“Quali segni e prodigi Dio ha compiuto per mezzo di loro”. La pastorale con le persone LGBT, uno spazio inciso nell’ombra
Articolo di Giuseppina D’Urso* pubblicato sul settimanale Adista Segni Nuovi, n.40, del 23 novembre 2019, p.14
“Ed è proprio per questo che siamo presenti così in tanti in questo Forum… Così la comunità LGBT ha bisogno di questo spazio inciso nell’ombra per prendere forza e occupare spazi sempre più visibili nelle Chiese cristiane. Spazi per parlare di amore, di accoglienza, di grazia, di perdono, di fede, di conversione, di metamorfosi». (Quali segni e prodigi Dio ha compiuto per mezzo di loro, Atti del V Forum italiano dei cristiani LGBT, a cura di Gianni Geraci, Gruppo editoriale Viator, 2019, pag. 58).
All’inizio di ottobre del 2018, fra il 5e il7, si è svolto ad Albano Laziale il “V Forum di Cristiani LGBT”. Nel mese di giugno del 2019 ne sono stati pubblicati i relativi Atti, editi dal Gruppo Editoriale Viator.
Ne è scaturito un libro di 144 pagine intitolato, appunto, Quali segni e prodigi Dio ha compiuto per mezzo di loro, in cui sono presenti gli interventi dei relatori del Forum, varie testimonianze di partecipanti (fra i quali importanti quelle di alcuni genitori di figli omosessuali) e, in appendice, un questionario proposto ai giovani cristiani LGBT, e inviato ai padri sinodali prima del “Sinodo sui giovani” tenutosi alla fine di ottobre 2018 a Roma. Il curatore è Gianni Geraci, storico attivista dell’associazionismo cattolico LGBT.
La prefazione è del giornalista Luciano Moia del quotidiano della CEI Avvenire, che da qualche tempo si dedica a tematiche relative al mondo LGBT. Un acronimo che egli ha imparato ad accettare ma che, entro alcuni ambienti cattolici, è visto ancora con sospetto. Il fatto di curare l’introduzione, con precisi riferimenti all’Amoris laetitia, rappresenta un segno positivo di attenzione da parte ufficiale cattolica verso situazioni umane nel tempo emarginate, quando non condannate. Il limite risiede in quello che definirei un certo “gioco linguistico”, spesso presente nei documenti ufficiali della Chiesa, che consente di non assumere posizioni decise specie in tema di affettività e di sessualità.
Gli interventi di mons. Marcello Semeraro, vescovo di Albano che ha voluto presenziare ufficialmente al Forum dando un bel segno di attenzione, e del teologo gesuita James Martin, da anni impegnato nel tentativo di far passare il verbo dell’accoglienza verso i soggetti LGBT all’interno della Chiesa cattolica, sono interessanti ma a tratti dai toni paternalistici. E forse più che di padri sarebbero necessari all’interno della Chiesa interlocutori paritari perché si giunga a un equo trattamento sulle tematiche in questione.
Da segnalare soprattutto le relazioni di suor Fabrizia Giacobbe, domenicana residente in Firenze, della pastora valdese Daniela Di Carlo, che opera a Milano, e della presidente del “Coordinamento delle teologhe italiane”, Cristina Simonelli attualmente a Verona. Tre voci femminili (da sottolineare il valore di tale presenza definibile “di genere”) di differente provenienza. La prima parla di “conversione” che lei è le sue consorelle hanno avuto nel contatto con “Kairòs”, il gruppo di cristiani omosessuali di Firenze, con cui hanno stretto vincoli di profonda amicizia.
La seconda desidera che scenda il “silenzio” su donne, omosessuali e transessuali, non per eclissarne la presenza, ma per affermarne il pieno riconoscimento di cittadinanza con il maschio bianco eterosessuale. Infine, la terza, compie un intervento per “amore civile e politico” per ridisegnare un nuovo ruolo per la teologia affinché questa interagisca maggiormente con la prassi quotidiana. La stessa Simonelli sostiene inoltre come sia necessario sostituire, riferendosi a taluni soggetti, il termine “compassione” con quello di “simpatia” per il consueto discorso di equità di trattamento.
La seconda parte degli Atti come detto è dedicata, alla testimonianze di partecipanti al Forum, in particolare di genitori di figli omosessuali. Testimonianze significative, che tuttavia talvolta scivolano in una certa retorica narrativa. Ottima, per le risposte offerte dai giovani cristiani LGBT, la pre- senza del questionario finale. In sintesi, il volumetto costituisce una positiva operazione editoriale, rimanendo presenti alcune criticità che caratterizzano la posizione della Chiesa verso il complesso universo LGBT.
* GiuseppinaD’Urso fa parte del gruppo Kairos-Firenze e di Pax Christi Firenze.