Unioni gay. Ma la chiesa cattolica di cosa ha paura?
Riflessioni di Angela, volontaria del progetto Gionata
Questa mattina, andando a messa nella chiesa dei servi di Maria della mia città, l’anziano sacerdote, con impeto, esordisce così la sua predica: “Come ogni martedì, preghiamo per la famiglia, che mai come in questo periodo è sotto attacco, perché quando si vuole giuridicamente equiparare alla famiglia altre cose che non hanno niente a che fare, la famiglia ne risente, è in pericolo. Il valori del vangelo non si possono mettere ai voti, vanno seguiti e basta, non esiste democrazia in queste cose!”
Dopo il primo comprensibile sconcerto, ho iniziato a contare fino a 1.110 chiedendo al Signore di darmi la forza di perdonare questo fratello che evidentemente non sapeva cosa stava dicendo.
Prima di tutto, non vedo come possa essere sotto attacco la famiglia, e come possa costituire per essa un pericolo il fatto che sia riconosciuto a due persone che si amano, anche se dello stesso sesso, il diritto di poter realizzare un progetto comune.
Anzi, sono convinta che se due persone si amano, e hanno intenzione di condividere tutta la loro vita insieme, con fedeltà e dedizione, aiutandosi reciprocamente e, se la società intorno lo permette, aiutando anche gli altri, la chiesa per prima dovrebbe gioirne e incoraggiarli in questo.
Invece, comportandosi in questo modo, la chiesa dà l’impressione di non voler riconoscere tutto ciò che di buono e positivo portano in sé relazioni omosessuali mature e responsabili, perché il suo intento sia di mostrare al mondo che le persone omosessuali siano incapaci di amori stabili e duraturi, così da trovare giustificazione alla loro pesante discriminazione.
Nelle parole del sacerdote risulta chiaro il riferimento alla schiacciante vittoria del si al referendum irlandese sui matrimoni egualitari. Ma la domanda che mi è sorta spontanea è stata: quali valori del vangelo sono stati messi ai voti? In quale punto del vangelo Gesù Cristo ha apertamente condannato le unioni omosessuali? Dove ha chiesto agli apostoli di discriminare le minoranze e lottare perché non fossero dati a tutti gli stessi diritti? E soprattutto, da quando ha perso valore il detto: “voce del popolo voce di Dio?”
All’inizio della vita della chiesa era il popolo che prendeva le decisioni, e quello che il popolo di Dio chiedeva veniva considerato volontà di Dio, come anche dimostrato dalla vita di Sant’Agostino, scritta da Possidio: “In quel tempo esercitava l’ufficio di vescovo nella comunità cattolica di Ippona il santo Valerio. Mentre egli un giorno parlava al popolo di Dio circa la scelta e l’ordinazione di un prete e l’esortava in proposito, perché così richiedeva la necessità della chiesa, frammisto in mezzo al popolo assisteva Agostino, sicuro e ignaro di ciò che stava per succedere: infatti egli era solito – come ci diceva – non frequentare soltanto le chiese che sapeva prive di vescovo
Allora alcune persone, che conoscevano la dottrina di Agostino e i suoi propositi, gettategli le mani addosso, lo tennero fermo e, come suole accadere in casi del genere, lo presentarono al vescovo perché fosse ordinato, mentre tutti unanimi in quel proposito chiedevano che così si facesse. Mentre insistevano con grande entusiasmo e clamore, egli piangeva a calde lacrime: alcuni – come egli stesso ci riferì -interpretarono tali lacrime come manifestazione di superbia e cercavano di consolarlo dicendo che certo egli era degno di maggiore onore, ma che comunque l’esser prete lo avvicinava alla dignità episcopale.
Invece l’uomo di Dio – come ci disse – osservava la cosa più a fondo e gemeva prevedendo i molti e grandi pericoli che sarebbero derivati alla sua vita dal governo e dall’amministrazione della chiesa: per tal motivo piangeva. Ma infine la cosa si compì secondo quanto voleva il desiderio del popolo.”
Alla luce di tutto ciò, mi domando infine: ma la chiesa cattolica di cosa ha paura?