Mi sono legato troppo al mio migliore amico. Sono gay?
Email inviataci da Emanuele, risponde Arianna Petilli*, psicologa
Salve vi scrivo perché sento che devo parlare a qualcuno ciò che sto vivendo. Tutto è cominciato sei mesi fa quando, per organizzare un incontro del gruppo dell’azione cattolica di cui faccio parte, ho conosciuto un ragazzo della mia città, ma di una parrocchia diversa, con cui per diverse settimane ho collaborato e con cui è nata una bella e intensa amicizia. Da allora continuiamo a vederci, ci sentiamo ogni giorno ed abbiamo iniziato a uscire anche con le rispettive comitive di amici. Con lui mi sento proprio a mio agio, passerei ore a parlarci e a guardarlo e spesso, quando siamo soli, lui è davvero affettuoso e dolce con me. Mi stringe forte, mi accarezza i capelli e mi dice che sono “il suo amico del cuore”.
Io sono turbato, perché sento di non riuscire a fare a meno di lui. Mi ingelosisco quando esce con altri o se non risponde subito ai miei messaggi, tanto che lui mi prende in giro per questo mio modo di fare possessivo. Per me questo è tutto nuovo, a 18 anni, quasi compiuti, vivo per la prima volta qualcosa a cui non so dare un nome. Sino ad oggi non mi ero mai innamorato di nessuno, ne avevo mai desiderato nessuno o nessuna come lui, cosa vuol dire questo? Sono gay, lo ero e non lo sapevo? È una fase?
Ma sopratutto cosa devo fare con lui? Da una parte vorrei parlargli di ciò che provo, dall’altra ho tanta paura di perderlo. Così rimango zitto, ma poi ci sto male. mi rendo conto che tenermi tutto dentro non è possibile, ma non so davvero con chi altri parlarne, ecco perché vi ho scritto.
Inviarvi una email non servirà a cambiarmi la vita, ma credo che da qualche parte devo pur cominciare per affrontare questa cosa nuova per me. Grazie per l’ascolto e per ogni consiglio che saprete darmi
Emanuele
.
La risposta…
.
Caro Emanuele, ho letto con molta attenzione la tua mail e credo di riuscire a immaginare il grande disorientamento che caratterizza questo periodo della tua vita. Sono contenta che tu abbia trovato in noi l’occasione per cominciare a confidare i tuoi sentimenti, perché la comprensione di quello che ci accade passa anche attraverso la condivisione e il confronto.
E’ superfluo specificare, come giustamente tu stesso fai notare, che nessuno a parte te potrà fornirti delle indicazioni certe sul significato delle emozioni che provi e su che cosa sia più giusto fare, ma ho davvero piacere nel condividere insieme alcune considerazioni che spero possano esserti d’aiuto.
Nella tua mail racconti di aver conosciuto un ragazzo che ti fa star bene, con cui ami condividere il tuo tempo e verso il quale provi una gelosia che non avevi mai conosciuto prima. Questo ti porta a interrogarti sulla natura del tuo orientamento sessuale. Credo che sia una domanda comprensibile, con la quale è giusto che tu ti confronti. Tuttavia, vorrei sottolineare come il desiderio affettivo che provi, non necessariamente è rivelatore di una tua possibile omosessualità. Forse questa affermazione ti getterà in una confusione ancora più forte, ma è giusto che io non escluda nessuna possibilità.
Nella pratica clinica vengo spesso contattata da persone che mi chiedono di iniziare un percorso terapeutico perché in dubbio sul loro orientamento sessuale.
Nella maggior parte dei casi, in effetti, si tratta di persone gay e lesbiche che hanno difficoltà ad accettare e vivere serenamente la loro omosessualità a causa degli assunti omofobici interiorizzati. Non di rado, comunque, mi trovo a lavorare anche con persone con le quali, invece, scopriamo che la confusione, i dubbi e i sentimenti che provano per persone dello stesso sesso, nascondono in realtà caratteristiche e difficoltà che niente hanno a che vedere con l’omosessualità. Purtroppo, non avendo una conoscenza diretta della tua situazione, non posso aiutarti a capire in quale dei due casi rientri ciò che stai vivendo, ma posso semplicemente limitarmi a illustrarti tutte le possibili alternative.
Tengo molto, inoltre, a condividere con te un’ulteriore considerazione. Siamo spesso portati a considerare l’orientamento sessuale come una categoria binaria, a ritenere cioè che ogni essere umano sia semplicemente eterosessuale o, per esclusione, omosessuale.
In realtà, gli studi condotti sull’argomento hanno portato a concludere che l’orientamento sessuale non sia una caratteristica dicotomica ma, piuttosto, un continuum che si distribuisce nel seguente modo:
Questo significa che gli individui esclusivamente omosessuali ed esclusivamente eterosessuali rappresentano solo le polarità più estreme di questo continuum e che, nel contempo, esistono numerose persone che, seppur caratterizzate da desideri emotivi ed erotici per l’altro sesso, posseggono una “soglia di omosessualità” più o meno alta. Ecco, quindi, che il bisogno di etichettarsi necessariamente in una categoria specifica si rivela spesso un’inutile forzatura.
Nella tua mail, infine, racconti di essere molto in dubbio sulla possibilità di confidare i tuoi sentimenti a questo ragazzo perché temi la possibilità di perderlo. Si tratta di un’eventualità estrema che, comunque, devi tenere in conto. Può infatti accadere che lui non sia in grado di capirti, che risulti spiazzato, spaventato o addirittura irritato dalla tua rivelazione.
Purtroppo non possiamo conoscere a priori il modo in cui potrebbe reagire, ma credo che nella scelta potresti essere aiutato dal pensare alla conseguenza che potrebbe farti stare meglio. Se, per esempio, sei convinto che il sollievo che trarresti dal parlare con lui è più importante della paura di perderlo, allora trova il coraggio e dai voce a ciò che provi. Viceversa, non fare il passo più lungo della gamba se credi che, nel caso di un suo allontanamento, lo sconforto potrebbe devastarti.
Caro Emanuele, con il tempo sono certa riuscirai a fare chiarezza nei pensieri e nelle emozioni che il legame che hai instaurato con questo ragazzo suscitano oggi in te. Nel frattempo, credo tu debba vivere quello provi senza cercare necessariamente di etichettarti in una categoria ma, piuttosto, cercando di vivere questo momento come una possibilità per conoscerti meglio, per esplorare il tuo mondo affettivo, i tuoi bisogni e desideri, mantenendo un atteggiamento di apertura verso ogni possibilità, compresa quella di scoprirti omosessuale.
So che in questo momento sei spaventato e che quanto ti propongo non è affatto facile, ma sono certa riuscirai a trovare la tua strada. Ti auguro il meglio.
.
* ARIANNA PETILLI, laureata in Psicologia Clinica e della Salute, è iscritta all’Albo dell’Ordine degli Psicologi della Toscana con il numero 6500. Specializzanda in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale presso l’Istituto Miller di Firenze, svolge l’attività clinica privata a Firenze occupandosi, prevalentemente, di disturbo ossessivo compulsivo, disturbi del comportamento alimentare e disturbi d’ansia. Lavora, inoltre, con pazienti gay e lesbiche aiutandoli nel processo di accettazione del proprio orientamento sessuale e nell’affrontare le difficoltà legate all’omofobia, sociale e interiorizzata. Organizza incontri di formazione e gestisce percorsi di approfondimento rivolti alle coppie, eterosessuali e omosessuali. E’ stata relatrice in forum e convegni, nazionali e internazionali ed è autrice del lavoro di ricerca “Religione e omosessualità: uno studio empirico sull’omofobia interiorizzata di persone omosessuali in funzione del grado di religiosità” che, per la prima volta in Italia, analizza approfonditamente l’impatto degli insegnamenti del Magistero della Chiesa Cattolica sulla vita delle persone omosessuali e indaga sugli effetti che una pastorale cattolica, inclusiva e accogliente, può avere sui gay e sulle lesbiche cattolici.