Quando un figlio è gay. Una madre custode del suo segreto
Intervista di Luca C. a Marta, semplicemente una madre
Questa intervista nasce da una dialogo epistolare fra una madre di un ragazzo gay che ha fatto coming out in casa, ed un ragazzo che sta ancora decidendo come affrontare questo problema in casa.
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Ci sono alcune domande che da giovanissimo e studente mi sorgono spontanee, perché coi miei genitori non ho ancora parlato della mia omosessualità, confesso di avere paura di caricarli di un peso enorme, che farebbero fatica a sopportare, più che per la mentalità per il contesto nel quale vivono. Io già vivo distante da casa, e li vedo poco, non so se potrebbe fare più bene che male col passare del tempo questa cosa. Cosa potrebbe fare un figlio per aiutare i genitori a capire ed accettare la propria sessualità omoaffettiva?
Non saprei. Penso che dipenda molto da genitore a genitore. Ci sono anche dei bei film che possono iniziare ad introdurre l’argomento, oppure dei libri. Se il dialogo è buono di base, non ci dovrebbero essere tanti problemi. Io e il padre di mio figlio siamo separati da una decina di anni. Ti assicuro che tremo all’idea che il padre lo sappia. Ma forse tremo più per me, che per mio figlio, perché inevitabilmente darà la colpa a me di tutto, come sempre. Perché penso che mio figlio saprà affrontare la cosa. Conoscendo suo padre, so bene che ha sempre visto di cattivo occhio gli omosessuali. Poi non so, magari in questi anni ha cambiato idea. Penso che la maggior parte degli adulti, sani ed equilibrati, al giorno d’oggi siano in grado di approcciarsi al tema dell’omosessualità con rispetto. Penso che questo stia avvenendo anche grazie ai cambiamenti nelle abitudini e nel sentire comune.
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Esiste un modo migliore di un altro per dirlo ai propri genitori?
Penso che ognuno abbia il proprio modo: c’è chi butta la bomba e poi sta a vedere quel che succede, c’e chi tentenna per anni e non lo dice mai. Ma dipende molto dalla fiducia e dal dialogo che c’è tra genitori e figli. Penso che mio figlio si fidi molto di me, e di suo fratello, avendocelo detto in quel modo, l’estate scorsa. E questo mi rende anche orgogliosa del lavoro fatto come mamma. Il modo in cui lui lo ha fatto mi è piaciuto molto: deciso, tranquillo, serio, in un momento che di solito è proprio dedicato al “dialogo” in famiglia. E poi è stato lì a chiarire, rispondere alle mie domande. Sono molto orgogliosa di lui, che non abbia buttato la bomba e poi sia scappato. Vuol dire che si fida ed è un ragazzo maturo.
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Oltre la paura per la sofferenza del figlio quali sono i sentimenti che vengono maggiormente a galla?
Non saprei dirti. Per me è soprattutto, se non solamente, il timore e il dolore per le fatiche che dovrà affrontare. Ho conosciuto una madre di una ragazza lesbica mi parlava anche della vergogna che provava all’idea degli atti, dei gesti nei momenti intimi dell’amore. Imbarazzo, forse? Sicuramente in un primo momento c’è lo shock, lo stupore, non ci si può credere, non può essere vero. Poi si capisce che è vero, e allora viene il resto, ma penso che ognuno, ogni genitore abbia i suoi tempi.
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Il silenzio è difficile spesso da spiegare, per ognuno è diverso il motivo. Mi verrebbe da chiedere, col senno di poi, se tuo figlio non ti avesse detto nulla?
Se mio figlio non mi avesse detto nulla, e io fossi venuta a scoprirlo in altro modo, mi sarei sentita una fallita. Sarebbe stato molto, ma molto peggio. Io sono contenta che me l’abbia detto lui, che si sia fidato. Perché può e deve potersi fidare di me, di noi. Se non di noi, di chi?
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Per coloro che decidono di uscire allo scoperto la relazione cambia completamente, si modifica tutto, è molto delicata però la faccenda. Quali sono i dubbi, anche le domande e le perplessità che si sommano? Quali sono le cose che cambiano in un genitore che scopre che il proprio figlio è gay in genere? O non cambia nulla?
Per quel che riguarda noi, no. Al momento, almeno, non è cambiato quasi nulla. Magari un domani, se e quando avrà una relazione e si sentirà di portare a casa un compagno, forse, davanti al fatto reale, potrebbe essere diverso. Forse potremo essere in ‘imbarazzo inizialmente, magari nei confronti dei vicini di casa, degli amici meno intimi, oppure dei parenti.
Penso che dovrò prepararmi a questo, e cercare di sostenere mio figlio, nel caso ne avesse bisogno. Non so, ma al momento non sento che la relazione sia cambiata. Lo sgridavo prima perché si alza troppo tardi al mattino, per andare a scuola, e lo sgrido ancora. Nulla è cambiato. Forse solo il fatto che io non faccio più riferimenti a “quando si sposerà, avrà figli”, oppure a possibili fidanzatine. Ecco. Io cerco di non toccare più quei temi, per non ferirlo. Ma se lui volesse parlarne, la possibilità c’è sempre.
E comunque noi già frequentiamo da tempo anche una coppia di miei amici omosessuali. Il tema non è un tabù a casa nostra.
E poi, sai cosa? io vedo che molte persone omosessuali hanno anche il dono dell’ironia e soprattutto dell’auto-ironia. Credo che scherzarci sopra sia di grande aiuto. Anche con i propri genitori. Ecco, sai cosa si potrebbe fare? presentare ai propri genitori un amico omosessuale, proprio come omosessuale. E vedere che reazione hanno. Così uno può poi prendere le misure.
Penso però che dirlo alla propria famiglia sia un passo molto importante, che vada fatto.
E fatto bene, con serietà e decisione. Dopo l’inevitabile shock iniziale, tutto un po’ alla volta diventerà più semplice, e i rapporti sicuramente miglioreranno.