Il covid cancella il secondo atto dell’Orlando Festival, ma è solo un arrivederci
Dialogo di Katya Parente con Stefano Guerini Rocco dell’Orlando Festival di Bergamo
A giorni, esattamente il 5 novembre, si sarebbe dovuto tenere il secondo atto dell’Orlando Festival, l’importante manifestazione della città di Bergamo, giunta quest’anno alla settima edizione. Purtroppo, per esigenze legate alla situazione contingente, gli organizzatori hanno dovuto decidere, a malincuore, di cancellarlo.
In merito abbiamo sentito il programmer Stefano Guerini Rocco, che ci racconta le suggestioni di questo incontro – purtroppo sfumato.
Orlando 2020 si sarebbe dovuta svolgere in due atti. Si tratta di una scelta programmata, o dettata da esigenze legate al Covid-19?
È una scelta imposta dall’emergenza sanitaria. Ma è stata, soprattutto, una scelta dettata dalla consapevolezza di non voler rinunciare a organizzare il Festival, anche in un periodo così difficile e doloroso, per ribadire con determinazione la bellezza e il piacere dell’incontro, della condivisione, della vicinanza.
Prevista già per maggio 2020, questa settima edizione di Orlando è stata più volte trasformata, modificata, riprogrammata e ricostruita. Ad ogni evoluzione si è arricchita di nuovi modi per essere vicini alle comunità: dall’inedita esperienza online di Orlando Shorts a maggio 2020, ai giorni agostani del Primo Atto, carichi di entusiasmo e performance in tutta la città, dalla data nel cortile del Palazzo della Provincia di settembre, fino ai laboratori artistici conclusi proprio domenica 25 ottobre.
Tutto sempre con cautela, rispetto, attenzione, prudenza, ma anche col desiderio di recuperare il piacere nelle nostre vite e di voler riportare attenzione ai corpi, alle relazioni.
Tra pochi giorni avremmo dovuto aggiungere un nuovo capitolo di cinema e performance a questa specialissima edizione di Orlando. Il programma, presentato ufficialmente lo scorso 20 ottobre, è stato subito rilavorato, con ulteriore impegno e sforzo di flessibilità, per permetterne la fruizione nonostante il recente coprifuoco imposto dalla Regione Lombardia.
Ora, nel contesto ulteriormente mutato dalla sconfortante decisione di chiudere cinema e teatri, nonostante tutte le statistiche li vedessero spazi sicuri, le vie possibili per noi si sono ridotte alla sospensione. Abbiamo resistito, e continueremo a farlo. Ma cambiano i contesti, e quindi cambiano anche i modi di resistere.
Il Secondo Atto di Orlando quindi non si farà? Perché non pensare a un’edizione online?
Consapevoli della complessa situazione sanitaria, delle molte ferite del nostro territorio, e anche delle tante contraddizioni di questo momento storico, crediamo che non sia di nessuna utilità migrare online in questo momento, facendo mancare al nostro pubblico il valore della condivisione di un’esperienza.
Crediamo più utile sospendere le ultime attività di questa edizione, nell’attesa di poterci incontrare fisicamente negli spazi del cinema e del teatro, mentre inizieremo a rilanciare sulla prossima edizione: continueremo a danzare le contraddizioni, lavorando da subito con ancora più creatività e impegno sul futuro.
Questa seconda parte sarebbe stata dedicata a lungometraggi provenienti da luoghi disparati, e alla pluralità degli sguardi cinematografici. Qual è il suo significato, e come si differenzia quest’esperienza nelle varie parti del mondo?
Il percorso di selezione quest’anno è stato particolarmente lungo e travagliato. Queste difficoltà, però, ci hanno resi ancora più determinati e orgogliosi delle nostre scelte. Abbiamo costruito un programma all’insegna dell’inclusività e della pluralità: una pluralità di temi, di approcci, di generi, di formati, di provenienze geografiche…
Siamo felici di aver scelto film diversi tra loro – dal documentario di denuncia di “#Female Pleasure” al dramma intimista di “Fin de Siglo” e “A Dog Barking at the Moon”, fino all’animazione irriverente di “Toomas Beneath the Valley of the Wild Wolves” – che ribadiscono, ognuno a suo modo, la necessità di affrontare temi ancora importanti e d’attualità, dall’identità di genere alla costruzione sociale della maschilità e della femminilità.
Film di qualità, provenienti dai maggiori festival internazionali, che ci ricordano anche il piacere della ritualità condivisa della visione di un film in sala: un piacere connesso inscindibilmente all’incontro, alla vicinanza tra i corpi, al creare una necessaria comunità solidale nell’intreccio di età, sessi, generi, provenienze, abilità e ceti sociali.
Come si declina il “piacere” in questo periodo di pandemia?
In questi tempi difficili, il piacere è diventato principalmente cura di sé. Ma riteniamo che il piacere risieda anche nell’incontro, nella partecipazione, nella condivisione. Non possiamo permettere che il distanziamento sociale, pur necessario per il contenimento della diffusione del virus, si trasformi in indifferenza e in diffidenza nei confronti dell’altro, che si traduca in rabbiosa mancanza di empatia e in invidia sociale.
Pur rispettando la sicurezza di tutti e tutte, pensiamo sia assolutamente necessario continuare a pensare agli spazi culturali come ad atti collettivi e partecipativi di resistenza e di creazione.
Bergamo diventerà una sorta di laboratorio a cielo aperto. È stato difficile fare lavorare in sinergia così tante realtà cittadine?
Orlando si impegna da sempre a essere una realtà aperta, inclusiva e collaborativa. Quest’anno, forse più degli anni scorsi, abbiamo sentito importante e necessario consolidare la rete di relazioni che sostiene il Festival, a cominciare dal nostro partner abituale Lab80.
In particolare, ci fa piacere ricordare che il Primo Atto di Orlando 2020 si è potuto svolgere solo grazie alla vicinanza del Festival Danza Estate: non una semplice collaborazione, ma una autentica compartecipazione dei sogni, dei rischi e delle ideali necessari all’organizzazione di un evento festivaliero in un momento di incertezza come questo.
Anche per il Secondo Atto avevamo istituito una serie di sinergie virtuose: penso soprattutto all’IFF – Integrazione Film Festival e al Bergamo Film Meeting. Speriamo e contiamo che questi rapporti andranno rinsaldandosi e rinvigorendosi già a partire dal prossimo anno.
Infine, permetteteci di ringraziare tutti gli enti partner, le istituzioni e le fondazioni che ci hanno accompagnato lungo il corso di quest’anno particolarissimo. È anche grazie al loro supporto che Orlando ha scelto, come posizione di impegno di politica culturale, di non far mancare il proprio sostegno economico ad artiste/i e lavoratori/trici coinvolti/e, nella convinzione che sia fondamentale appoggiare chi lavora in un settore provato da una crisi economica dura come mai prima d’ora.
In una contingenza storica come quella attuale, risulta difficoltoso “sollevare lo sguardo” oltre il presente.
È importante però credere, e sapere, che questa pandemia prima o poi finirà e che potremo riappropriarci di spazi di cultura e bellezza che oggi, giocoforza, dobbiamo trascurare. Realtà come il bergamasco Orlando Festival sono lì a dirci che ce la potremo fare.