Nel mondo di “Zafari”, il cartoon che racconta tutte le differenze della natura
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Dialogo di Katya Parente con il regista americano David Dozoretz
Da qualche settimana, su RaiYoYo, è iniziato un nuovo programma che parla di un gruppo di animali che vivono alle falde del Kilimangiaro. Detto così, potrebbe sembrare un normalissimo cartone animato ambientato nella foresta – come ce ne sono altri. Questo invece è decisamente originale, perché il protagonista, l’elefantino Zoomba e i suoi amici, non sono animali come gli altri… A parlarcene c’è il regista della serie, David Dozoretz, che ha gentilmente accettato il nostro invito.
Com’è nata l’idea di Zafari?
L’idea di ZAFARI mi è venuta mentre lavoravo ai prequel di Star Wars. Stavo dicendo ad un mio amico di come eravamo fortunati ad essere coinvolti nella nascita del digital filmmaking. Pensavamo di lavorare con tecnologie incredibili, che ci permettevano di raccontare storie nuove.
Dicevamo che non dovevano essere solo le storie vecchie ad essere raccontate in modo nuovo – ad esempio facendo versioni digitali di attori famosi. Piuttosto, dovevano esserci storie che si sarebbero potute raccontare solo usando le nuove tecnologie digitali. Giocavamo con le idee, e ad un certo punto ho suggerito che, per esempio, potevamo disegnare realisticamente un elefante con le strisce di una zebra.
Poteva anche non esistere nella realtà, ma sarebbe esistito in un film fantastico usando la tecnologia digitale. Si poteva disegnarlo e colorarlo con le tecniche di animazione tradizionali, o crearlo con dei pupazzi: ma gli spettatori, istintivamente, avrebbero capito che non erano reali.
Con la computer animation, invece, sarebbero sembrati assolutamente veri. Così ho iniziato a disegnare, per un film, animali ‘mix and match’, che sembrassero assolutamente reali (ma comunque carinissimi). Alla fine non sono stato capace di realizzare il progetto che avevo in mente – qualcosa in cui tutto sembrasse realistico. Prima dovevo iniziare con una versione più semplice – uno spettacolo dove gli animali esistevano, ma erano disegnati con quella che era, chiaramente, computer animation. Per ora va bene – è perfetta per il pubblico che ci siamo prefissi: i bambini.
Zafari è un’enclave fuori dal mondo, dove ognuno è se stesso senza compromessi. Un mondo idilliaco, decisamente diverso da quello di tutti i giorni…
Quello che ancora non sapevo quando ho creato questo personaggi così insoliti – ma che ho imparato più tardi facendo ricerche per il programma – è quanto sia strabiliante madre natura. Anche se nel mondo reale non abbiamo ancora trovato un elefante con le strisce di una zebra, esistono comunque delle sorprendenti combinazioni di animali non tradizionali… aragoste blu, delfini rosa, pavoni albini, gatti con strani disegni sul pelo ecc… Questa cosa si estende anche agli umani (ad esempio la vitiligine o l’anomalia genetica di cui è affetta Taylor Muhl). Basta fare una ricerca su Internet per rendersi conto di quante cose “strane” e bellissime abbia creato madre natura. Per quanto noi esseri umani crediamo di essere intelligenti, la natura è più creativa e ha più risorse di noi.
Rispetto ad altri cartoni, che pure sottolineano valori come l’inclusione e la diversità (penso al Timon e Pumbaa del “Re Leone”, alla combriccola del l’“Era glaciale” e al protagonista di “Shark Tale”), gli animali che popolano Zafari, sono decisamente unici… perché quest’idea di caratterizzarli graficamente in questo modo?
La vera ragione per mostrare graficamente i protagonisti con una combinazione di tratti di animali diversi è perché avrebbe avuto un forte impatto visivo. Un grande spettacolo – il più grande safari del mondo. Lo spettatore avrebbe visto davvero qualcosa di totalmente nuovo. Poi il sottotesto di ZAFARI – celebrare le differenze – è venuto naturale. È un concetto in cui credo fermamente, così ho deciso di continuare e l’ho fatto diventare il Leitmotiv del programma.
In Italia la serie è da poco partita su Rai YoYo, e ha scatenato già un sacco di polemiche. Che accoglienza ha avuto negli altri Paesi?
Per quanto riguarda le controversie, ho davvero apprezzato l’analisi fatta dal sito Cartoni Online. È bello che abbiano scritto questo del programma. Non parlo italiano, così me la sono tradotta con Google. Ma mi sembra che alcuni abbiano tracciato, sbagliando, una linea di demarcazione tra cos’è un’accettabile fantasia e cosa non lo è. Per esempio, è stato scritto che sono “fuorvianti per i bambini”.
Ma è sbagliato o ingannevole mostrare animali che parlano? Succede in un milione di storie per bambini, esiste da che ci sono le favole. Ma gli animali non parlano davvero, o no? Facendolo si confondono i bambini? È lo stesso per storie fantastiche e di science-fiction.
Non esistono navi spaziali come l’X-wings di Star Wars. E i dinosauri non sono tra noi come in Jurassic Park. Alcune di queste cose, è vero, sono per un pubblico adulto, ma penso anche a storie come quelle dei Teletubbies o di Peter Pan: queste sì che sono per bambini.
Ma, per quel che ne so i Teletubbies non esistono! E voglio vedere se il recensore non è d’accordo con il tema del programma – celebrare le differenze, qualunque siano. Si tratta di arte che, per quanto non realistica, aiuta i bambini ad apprendere la lezione.
Come rispondete a chi, come il sito italiano interris.it, afferma che la serie è “destabilizzante” per i bambini?
Sono due le cose vorrei fare con ZAFARI… 1) ispirare i bambini a far correre la fantasia e 2) insegnare loro non solo a tollerare le differenze, ma a celebrarle… proprio come fa madre natura.
Come fa notare David Dozoretz, anche se è un cartone originale, non si tratta certo di un unicum. Seguiamo allora le avventure di Zoomba, l’elefantino zebrato, Lulù, il cavallo-farfalla, Pokey, la giraffa-pavone, e dei loro amici sicuri che, lungi dal “fuorviare i bambini”, li portano in un mondo dove la diversità non è qualcosa di cui vergognarsi, e dove amicizia, collaborazione e rispetto sono il comune denominatore di questa gioiosa, e colorata, comunità.