “In questa storia soffrono tutti” fa notare una mamma alla fine della proiezione. “È il silenzio che fa male. Bisogna parlare” commenta un altro. Si sviluppa la riflessione.
Tre settimane più tardi le sale di Bressuire e Poitiers sono piene di gente venuta ad ascoltare Claude Besson di Nantes. Con la sua esperienza di formatore maturata presso i lassaliani, il presidente dell’associazione Réflexion et partage denuncia alcune idee false e ingombranti e soprattutto invita a superare quella paura che impedisce di incontrare l’altro.
Evocando l’instancabile ospitalità di Gesù, che ama senza giudicare e dà a ciascuno una possibilità, fa l’elogio del dialogo: Cristo insegna a lasciarsi attraversare dalla parola dell’altro, da ciò che vive, dalle sue sofferenze, le sue gioie, le sue speranze. Il semplice discorso dell’oratore libera la parola: diversi partecipanti rendono testimonianza del loro aspro percorso di vita.
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Non abbiate paura!
Durante la terza serata altri genitori si uniscono a noi. Viviamo una svolta. “Ho paura di quello che sto per ascoltare” dice timorosa una mamma. Gli scambi rispettosi in piccoli gruppi permettono di familiarizzarsi gli uni con gli altri. Molti si fanno la stessa domanda: “Mi è già successo di sentirmi diverso per qualche motivo? Come ho reagito?”. Si esprimono le sofferenze, ma più forte ancora è lo slancio di fraternità. Un breve discorso di Lorraine Content spiega, da un punto di vista psicologico, perché la differenza fa così paura.
Passando per la genesi dello sviluppo del bambino, Content tratta dell’insicurezza e della difficoltà di accettare i propri difetti e cita il poeta tedesco Rilke: “Tutti i draghi della nostra vita non sono forse delle principesse che attendono solamente il momento in cui ci vedranno belli e coraggiosi?”. Isabelle Parmentier apre il vangelo. “Chi ha peccato perché quest’uomo nascesse cieco” domandano i discepoli “lui o i suoi genitori?”. “Né lui, né i suoi genitori” risponde Gesù “ma è così perché le opere di Dio si manifestino in lui” (Giovanni 9:2-3). La serata si conclude con una preghiera al Padre di misericordia.
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“Non è contagioso!” (Monsignor Wintzer)
Numerosi messaggi arrivano alla mail dell’equipe diocesana. Parole di riconoscenza, di incoraggiamento. “Voi mi avete condotto verso le periferie di cui parla papa Francesco, che spalanca le porte della Chiesa!”. Un uomo omosessuale ha riletto san Giovanni con l’equipe. “Prima di tutto mi sono detto che la mia particolarità non è una “malattia” che Cristo dovrebbe guarire. E però, se ci fosse un altro genere di guarigione? Per esempio nel rapporto con gli altri, nella riconoscenza verso gli altri. Quello che è sorprendente, è l’atteggiamento di coloro che circondano il cieco. Si chiedono se è proprio lo stesso uomo che vedevano prima. So che sarò guarito quando avrò detto la verità a chi mi circonda. Allora sarò senza dubbio diverso”. “Bravi! E grazie di essere riusciti a riunire tutte quelle persone, che era molto improbabile si incontrassero”.
Scrive una donna. “Chi avrebbe potuto immaginare che i nostri mondi, così lontani in apparenza, potessero unirsi attraverso uno scambio verbale, attraverso testimonianze tanto strazianti e intime, e finalmente un’esperienza di incontro profondamente umana, intrisa di ascolto e comprensione. Ne sono stupita e scossa.”
Alcuni genitori scrivono la loro gratitudine: “Con il nostro figlio omosessuale abbiamo scoperto dall’interno una realtà che prima ti tramortisce, poi ti sconvolge, e finalmente ti apre il cuore. Grazie alle persone che Dio ha messo sul nostro cammino siamo diventati capaci di accogliere l’incomprensibile e di amare nostro figlio con grande ammirazione: il nostro amore ne è uscito rinfrescato e la nostra relazione rinnovata. Noi riconosciamo in questo il Soffio dello Spirito”. Tredici diaconi in totale hanno partecipato alle serate, la maggior parte dei quali con la propria moglie. Uno di loro scrive: “Ho la presunzione di dire che ieri sera io e C. abbiamo assistito a un incontro importante, per non dire fondamentale, per la nostra diocesi e, ancora di più, per la Chiesa”.
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Pensare insieme il futuro
Rimane un lungo cammino da percorrere. Nella quarta serata si progettano dei seguiti. Quali iniziative può prendere la diocesi per cambiare concretamente le cose nelle nostre comunità e accogliere le famiglie in attesa? Troppe paure riposano sull’ignoranza. Gruppi di preghiera, luoghi di ascolto e di conversazione tra genitori con figli omosessuali, pellegrinaggi di un giorno e altro ancora, tutte iniziative che possono nascere come sono nate in altre diocesi.
L’equipe diocesana è pronta ad accompagnare tali progetti, che però non nasceranno senza l’appoggio dei cristiani e delle nuove parrocchie. Il ciclo può risalire alla domanda. Vogliamo anche approfondire i legami con le associazioni.
È una gioia la partecipazione dei membri di David et Jonathan e di Contact. Isabelle partecipa da un anno agli “Aperitivi arcobaleno” organizzati dalle associazioni LGBT ogni primo venerdì del mese al Toit du monde di Poitiers. Dopo il sinodo di Roma, proseguiamo la riflessione. E se in questo anno dedicato a San Marco formassimo dei gruppi misti per leggere insieme questo vangelo? Insieme. Tra fratelli.
“Quando incontri qualcuno
non cominciare con l’attirarlo sul TUO terreno.
Devi prima giocare in trasferta
devi incontrare l’altro sul SUO terreno.
Cerca cosa lo fa vivere, di cosa gli piace parlare,
cosa lo preoccupa, cosa lo meraviglia,
e parti da quello per annodare un contatto.
La reciprocità verrà dopo
ti raggiungerà sul TUO terreno…”
(Fraternità Charles de Foucault d’Africa)
Con l’equipe diocesana
Isabelle Parmentier
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Testo originale: La différence, une bonne nouvelle ? Qu’est-ce qui nous dérange ?