Dopo il Pride la Tunisia riconosce ufficialmente un’associazione LGBT
Info inviate a cura del blog Il grande Colibrì il 29 maggio 2015
Il governo tunisino per la prima volta ha concesso un’autorizzazione ufficiale per svolgere attività politiche e manifestazioni ad un’associazione per la difesa dei diritti delle persone omosessuali e transessuali, Shams. Si tratta di una svolta importante, dopo che a marzo la capitale del paese africano aveva ospitato i primi due Gay Pride della storia araba.
Come ha ricostruito il sito Il grande colibrì insieme agli attivisti tunisini, l’autorizzazione è stata formalmente conferita dal governo, nonostante ricostruzioni di stampa abbiano cercato di sminuire la novità parlando di un semplice consenso-assenso (e quindi lasciando intendere che il governo non avesse intenzione di compiere davvero questo passo).
Le reazioni nel paese sono state molto diverse: sul web sono stati pubblicati commenti molto offensivi, ma anche articoli di sostegno alla depenalizzazione dell’omosessualità. Le posizioni più critiche sono state espresse da religiosi e da politici conservatori (nonostante il fatto che il leader del principale partito islamista si fosse espresso contro la criminalizzazione dei rapporti tra persone dello stesso sesso solamente un mese fa).
“Siamo preoccupati – ammette con Il grande colibrì un attivista tunisino – In questo periodo sono cresciute le minacce, qualcuno ha persino fatto appello all’uccisione dei gay. Ma non ci fermiamo e tutte le associazioni LGBT sono più unite che mai, ci sosteniamo moralmente e psicologicamente gli uni gli altri e daremo una risposta unitaria”. Gli attivisti fanno appello affinché queste notizie siano diffuse il più possibile.
Nei prossimi giorni verrà anche lanciata una petizione, che sarà tradotta e promossa in Italia dal progetto “MOI – Musulmani Omosessuali in Italia” e che avrà bisogno del sostegno delle persone, delle associazioni e dei media LGBT italiani.
“La Tunisia – spiega il progetto MOI – si sta sempre più configurando come un modello per il movimento LGBT nei paesi arabi e, più in generale, anche in tutta l’Africa: gli attivisti hanno appoggiato lotte importanti per la democrazia e per l’uguaglianza formale e sostanziale e così sono riusciti a trovare alleati in molti settori della società”.