Sono gay, mi hai sotto gli occhi da sempre devi solo guardare
Lettera di Samuele S. pubblicata sul blog noncontromaper il 27 settembre 2007
“Vorrei riportarvi la lettera che finalmente ho avuto il coraggio di inviare a mia sorella. Spero che queste parole possano in qualche modo essere motivo di scambio, confronto e magari utili a chi avesse voglia di leggerla”. Parole toccanti che ci trasmettono la difficoltà di rivelare ai propri cari che si è gay, perché “io sono io. Mi hai sotto gli occhi. E da sempre. Devi solo guardare”.
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Cara C., da molto tempo, ormai, desidero scriverti queste parole. Poi, come spesso capita, si finisce per non farlo a causa di vari motivi, primo di tutti, forse, un’inutile vigliaccheria. A smuovermi, questa volta, in modo deciso, è stata una tua battuta a tavola l’ultima volta che ci siamo trovati da mamma e papà.
È ora necessario che tu sappia alcune cose di me, per due ordini di motivi che adesso cercherò di spiegarti. Io e Biru non siamo amici. Con lui ho una relazione affettiva che dura ormai da quasi cinque anni con ben quattro di convivenza. Vorrei che cercassi di guardare a questa cosa, con gli stessi occhi di Yari.
Yari ha ormai riunito nello stesso “insieme” me, Biru, i gatti, la macchina. Questo è quanto. Un insieme. E vede questo insieme in modo naturale, poiché – in quanto bambino – è puro, libero da pregiudizi e dall’annosa questione della “camera da letto” che tanto fa prudere la morale bigotta e maschilista.
A me basta vedere gli occhi sorridenti di Yari che chiede a Biru di fargli fare la ruota tenendolo per i piedi (ops… forse questo non te lo dovevo dire!) per comprendere che Biru potrà essere un buon zio acquisito.
Vorrei che capissi che con i bambini si può parlare di tutto, purché nel giusto modo (e a loro comprensibile) e per far sì che essi si fidino completamente degli adulti che li circondano. Parlo per esperienza, C: da molto tempo, frequento la casa di Alessia e Irmo.
Lei non ha mai fatto mistero nei confronti del figlio della mia relazione con Biru, e Damiano vede la cosa nel modo più “normale” del mondo. I bambini non hanno pregiudizi; tutto dipende da come i genitori e gli adulti che li circondano li aiutano nella comprensione del mondo.
Vorrei raccontarti un aneddoto: quando Damiano, aveva 7 anni, un giorno è tornato a casa piuttosto pensieroso. A un certo punto, smette di mangiare, guarda sua madre e gli dice:
“Mamma, penso di essere gay.”
E Alessia, in tutta calma: “Perché?”
“Perché oggi a scuola volevo dare un bacio al mio compagno di banco. Lo vedevo bello”.
Alessia lo guarda e gli dice: “Va bene, ma l’altro giorno volevi baciare Valentina! Allora facciamo così: per adesso non farti problemi. Quando sarai più grande capirai meglio queste cose. A me comunque va bene qualsiasi cosa.
Sappi solo che le persone si amano di più se sono realmente se stesse e se tu un giorno ti accorgerai di amare un uomo considera che mamma e papà ti ameranno ugualmente e ti staranno più vicino ancora, perché questa società purtroppo alle volte ancora non capisce.” (qualora incontrassi Damiano per strada, puoi tranquillamente chiedergli di questo aneddoto. Te lo riferirebbe all’incirca con le stesse parole).
Mi auguro che anche Yari possa trovare da te e da suo padre la stessa accoglienza alla vita. Ti racconto questo aneddoto per ribadire che i bambini sono terra vergine e tutto dipende da che tipo di semi si piantano.
Con Yari, ho intenzione di rapportarmi in un modo completamente disponibile e trasparente. Voglio che Yari possa sentirsi libero di dirmi tutto, tutto, tutto quello che crede o vuole dirmi. Di potermi svelare i suoi timori, le sue ansie.
Di pensare che non lo giudico, ma lo ascolto. Voglio che Yari sia libero. Perché per affrontare questo mondo così pieno di insidie è necessaria una “mente liquida”, capace di scivolare e di sbirciare nelle fessure. E non fermarsi alle apparenze o rimanere imprigionato nei pregiudizi. Non potrò, vista la mia ottusità, aiutare granché Yari nella conoscenza del mondo.
E troverà comunque trappole che io non avrò mai affrontato o di cui non so nulla. Ma almeno dove posso, sarà mio dovere fargli evitare almeno i campi minati di cui sono e sarò a conoscenza. E non parlo certo solo di sessualità! Sarebbe una limitazione terribile (quanto alla sua formazione di “adulto in divenire” è anche per questo che ti stresso nel non dargli un’educazione religiosa che, al contrario di aprire, chiude.
Sarà in grado da grande di decidere se affidarsi a qualche divinità o se considerarsi parte della natura, come una foglia, il vento, gli animali e la terra che trasporta col suo trattorino. E ad ogni buon conto, non arriverà comunque in ritardo visto che da millenni le religioni sono sempre il solito brodo).
Ma dicevo, perché lui possa rapportarsi con me in un modo completamente disponibile e trasparente devo a mia volta essere disponibile e trasparente. È un vincolo imprescindibile.
Non ti chiedo di affrontare un percorso che tu puoi non aver voglia di seguire. Ma su una cosa sono intransigente: non mi potrete chiedere, neppure tu in qualità di mamma e R in qualità di papà, di essere diverso con mio nipote, di fingere, di parlare a mezze verità.
In futuro, quando potrà aver bisogno di capire meglio o potrà aver bisogno di essere sostenuto da possibili critiche o prese in giro, saprò sostenerlo e stargli vicino. Su ogni fronte.
Ma quelle cose saranno comunque irrisorie di fronte a quel palazzo di verità, onestà e amore che col tempo avrà costruito, se saremo in grado, noi adulti, di dargli i giusti mattoni e il giusto cemento. Di fronte alla verità e alla trasparenza, Yari, ne sono certo, non potrà che farne tesoro. Questo è il primo e più importante motivo che mi spinge a scriverti.
Il secondo invece è molto più pratico, se vogliamo. Non ti chiedo di sforzarti di considerare Biru tuo cognato. Ma ci tengo a chiederti di tutelarlo qualora mi succedesse qualcosa. Questo sciocco paese in mano alla Conferenza Episcopale ci ha privati anche di uno straccio di legge sui diritti dei conviventi qual era quello che ci avrebbe garantito il decreto legge dei DICO. Per questo, se mi succedesse qualcosa vorrei che Biru fosse aiutato e sostenuto e da te riconosciuto come la persona a me più vicina.
Ora ti saluto. Lascia che queste cose prendano il loro spazio in te. Non pretendo nulla, né cambiamenti, né crisi, né discussioni. Meno che mai cose che mi farebbero venire il latte ai ginocchi tipo “capiscimi” (e che palle!). Io sono io. Mi hai sotto gli occhi. E da sempre. Devi solo guardare. E valutare, nello specifico, se sono o non sono un bravo zio.