Quella volta che ho affrontato un pastore omofobo
Testimonianza di Philip e Stephen tratta da Share your Story: Gay and Lesbian Experiences of Church, pubblicato da Changing Attitude Ireland* (Éire e Irlanda del Nord), pp. 15-16, liberamente tradotta da Silvia Lanzi
Philip e io annunciammo il nostro fidanzamento alla festa del mio trentesimo compleanno. Si inginocchiò per farmi la proposta, nientemeno! Decidemmo di unirci civilmente nel 2010 e ci sarebbe piaciuta anche una cerimonia in chiesa. Amici intimi ci invitarono entrambi alla loro chiesa presbiteriana. Il loro bambino era stato appena battezzato e noi abbiamo avuto il privilegio di essere inclusi tra i venti amici intimi e famigliari invitati a condividere con loro quel giorno speciale.
La cerimonia era il 3 agosto 2008, la domenica dopo la Belfast Gay Pride Parade, che ovviamente era nei pensieri del ministro di culto perché quando iniziò il sermone, lo fece con quello che si può solo descrivere come “gay bashing” (violenza contro i gay). Disse che la Parola di Dio era stata citata di recente dai media e che purtroppo alle persone pie che la usavano veniva data una pubblicità negativa. Poi aggiunse che l’omosessualità era un peccato e un abominio e… avanti così, potete farvene un’idea! Finì i suoi commenti omofobi e procedette con il suo sermone – il cui argomento era uno dei Salmi.
Entrambi ci siamo sentiti parecchio a disagio. Anche gli amici e i famigliari erano assolutamente mortificati. Mentre ero seduto durante il resto della cerimonia, la mia mente vagava, Dio mi aveva parlato e sentivo che avrei dovuto parlare in modo educato e rispettoso al pastore alla fine del servizio. Una volta che venne pronunciata la benedizione, come al solito il ministro stava alla porta della chiesa mentre la congregazione se ne andava. Amici che erano ancora scossi dai commenti precedenti si avvicinarono a me e al mio compagno per scusarsi. Era come se si scusassero per conto del pastore. Pensavo fosse strano, ma, dopo aver detto una preghiera silenziosa, mi incamminai verso la porta.
Il ministro mi disse gentilmente, mentre gli prendevo la mano – “Buon giorno, Dio vi benedica, e grazie di essere venuti”. Gliela trattenni nella mia. Ciò che accadde dopo fu genuino, venne dal cuore, e non del tutto in maniera pia. Ricordo ancora le mie parole – “Come gay e come uomo di fede mi sono sentito completamente a disagio per i suoi commenti di stamane”.
Il ministro diventò esangue e impallidì. Continuai a dire che il mio compagno ed io, che adoravano ed amavano lo stesso suo Dio, eravamo sconvolti e sentivamo che i suoi commenti erano stati veramente insensibili. Aggiunsi che, come cristiano cresciuto nell’Irlanda del Nord, ero abituato alle Chiese e al loro gay bashing, ma quella mattina era diverso perché i suoi commenti non erano legati al suo sermone e, per me, semplicemente non erano necessari.
Si scusò e disse che non aveva avuto intenzione di essere offensivo. La mia risposta era che ovviamente non conosceva la sua congregazione e avrebbe dovuto essere un po’ più accorto nel parlare, perché non conosceva chi stava seduto nei suoi banchi o quali erano le esperienze della gente.
Per me è stata una lancia spezzata per la comunità gay. L’ho chiamato gentilmente “signore”, sottolineando che ero disposto a dargli il mio numero di telefono quando mi disse quanto gli sarebbe piaciuto “sapere qualcosa della mia esperienza”.
Il ministro fu anche orgoglioso di specificare quanto fosse fondamentalista nel suo modo di vedere l’argomento. Il mio problema non era che lui fosse conservatore (l’avevo già capito dalle preghiere e dagli inni di quella mattina): era autorizzato ad avere la sua opinione sull’argomento “gay”, ma dargli visibilità alla cerimonia di un battesimo, pensavo fosse inappropriato; e sì, ha ottenuto un AMEN! dalla sua congregazone dalle vedute ristrette, ma mi ha offeso nel profondo!
Ad oggi non mi ha ancora contattato per “condividere le nostre storie”. Mi sarebbe piaciuto essere una mosca sul muro all’ora di pranzo nella casa pastorale!
Domande e riflessioni:
1. Conoscete qualche amico o famigliare LGBT?
2. Gli atteggiamenti cambiano come risultato di una esperienza personale delle persone gay – fate una discussione.
3. Il clero dovrebbe considerare la presenza di persone LGBT nella congregazione prima di pronunciarsi negativamente dal pulpito?
* Changing Attitude Ireland è un network di persone etero, gay, lesbiche, bisessuali e transgender, laiche e ordinate, legato alla Chiesa d’Irlanda, espressione della Comunione Anglicana nella Repubblica d’Irlanda e nell’Ulster, che opera per la piena affermazione delle persone LGBT all’interno delle Chiese d’Irlanda.
Testo originale (PDF): Share your Story: Gay and Lesbian Experiences of Church