Quando ero arrabbiato
Riflessione di William Falk tratta da “Internazionale ”, n.718 del 9/15 novembre 2007
“Non ricordo esattamente quando, ma lungo la strada verso la mezza età mi è venuto in mente che non era indispensabile essere cronicamente indignato. Ho scoperto che alcune delle persone che disprezzavo stavano solo facendo del loro meglio in una situazione difficile e che la vita era grigia, non bianca o nera. (…) Scendere dal piedistallo della purezza è stato umiliante, ma anche molto liberatorio. È molto faticoso e infantile pretendere che il mondo sia all’altezza di principi che noi stessi non riusciamo a rispettare”.
Quando ero più giovane, e pieno del rigore che accompagna una cultura approssimativa, disprezzavo il compromesso. Per quel bravo ragazzo di 25 anni, la morale era in bianco e nero. Le persone erano buone o disoneste e vendute. Le idee erano giuste oppure sporche bugie.
Oggi quell’epoca di certezze giovanili mi torna in mente spesso, osservando i mezzi d’informazione statunitensi più faziosi.
In questo periodo i repubblicani sono in crisi perché non riescono a trovare un candidato presidenziale che corrisponda al loro platonico – o reaganiano – ideale conservatore.
Gli attivisti gay democratici respingono la legge contro la discriminazione sul posto di lavoro perché non tiene conto degli uomini intrappolati in un corpo di donna.
Intanto il congresso ha rinfacciato alla Turchia il genocidio armeno del 1915, anche se il tardivo rimprovero ha fatto infuriare uno dei nostri pochi alleati nel mondo musulmano. È il principio che conta, al diavolo le conseguenze!
Non ricordo esattamente quando, ma lungo la strada verso la mezza età mi è venuto in mente che non era indispensabile essere cronicamente indignato. Ho scoperto che alcune delle persone che disprezzavo stavano solo facendo del loro meglio in una situazione difficile e che la vita era grigia, non bianca o nera.
Mi sono anche reso conto, con disappunto, che a volte io stesso ero spinto dall’interesse personale e non dagli ideali, che ero capace di tradire, di essere meschino e di commettere errori molto stupidi.
Scendere dal piedistallo della purezza è stato umiliante, ma anche molto liberatorio. È molto faticoso e infantile pretendere che il mondo sia all’altezza di principi che noi stessi non riusciamo a rispettare.