Marito & Marito
Recensione ed intervista di Innocenzo Pontillo
Il sud, la scoperta della propria omosessualità e dell’amore, la difficoltà di parlarne in famiglia. Questi sono i temi trattati con mano leggera e tanta ironia da Marito & Marito (ed. Claudiana, 2012), romanzo di Gianluca Tornese che racconta le difficoltà di un coming out familiare un po’ particolare.
Tutto inizia con una telefonata del protagonista che, dopo anni in cui ha cercato di nascondere alla sua cattolicissima famiglia la sua omosessualità, li informa che è finalmente convolato a giuste nozze, ma non con la sua fantomatica fidanzata ma con il suo ragazzo spagnolo.
Da qui prende il via un carosello di situazioni e reazioni gustosissime, a volte divertenti e a volte drammatiche che fanno riflettere su come, ancora oggi, sia difficile rivelare di “amare un uomo” alle persone che ci sono più vicine, a quelle che ci hanno visto crescere e che a volte si aspettano da noi ciò che non potremo mai essere.
Così, pagina dopo pagina, vediamo scorrere le conseguenze di questa rivelazione, con gli amici del protagonista e “una parte della famiglia che si sforza di capire e di condividere, un’altra che lotta coi pregiudizi e gli editti del Vaticano, un’altra ancora che si rifiuta a priori di venire a contatto con una realtà del genere e interrompe le comunicazioni”. Sino al finale inaspettato.
Ma anche la storia editoriale di Marito & Marito è ricca di sorprese e colpi di scena… Pubblicato nel 2009 sul portale ilmiolibro.it, Marito & Marito ha avuto subito ottime recensioni da parte di numerosi blogger e grazie all’entusiamo dei suoi lettori è stato presentato in diverse città italiane sino a quando l’editrice torinese Claudiana l’ha scelto, a sorpresa, per inaugurare la sua nuova collana di narrativa presentata al Salone del Libro di Torino 2012.
Ora non ci resta che fare quattro chiacchiere con Gianluca Tornese, autore di Marito&Marito, nato a Brindisi nel 1980 ma da cui è andato via a 18 anni per studiare medicina nel nord dell’Italia.
Gianluca come ti è venuta l’idea di scrivere questo romanzo, a tratti autobiografico?
Tutto è nato un po’ per scherzo. Erano i giorni in cui furono approvati i matrimoni gay in Spagna ed ero a cena a casa della mia migliore amica (quella che nel romanzo corrisponde al personaggio di Chiara). Avevamo riso imitando un’ipotetica telefonata: “Ciao mamma, ciao papà. Sono in Spagna e mi sono sposato col mio compagno. Ora siamo marito e marito”.
Quella sera, al ritorno a casa, condensai quest’idea in quello che ora è il primo capitolo di Marito & Marito. Poi c’ho preso la mano, e prendendo spunto dalle vicende mie e dei miei amici ne è venuto fuori un intero romanzo, scritto praticamente nell’arco di 4 anni.
Brindisi con il suo lungomare, la sua gente, il perbenismo di un certo sud fanno da sfondo al ritorno a casa del protagonista di Marito & Marito. Ma è così difficile essere solo se stessi in questo nostro sud?
È molto più semplice essere se stessi in una grande città, o forse semplicemente in una città che non sia quella dove si è nati e cresciuti. Se la città natale poi si trova al sud è tutto più difficile. Qui sono ancora molto radicati i pregiudizi, l’apparire, “quello che dice la gente”.
Io, come il protagonista del romanzo e come tanti altri ragazzi, sono riuscito a vivere pienamente e serenamente la mia omosessualità solo dopo il distacco con questa realtà. Forse è stata solo questione di età, ma credo che il viaggio verso il nord abbia assunto un significato particolare per me: un viaggio verso la libertà e la verità.
Il protagonista del tuo romanzo vive in pieno tutte le difficoltà di essere se stesso provenendo da una famiglia che si aspetta ansiosamente che metta su famiglia con un bel matrimonio in chiesa e conseguenti figli a carico. Credi che in una famiglia cattolica, come quella che descrivi, sia davvero più difficile far accettare ai propri cari che si è gay e che il buon Dio ci ha fatto semplicemente così?
Ai nostri giorni mi pare che sia davvero difficile per una famiglia cattolica accettare un figlio gay, perché si trova divisa fra l’amore per un figlio e quello che la Chiesa continua a sparare sugli omosessuali.
Un po’ è il dilemma che vive ogni credente quando si scopre omosessuale e pensa di trovarsi davanti un bivio, di fronte a una scelta netta. Bisogna avere la forza, il coraggio e – credo – anche l’illuminazione per trovare il punto di sintesi e capire che si è figli di Dio allo stesso modo e che non c’è alcuna scelta da dover fare. Ma è come un percorso ad ostacoli…
Il coming out del protagonista di Marito & Marito inizia con una telefonata al cardiopalma, procede tra tanti colpi di scena e termina con un finale aperto alla speranza. Questo nel libro. Invece come è stato il tuo coming out con la tua famiglia? Spero più tranquillo…
Purtroppo è stato molto simile, più di quanto avessi mai potuto immaginare. Non mi sono sposato in Spagna (ancora!) ma quando ho fatto il coming out coi miei (dal vivo), li ho messi subito al corrente della storia col mio ragazzo. La reazione è stata molto simile a quanto avevo descritto anni prima: una parte della famiglia che si sforza di capire e di condividere, un’altra che lotta coi pregiudizi e gli editti del Vaticano, un’altra ancora che si rifiuta a priori di venire a contatto con una realtà del genere e interrompe le comunicazioni.
Cosa vorresti che rimanesse ai lettori del tuo scoppiettante romanzo?
Che – come dice il vangelo di Giovanni – la verità rende liberi, nonostante le difficoltà che si potranno attraversare.
Un assaggio da… Marito & Marito
Quando il diluvio universale terminò, arrivarono anche le prime parole: «Figlio mio, ma perché ci hai fatto questo?».
«Ma’, volevo venire da voi apposta per questo, per cercare di spiegare, di farvi capire…».
«Che ti hanno messo in testa?», piagnucolava.
«Allora, ora ci sediamo e facciamo un bel discorso, ok?».
E come un giovane boy scout aiuta una vecchietta ad attraversare la strada, la guidai verso il divano della cucina, che aveva visto lei e mio padre ogni sera come unici protagonisti di una sit com che apparteneva al passato remoto della mia vita.
«Non mi hanno fatto nessun lavaggio del cervello. Io sono così, mamma. Sono omosessuale. Sono sempre stato così. E so che per te è difficile da accettare, e ti chiedo scusa per il modo in cui ve l’ho fatto sapere… Sapevo che la reazione sarebbe stata questa e ho cercato di rimandarla quanto più tempo possibile…
Però sono contento di averlo Fatto finalmente… Se ho sposato Miguel è perché lo amo e voglio passare il resto della mia vita con lui…».
«Ma siete due maschi, Giacomo.., non si può!».
«E chi lo dice che non si può?».
«È contronatura! È immorale! È un peccato!», elencò con una sorta di agitazione.
«Mamma… l’amore è un peccato?».
«No, l’amore no… ma non così, Giacomo…» mi riprese, come quando ero piccolo e sbagliavo a fare qualcosa. «Questo non è amore…»
«Ah no? Non è amore? E cosa sarebbe?».
«Non lo so che cos’è… Un capriccio forse. Con una ragazza sarebbe amore…».
«E così il sesso della persone decide il tipo di sentimento che proviamo? Mamma, non ho scelto io di essere gay e di essere attratto dagli uomini invece che dalle donne. Sono così e basta. E non posso essere diversamente. E non credo di fare del male a nessuno. Non è immorale volere bene ad una persona, indipendentemente dal sesso, e tanto meno sceglierla come compagno per la vita… Farei del male a far finta di amare una ragazza, lo capisci?».
Mia madre ricominciò a piangere. E biascicò qualcosa come: «È tutta colpa mia…». Quando percepii queste parole, risposi un po’ alterato: «Colpa di che cosa, mamma? Che hai un figlio gay? Una volta per tutte: non è colpa tua, e soprattutto non c’è nessuna colpa! Non ho ucciso nessuno, non ho fatto del male a nessuno… lo vuoi capire?».
«E allora perché sei così?», chiese come una bambina che ti spiazza con le sue domande semplici e assurde.
«Bella domanda… Purtroppo non credo che ci sia una risposta. So solo che come ci sono quelli definiti “normali” ci sono anche quelli per cui le cose funzionano un po’ diversamente».
«Ma è peccato, Giacomo… ti ricordi la storia di Sodoma e Gomorra?».
«Certo che me la ricordo, ma mi ricordo anche altri passi della Bibbia meno apocalittici…».
«Ma Dio non vuole certe cose…».
«Su questo non ne sono così sicuro, sai? E poi in questi anni mi sono convinto di una cosa… non credi anche tu che Dio sia amore, l’Essere perfetto?».
«Sì…» rispose senza capire dove volessi andare a parare di preciso.
«E allora se è amore ed è l’Essere perfetto, non può aver fatto un’eccezione con me e con quelli come me. Non posso essere un difetto di produzione… credo che Dio mi ami così come sono… ».
Tacque. Forse avevo colpito nel segno. Non sapeva come rispondere a questa argomentazione. Lei, come nonna Gina, era stata una delle educatrici alla mia fede. Non poteva rinnegare uno dei fondamenti dei suoi insegnamenti.
«E così vorrei che mi amaste così come sono, come avete fatto finora. Non consideratemi un errore di cui bisogna trovare il colpevole… Non sono un mostro.
Sono sempre il vostro Giacomo. E come Matteo ama Sara e Giulietta ama Davide, io amo Miguel. Chiedo troppo se dico di voler essere amato così come lo ero fino a qualche giorno fa?».
Gianluca Tornese, Marito & Marito, editrice Claudiana, 2012, pp. 210
In libro è in vendita in tutte le librerie ed anche presso Libreria Claudiana di Firenze (sconto del 10% ed invio postale in tutta Italia, solo per i lettori di gionata.org)
Per saperne di più:
Ventmauvais Blog. Il mondo visto con gli occhi di Gianluca Tornese
Altre pagine tratte da marito&marito (File pdf)