Sei gay, sei lesbica? Non temere perchè la verità rende liberi e la libertà porta gioia
Ho detto di essere lesbica ai miei genitori e sono stata respinta 3.465 volte. Sono uscita allo scoperto con la mia Chiesa e mi è stato detto 2.582 volte di pentirmi o di andarmene. Sono stata esclusa pubblicamente dal ministero 4.395 volte.Per 632 volte i miei amici più cari mi hanno detto che non volevano avere niente a che fare con me. Ho visitato più di 568 congregazioni diverse, ma nessuna di esse mi ha accolto, perché ero omosessuale. Sì, tutto ciò è avvenuto molte volte. Nella mia testa.
Prima di decidermi a rivelare chi ero ho immaginato più e più volte come sarebbe stato quando finalmente avrei fatto il mio coming out con la mia famiglia, i miei amici e la mia chiesa. Giacevo nel letto di notte e rivedevo una scena dopo l’altra nella mia immaginazione. Ogni scena iniziava allo stesso modo: stavo lì in piedi di fronte a qualcuno a cui volevo bene e pronunciavo esitante le parole: “Ho bisogno di dirti una cosa. Io sono lesbica”. E ogni scena aveva lo stesso finale: perdevo una relazione, perdevo amore e rispetto, perdevo il mio ministero.
Notte dopo notte ero lì e rivedevo ogni fotogramma di ciascuna storia e anche se nessuna di esse era ancora successa, tutto il tumulto emotivo che stavo passando era assolutamente e drammaticamente reale. Piangevo, singhiozzando per la perdita dell’amore dei miei genitori. Ondate di umiliazione mi spazzavano quando immaginavo come sarebbe stato essere chiamata davanti alla mia chiesa e condannata pubblicamente per il mio peccato.
Durante il giorno andavo avanti nei miei servizi in chiesa compiendo il ministero che amavo. Tutta la mattina e il pomeriggio conversavo piacevolmente con i colleghi e facevo qualche telefonata con alcuni amici. La sera avrei incontrato i miei genitori per cena e mentre aspettavamo il nostro pasto mi avrebbero chiesto cosa stavo facendo in chiesa e sulle loro facce sarebbe stato evidente con quanta gioia e orgoglio mi ascoltavano. Ma nelle tenebre della notte, il giorno che avevo appena trascorso sarebbe scomparso e la mia fantasia mi avrebbe portato a quel giorno, in futuro, in cui, dopo che avevo detto quelle parole, tutto e tutti sarebbero andati persi. Il mio stomaco sarebbe stato legato da nodi, e le mie guance rosse di paura. L’angoscia che ho passato era quasi insopportabile.
Tutta quell’angoscia e ancora non era successo niente ! Niente di tutto ciò era reale. Niente di tutto ciò, se non il dolore.
Il dolore e la paura del dolore futuro erano reali come il gatto che sta facendo le fusa sulle mie ginocchia in questo momento, solo molto meno morbidi e confortevoli. Quando alla fine ho fatto il mio coming out, alcune amicizie sono in effetti andate perse e alcune porte familiari del ministero si sono davvero chiuse.
Non potei rimanere presso la chiesa che avevo amato e la prima reazione della mia famiglia è stata straziante. Per la prima volta nella mia vita, i rapporti a me più cari si sono indeboliti e non avevo modo di sapere se sarebbero sopravvissuti alla tempesta che ha seguito il mio coming out. Ora, di notte, quando giacevo lì nel buio singhiozzando nel mio cuore, il dolore che provavo non era per quello che avrebbe potuto essere, ma per ciò che realmente era. Avevo temuto le conseguenze del venire fori e ora il mio coming out era avvenuto.
Quell’esperienza mi ha insegnato qualcosa. Quando mi preoccupo, io sto vivendo la mia vita in un giorno futuro, riempiendola di eventi che possono concretizzarsi nella realtà, oppure no. Io non sono presente nel giorno che Dio mi ha dato per viverci dentro; non mi impegno nella vita intorno a me, ma in una vita che avviene dentro la mia testa. Vivere la vita nella mia testa mi aveva bloccato nei momenti traumatici del primo coming out, ma la mia immaginazione non poteva portarmi al di là di quei momenti.
La mia immaginazione poteva soltanto mostrarmi il dolore e il rifiuto e lo scompiglio. Non poteva portarmi oltre lungo la strada, dopo che Dio, con l’aiuto del tempo, ha restituito la gioia alla mia vita.
La mia immaginazione non aveva la creatività necessaria per vedere le relazioni che sarebbero guarite e le nuove porte di ministero che si sarebbero aperte.
La pessima soap opera nella mia mente non avrebbe mai potuto prevedere il giorno in cui mia mamma mi avrebbe scritto per dirmi che era orgogliosa di quello che stavo facendo nel ministero e felice che io avessi trovato qualcuno che mi amava e che io amavo. La mia immaginazione non aveva problemi a mostrarmi più e più volte come avrei potuto essere rimossa dal ministero, ma non sarebbe mai riuscita a credere al giorno in cui sarei stata davanti a un’altra congregazione, pienamente me stessa, a spezzare il pane e benedire il vino sull’altare. La mia immaginazione aveva previsto gli incontri più atroci del mio coming out, ma era del tutto all’oscuro degli innumerevoli momenti pieni di spirito vissuti in quelle prime ore e giorni che sono stati traboccanti di grazia, amore e sostegno.
La mia fantasia mi ha portato fino al dolore del rifiuto e della perdita, ma non aveva il potere di regalarmi il gusto della libertà e della gioia che sarebbe venuto dal camminare nella pienezza della vita che Dio aveva voluto per me. Mi ricordo di tutto ciò quando gay e lesbiche mi scrivono della loro paura del coming out e di cosa potrebbe accadere.
Nel mio modo confuso, cerco di incoraggiarli a prepararsi per il domani, qualunque sia il risultato, ma di non preoccuparsi, perché, qualunque cosa accada domani, Dio ci sarà. Io dico loro che sarà difficile. Io dico loro che ci sarà sofferenza. E dico loro che sopravvivranno. Io dico loro che la verità rende liberi e la libertà porta gioia.
Io dico loro che non importa quanto strazianti potranno essere le reazioni degli altri, potrà essere bene per la loro anima se andranno avanti con integrità e riponendo la loro fiducia in Dio. “Non preoccuparti per il domani” dico, ripetendo le parole di Gesù “Il vostro Padre celeste sa di che cosa avete bisogno e provvederà”.
La verità delle parole di Cristo bruciava dentro di me durante la tempesta del mio coming out, e a mia volta condivido ciò che ho imparato con gli altri che si trovano di fronte all’incertezza del proprio uscire allo scoperto. E poi, non lo sai?, qualcos’altro dietro l’angolo si affaccerà nel tuo futuro e allora che cosa farai ? Sono preoccupata.
Mi opereranno mercoledì. Oggi è lunedi e per tutto il giorno mi sono preoccupata su quanto tempo mi ci vorrà a rimettermi, ancora prima che il bisturi del chirurgo abbia toccato la mia pelle. Oggi non sento alcun dolore eppure sono preoccupata di quanto dolore sentirò dopo l’intervento e quanto tempo durerà. Non ho nemmeno un graffio sul mio ginocchio e mi preoccupo di quanto si vedranno le mie cicatrici. Sono in ansia per quando e come mi risveglierò dall’anestesia. Sono ossessionata dal lasciare l’ospedale, la mattina dopo e di come sarà difficile arrivare alla macchina e quanto tempo mi ci vorrà a ritornare a casa. Starò male e vomiterò? Ugh. Odio vomitare. Spero di non vomitare. Oh, ti prego, non farmi vomitare.
Nel passo di Matteo Gesù dice: “Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena.” (Mt 6: 34) Sì. Io sperimenterò dolore fisico dopo l’intervento chirurgico. Sì. Avrò cicatrici visibili. Sì. Mi ci vorrà del tempo per recuperare e riconquistare la mia forza. Sì. Ci saranno disagi e frustrazioni e limitazioni. Potrei anche vomitare. Ma tutto questo arriverà domani e preoccuparmene oggi non farà altro che aumentare la mia sofferenza, facendomi vivere il disagio futuro ancora prima che arrivi. E preoccuparmi di domani mi impedisce di vivere oggi.
Oggi non sento alcun dolore o fastidio. Oggi la donna che amo è seduta a un metro di distanza da me. Oggi uno dei miei adorabili gatti sta guardando verso di me con uno sguardo che dice “Fammi le coccole, Mom !”.
Oggi c’è cibo sulla tavola, un tetto sopra la mia testa e le scarpe ai piedi. Oggi è quello che Dio mi ha dato, e l’oggi e ciò che esso contiene è tutto quello che ho e tutto ciò che conta. Posso preoccuparmi e aggrovigliarmi lo stomaco su ciò che accadrà domani o posso scegliere di vivere in questo momento. Sono qui. Al mio computer. Parlando con te. Incoraggiandoti a non preoccuparti per il domani. Non preoccuparti di cosa accadrà quando uscirai allo scoperto con la tua famiglia. Non preoccuparti se il tuo rapporto affronterà le più dure tempeste.
Non preoccuparti per le decisioni che potrebbero prendere tuo figlio o tua figlia adolescente. Non star male per perdite future. Il domani si prenderà cura di se stesso. Domani Dio ti darò domani, ma per ora Dio ti ha dato oggi. Questo è lo stesso Dio, proprio lo stesso, che mantiene ben nutrito il più piccolo passero, proprio lo stesso che riveste i fiori di campo sulla cima di una lontana montagna con vesti più belle dei migliori abiti dei più ricchi re, proprio quello che ti tiene nel palmo della Sua mano e provvederà a te e ti guarderà attraverso qualsiasi domani che possa venire.
Spargi la Parola!
.
“Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre.
Non contate voi forse più di loro? E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un’ora sola alla sua vita?
E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede?
Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena.” (Matteo 6:25-34).
Testo originale: Have You Heard the Great News? Every Day Is Full of Trouble!