Riflessioni sul Rapporto 2010 sui gruppi di cristiani omosessuali in Italia
Testo di Gianni Geraci tratto dal Rapporto 2010 sui gruppi di cristiani omosessuali in Italia
Un primo elemento che emerge dalla lettura di questo Rapporto 2010 sui gruppi di omosessuali cristiani presenti in Italia è il grande successo che il questionario ha avuto.
Non era la prima volta che qualcuno ha tentato di sottoporre un questionario ai gruppi di omosessuali credenti italiani, nelle altre occasioni i tentativi sono falliti. Il fatto che questa volta ci siano stati 21 gruppi su 26 che hanno deciso di farsi coinvolgere da questa iniziativa rappresenta una novità significativa che va sottolineata anche se è un vero peccato che alcuni gruppi storici (come quello di Catania) non abbiano partecipato a questa ricerca.
Una realtà in crescita
La prima impressione nasce dallo spaccato di questi ultimi trent’anni che emerge dalle domande sulla data di nascita dei singoli gruppi e sulla consistenza numerica dei gruppi stessi nelle varie fasi della loro storia.
Quella che emerge è la storia di un’esperienza che si è andata progressivamente affermando e diffondendo coinvolgendo un numero sempre maggiore di persone.
Se si confronta la situazione dei gruppi all’inizio degli anni ’80, quando le uniche realtà presenti sul territorio italiano erano Il Guado a Milano, Davide e Gionata a Torino e gruppo Incontro a Padova (gruppi questi, che nel corso degli anni hanno cessato di esistere e che sono stati sostituiti da nuove realtà) con la situazione che abbiamo di fronte ora possiamo dire tranquillamente che di strada ne è stata fatta davvero tanta.
Basta riflettere su alcuni dati che emergono dalla ricerca.
Nei primi anni ’80 i tre gruppi di omosessuali credenti in Italia coprivano le tre principali regioni del Nord e coinvolgevano un centinaio di persone. In questa fase i momenti di coordinamento tra i gruppi erano i campi di Agape su Fede e Omosessualità.
Negli anni novanta i gruppi erano ormai diventati più di dieci e coprivano sette regioni (cinque al Nord, due al centro e due al Sud) coinvolgendo più di trecento persone.
Alcuni di questi gruppi avevano dato vita, nel 1994, a un coordinamento che aveva l’obiettivo di dare all’esperienza degli omosessuali credenti italiani una maggiore visibilità. In questo periodo sono stati organizzati due convegni nazionali: il primo a Roma nel 1996 e il secondo a Milano nel 1999.
Il duemila ha segnato una fase di crisi che si è risolta negli anni immediatamente successivi con l’affermazione di nuove esperienze associative che hanno sostituito quelle che si erano ormai esaurite (a Torino, a Padova, a Firenze e a Napoli).
Lo dimostra il fatto che, anche se sono nati molti gruppi nuovi, il numero delle persone coinvolte non è aumentato significativamente e anche la diffusione a livello regionale non è cresciuta.
In quegli anni le attività comuni dei gruppi si sono ridotte al minimo e hanno avuto un unico grande merito: quello di creare una rete di rapporti e di relazioni tra le persone che dura ancora.
E’ invece impressionante la crescita che c’è stata negli ultimi anni, sia in termini numerici che in termini di copertura del territorio: nel centro nord le uniche regioni in cui non ci sono gruppi sono il Friuli e la Valle d’Aosta e l’Umbria, mentre al sud sono nate alcune esperienze molto significative a Napoli, a Palermo e a Bari.
Termometro di questa grande vitalità è il numero complessivo di oltre 500 persone legate ai gruppi di omosessuali credenti italiani (ndr 538 sono le persone dichiarate dai 21 gruppi analizzati dal Rapporto 2010, ma si stima che i credenti omosessuali italiani presenti nei 26 gruppi italiani siano circa 700).
In questa fase lo strumento di collegamento tra i gruppi direi che è diventato il progetto Gionata (www,gionata.org) con i suoi volontari e con gli strumenti che offre in rete.
Giovani e vecchi. Uomini e donne
Un secondo elemento emerge dai dati sull’età media dei gruppi censiti che supera di poco i quarant’anni.
Si tratta del risultato di una distribuzione abbastanza disomogenea che vede la convivenza di gruppi la cui età media supera di poco i trent’anni con gruppi che hanno un’età media superiore ai cinquant’anni.
In realtà quello che si nota è che i gruppi che sono nati prima hanno un’età media molto maggiore. Si tratta della diretta conseguenza del fatto che le persone che entrano in un gruppo tendono a non lasciarlo e continuano a partecipare alle sue attività.
Questo fenomeno si accompagna a un altro fenomeno: sono poche le energie nuove che entrano e che restano nei gruppi dopo che questi si sono consolidati.
Se non fosse così l’aumento d’età dei vecchi membri verrebbe compensato dall’arrivo di nuovi membri più giovani.
Decisamente interessanti sono i dati relativi alla presenza femminile (16%) nei gruppi. Anche in questo caso si tratta di un dato molto differenziato: convivono infatti situazioni in cui non c’è presenza femminile con situazioni in cui le donne sono quasi il 40% dei partecipanti.
A quanti rischiano di considerare comunque basso anche quest’ultimo valore occorre ricordare che, storicamente, la presenza femminile nel movimento omosessuale è sempre stata meno forte di quella maschile.
Il motivo, secondo me, è da collegare al fatto che le donne omosessuali non hanno come unico riferimento per le loro battaglie e le loro rivendicazioni il movimento omosessuale, ma spesso si identificano con meglio nelle istanze portate avanti dal movimento femminista.
Se si analizza il dato della presenza femminile unitamente ai dati analizzati prima ci si accorge che l’elemento femminile si accompagna a un minor invecchiamento del gruppo nel corso della sua vita: gruppi nati nello stesso periodo hanno un’età media tanto maggiore quanto minore è la percentuale delle donne che li frequentano.
Probabilmente sono le donne l’energia nuova che permette a questi gruppi di restare più giovani rispetto ai gruppi che hanno una presenza femminile irrilevante.
Insieme per fare cosa?
La griglia delle risposte che sono state date alle domande sulle attività potrebbe essere interpretata dicendo che tra i gruppi di omosessuali credenti italiani esiste una sostanziale unità di impostazione caratterizzata da alcuni elementi di grossa discrepanza.
Alcune finalità, come lo scambio delle esperienze, la riflessione comune su Fede e omosessualità e la creazione di occasioni per fare amicizia o per pregare insieme, sono condivise da una buona parte dei gruppi, sia di matrice cattolica che evangelica (nei primi due casi si arriva addirittura alla globalità).
Altre finalità caratterizzate da un maggiore impegno pubblico del gruppo sono invece meno sentite come dimostrano le scelte fatte in favore dell’attivismo all’interno delle Chiese o del coordinamento con il movimento LGBT.
In particolare l’impegno per testimoniare l’esperienza degli omosessuali credenti all’interno della chiesa è maggiormente sentito dai gruppi grandi, mentre non ci sono collegamenti significativi tra le caratteristiche del gruppo e la prossimità con il movimento omosessuale.
Un discorso a parte merita la bassa percentuale dei gruppi che hanno tra le loro finalità la collaborazione con le parrocchie o con altre strutture ecclesiali. In questo caso il fatto che questa opzione non sia stata indicata non è da imputare principalmente a una scelta precisa fatta dal gruppo, ma piuttosto alla diffidenza con cui molti gruppi vengono tuttora osservati nelle parrocchie.
Una conferma di questa riflessione viene se si collega questa risposta con alcune caratteristiche del gruppo: sono infatti i gruppi grandi e quelli che sono presenti sul territorio da un maggior numero di anni quelli che vivono esperienze di collaborazione all’interno della parrocchia.
Su questo argomento sono interessanti anche le risposte che arrivano in merito alla partecipazione di sacerdoti o di religiosi alle attività del gruppo: nella maggior parte dei casi i gruppi non fanno riferimento a una persona consacrata.
Questo elemento da un lato dimostra come il rapporto talvolta problematico con il clero e con la gerarchia sono stati ampliamente compensati da una assunzione di responsabilità da parte dei membri del gruppo che vanno avanti comunque con le attività anche se non c’è la presenza di un sacerdote.
Una presenza originale
Per concludere si può affermare che i gruppi di omosessuali cristiani presenti in Italia rappresentano, all’interno di un tessuto ecclesiale caratterizzato da un forte clericalismo, una delle poche realtà in crescita nella chiesa italiana in cui sono i laici a farsi carico delle responsabilità organizzative e delle scelte strategiche del gruppo stesso.
Da questo punto di vista si può tranquillamente dire che quella dei gruppi di omosessuali cristiani è una presenza assolutamente originale che, con la sua specificità, arricchisce la chiesa offrendole un modello pastorale diverso da quello tradizionale, ma anche più attento alle problematiche che emergeranno nei prossimi anni.
In questo senso si può dire che i gruppi di omosessuali cristiani in Italia hanno una duplice vocazione profetica: quella di far emergere l’esperienza di fede di una minoranza (quella degli omosessuali) che fa fatica a uscire dall’anonimato e dal nascondimento e quella di offrire un esempio di gruppi che, nonostante le difficoltà e la scarsa attenzione da parte del clero, continuano a portare avanti la loro esperienza con una’capacità di sperare’ che è e resta ammirevole.
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1 Le informazioni fornite dal gruppo In Cammino di Bologna non sono state inserite nell’analisi dei dati perché inviate oltre il limite di tempo indicato per partecipare alla ricerca. Anche i dati forniti dalla REFO (Rete Evangelica Fede e Omosessualità) e dal gruppo L’albero di Salvarano (gruppo di donne del Nord Italia) non sono stati inseriti nella presente ricerca a causa del rischio di duplicazione dei dati essendo ‘L’Albero di Salvarano’ una realtà intergruppi e la ‘REFO’ un’organizzazione nazionale formata da più gruppi presenti in diverse realtà.
Inoltre, entrambi, non operano in una realtà locale ben determinata, requisito fondamentale per poter partecipare alla presente ricerca (Vedasi Metodologia e linee guida del rapporto 2010). Questo spiega la presenza di due dati distinti in merito al numero dei partecipanti ai gruppi di credenti per l’anno 2008/2008: il dato di 534 persone partecipanti ai gruppi è ottenuto sommando i dati forniti dai 21 gruppi inseriti dal Rapporto 2010, invece la stima totale di 708 partecipanti ai gruppi per l’anno 2008/2009 è stata ottenuta sommando il dato precedente (538, numero dei partecipanti dei gruppi rispondenti)+130 (5×26, gruppi non rispondenti * numero medio partecipanti) +40 (recupero partecipanti totali del gruppo la Fonte di Milano, dato non inserito nel rapporto che tiene conto solo del numero medio).
Il Rapporto completo
Rapporto sui gruppi di cristiani omosessuali in Italia 2010 (file pdf)
Rapporto sui gruppi di cristiani omosessuali in Italia 2010 (file word)
Dati e cifre tratte dal ‘Rapporto sui gruppi di cristiani omosessuali in Italia 2010‘, presentazione tenuta al I° forum italiano dei cristiani omosessuali (file pdf)
Religione e omosessualità in Italia. Qualche dato, presentazione preparata per il I° forum italiano dei cristiani omosessuali (file Powerpoint)