Trambusto in Vaticano: il Natale temerario di Francesco
Riflessioni di Massimo Battaglio
Passati i giorni di Natale in cui, giustamente, abbiamo dato spazio alla gioia e alla contemplazione del mistero, è impossibile non soffermarsi sul trambusto che, proprio in questi giorni, sta provenendo da oltre Tevere.
Lotta alla pedofilia
Una settimana prima delle festività, Francesco ha annunciato gli ormai noti provvedimenti a favore della lotta alla pedofilia clericale. Ha abolito il “segreto pontificio”, una vera stortura giuridica che proteggeva qualunque pedofilo che si nascondesse sotto l’abito talare.
Finora, il vescovo che avesse avuto notizia di atti di abuso su minori commessi da un chierico, era tenuto, per diritto canonico, a non rivelarli. Il che faceva sì che qualunque indagine in materia non riusciva mai a concludersi, sempre che riuscisse a iniziare. Ora, gli stessi vescovi sono tenuti a collaborare con la giustizia penale degli Stati in cui risiedono, e a nient’altro.
E’ un provvedimento, oltre che giusto, anche bello. Con esso, il papa conferma che la sua Chiesa vuole stare nel mondo. I suoi collaboratori sono cittadini come tutti, proprio come voleva San Paolo:
“Ciascuno stia sottomesso alle autorità costituite; poiché non c’è autorità se non da Dio e quelle che esistono sono stabilite da Dio. Quindi chi si oppone all’autorità, si oppone all’ordine stabilito da Dio” (Rm 13,1-2).
Ed è una scelta fortissima da parte del pontefice perché scalza secoli di certezze e di privilegi fondati unicamente sul potere. A Francesco, una Chiesa potente, anzi, un potente clero, non piace. Sente il dovere di allinearsi alla profezia del Magnificat: “ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili” (Lc 1,52)
Rileggiamo le Scritture
Il giorno dopo, la Commissione Biblica dell’ex Sant’Uffizio pubblica il volume “Che Cosa è l’Uomo?”, che invita a rivedere i fondamenti scritturali su cui si baserebbero le storiche condanne in materia di divorzio e omosessualità. Per la prima volta nella storia della Chiesa, si parla “dell’omosessualità e delle unioni omosessuali quale legittima e degna espressione dell’essere umano”.
E’ un altro durissimo colpo alle abitudini mentali – chiamiamole così – della curia romana. Tant’è vero che lo stesso Sant’Uffizio si sente in dovere di rettificare per limitare il trambusto.
Su L’Avvenire, padre Bovati, principale autore di “Che cosa è l’Uomo?”, viene sottoposto a una lunga intervista il cui titolo la dice già lunga: “Divorzio, da noi biblisti nessuna confusione“. Si ribadisce che non esiste solo la Scrittura ma anche la morale; si tace sul fatto che, comunque, una morale non fondata sulla Scrittura non ha senso per un cristiano. Come al solito: abbiamo scherzato; non prendeteci troppo sul serio.
Eh già che non vi prendiamo sul serio, cari monsignori. Perché la morale sarà anche importante ma non è un’alternativa al Vangelo. Casomai è un suo complemento. E soprattutto, non potete tirarla in ballo a giorni alterni. Sono finiti i tempi in cui valeva l’adagio “fai come il prete dice ma non come il prete fa”.
Dimissioni del cardinal Sodano
Il trambusto prosegue con la cerimonia degli auguri di Natale del papa alla famiglia pontificia. Di fronte a una sessantina di cardinali e un folto numero di altri prelati, Francesco ne combina un’altra delle sue, anzi, due.
Primo: annuncia i contenuti della riforma della curia, ormai finalmente imminente. Prevede semplificazioni nei dicasteri, accorpamenti (e dunque pensionamenti), nuovi organismi. Ma specifica che il cambiamento dev’essere autentico e profondo; non solo di struttura. Cita il Gattopardo:
“Capita spesso di vivere il cambiamento limitandosi a indossare un nuovo vestito, e poi rimanere in realtà come si era prima”. “In un famoso romanzo italiano si legge: se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”.
Secondo, e forse più importante, accetta le dimissioni del decano del collegio cardinalizio, Angelo Sodano. La figura più potente e a tratti più sinistra del Vaticano, lascia il passo.
E’ stato l’ultimo vero principe della Chiesa, anche nel senso più deteriore. Ha stretto amicizie diplomatiche talvolta imbarazzanti, a cominciare da quella con Pinochet. Ha protetto chi voleva e condannato chi non gli piaceva, forte di una sorta di “ragion di Stato” spesso oscura e talvolta palesemente in contraddizione col Vangelo e col buon senso. Per approfondire, rimando come ormai consueto a un articolo di Lepore su L’inkiesta. Ora, l’eminente tra le eminenze va in pensione.
Il mea culpa dei Legionari di Cristo
Un altro gesto nella direzione del Mgnificat? O qualcosa di più? Fatto sta che, nelle stesse ore, giunge sulla scrivania del papa un altro documento destinato ad aumentare il trambusto. I “Legionari di Cristo” consegnano il rapporto dell’indagine interna sui crimini sessuali compiuti dai loro stessi preti.
Ammettono di essere stati fondati da un orco, il famigerato Marcial Maciel Degollado. Abusatore di 60 ragazzini, Maciel era avvezzo non solo ad intimità indecenti coi propri seminaristi. Frequentava anche diverse donne che metteva incinte per violare i propri stessi figli naturali! I suoi seguaci portarono a compimento la sua opera macchiandosi di 175 casi di abuso interni alla congregazione.
L’ammissione dei Legionari di Cristo ha qualcosa a che fare con Sodano, che – non è un segreto – li protesse per decenni al fine (o con la scusa) di non creare scandali. E ha molto a che fare con gli studi biblici su matrimonio e omosessualità. Testimonia infatti le mostruosità a cui si può giungere quando i princìpi morali si limitano ostinatamente a disumane proibizioni.
Speriamo che tutto questo trambusto porti davvero a un profondo cambiamento. Speriamo che sia un Natale di autentica rinascita.
Natale a San Pietro
Ho notato che, alla messa della notte di Natale a San Pietro, i cardinali presenti erano ridotti, dalla sessantina del giorno prima, a ventidue. Qualcuno si era sentito offeso? Qualcun altro aveva condiviso l’invito di Francesco a passare le feste con le proprie comunità? Non sappiamo.
Comunque, il corteo papale non occupava più tutta la navata ma circa la metà. Le riprese dall’alto all’interno della basilica non inquadravano più un pubblico prevalentemente parato in bianco. Prevalevano le tinte contrastanti dei vestiti dei laici.
Speriamo che anche questi siano segni di novità.