Chiesa ascoltaci. Noi gay cattolici alla GMG di Cracovia
Articolo di Julia Maurri pubblicato sul sito de Le Nouvel Observateur (francia) il 28 luglio 2016, liberamente tradotto da Marco Galvagno
La giornata mondiale della gioventù si è tenuta a Cracovia fino al 30 luglio (2016). È il primo anno che si trova sui luoghi nei luoghi manifestazione un rifugio dove le persone gay possono incontrarsi. Misha un russo di 32 anni racconta che per la prima volta non si vergogna di essere gay. “A 32 anni, ho partecipato a varie giornate della gioventù: nel 1997 a Parigi, nel 2000 a Roma, a Madrid nel 2011. Ma quest’anno alla GMG di Cracovia è la prima volta che non nascondo di essere ciò che sono gay, non ho paura di andare in giro con il mio compagno. La battaglia va avanti, ma non è vinta, è lunga, com’è stata la mia”.
Una lunga battaglia contro me stesso
Credo d’aver incominciato a sospettare di essere gay quando avevo dieci anni. Senza poter dare delle parole a ciò che sentivo, sapevo che era male: ero un bambino religioso, in una famiglia russa molto credente. Ho cominciato a combattere questa cosa in me, pregando, documentandomi, leggevo trattati di psicologia per cercare di capire quello che avevo per porvi rimedio. Quando ero più giovane ho pensato per un momento di aver vinto la battaglia che combattevo contro me stesso. Mi sono sposato e ho avuto una figlia. È durata poco, però 6 anni. Ma no non ce la facevo, ho tradito mia moglie varie volte, abbiamo sofferto tutti. Abbiamo divorziato.
Sono entrato in un periodo molto turbolento della mia vita. Cosa avrei fatto allora? Non volevo più sposarmi, ma come vivere da solo? Perché mi succedeva tutto questo? Una cosa era sicura, non mi sarei mai messo con uomo. I miei amici, un ex prete e un prete, mi hanno chiesto. “Ma come fai a sapere che strarai sempre da solo?” “Sì, perché?”. Ho cominciato a fare questa domanda a Dio. Non glielo avevo mai chiesto prima. In effetti durante tutto quel tempo non gli avevo mai chiesto di aiutarmi a capire la situazione, ne come poteva percepirla lui. Avevo nella testa una risposta bella e pronta e la mia interpretazione personale della Bibbia. Pregando e discutendo ho capito che dovevo cercare di essere me stesso e che amare una persona del mio sesso importava meno a Dio che della maniera in cui l’avrei amata.
Alle GMG di Madrid nascondevo la relazione con il mio ragazzo.
Ho cominciato a ricostruire la mia vita accettandomi e mi sono impegnato a favore della causa GLBT. La mia famiglia e la mia ex moglie hanno fatto fatica ad accettarmi, ma non avevo altra scelta. Per fortuna non ha avuto impatti sul rapporto con mia figlia. Quando ero a Madrid nel 2011 avevo già accettato il mio orientamento sessuale, ma il mio compagno ed io preferivamo nascondere la nostra relazione ed essere discreti. È una delle ragioni per cui abbiamo fatto il progetto di un luogo d’incontro alle GMG per i pellegrini omosessuali.
Ora alle GMG di Cracovia almeno c’è un posto dove possono andare i gay se sono in coppia senza vergognarsi di ciò che sono. Ma non è la chiesa che ha preso questa iniziativa, sono le persone gay, trans, lesbiche e bisex. Abbiamo proposto agli organizzatori d’inserire questo punto nel programma ufficiale delle GMG, ma si sono rifiutati.
Allora ce la siamo sbrigati da soli, sapendo che un posto così sarebbe stato utile. Papa Francesco fa cambiare le mentalità, tuttavia sento che sebbene lentamente le cose si muovono. Nel 2005 durante le GMG di Colonia delle persone avevano voluto organizzare uno spazio simile, ma la reazione della chiesa era stata molto violenta.
Il sito del progetto era stato bloccato in modo che i giornalisti non potessero parlare con gli organizzatori. Era undici anni fa, al tempo di Benedetto XVI. Ora c’è papa Francesco e il tono e le parole che usa verso di noi sono diverse. Pronunciando varie frasi forti: “chi siamo noi per giudicare?”. “La chiesa dovrebbe chiedere perdono ai gay”, forse non avrà cambiato la dottrina della chiesa, ma ha fatto evolvere il modo con cui i credenti ci guardano e parlano di noi e gliene siamo riconoscenti.
Ancora quest’anno ci siamo visti vietare la possibilità d’includere le nostre iniziative nel programma delle GMG, ma per lo meno ci hanno risposto in maniera educata e corretta. Penso che sia dovuto al fatto che papa Francesco si è rivolto a noi. Il cambiamento che si opera nelle mentalità è lento, ma positivo.
Se una parte della comunità cristiana resta sulle sue posizioni, l’altra si evolve fino alle alte sfere della Chiesa. Abbiamo ricevuto molti messaggi cattivi dopo che avevamo costruito il nostro luogo d’incontro alla GMG, ma la maggior parte della gente è stata educata. Essere aggressivi, carichi di odio non è essere cristiani. E per le strade la gente si mostra interessata, anche se fanno fatica ad accettare ciò che siamo.
La chiesa è piena di contraddizioni
Ora bisogna che la chiesa riconosca che facciamo parte di lei integralmente. È facile fare affermazioni sciocce su di noi, se non veniamo considerati come membri della comunità cristiana. Noi ne facciamo parte e non è più possibile chiudere gli occhi sulla nostra condizione per molto tempo. Del resto vogliamo che la chiesa capisca che noi siamo capaci di essere in una relazione e che possiamo amare come tutti.
Le nostre unioni dovrebbero essere a questo titolo riconosciute dalla nostra comunità e sogniamo o di poterci sposare in chiesa, ma siamo ancora lontani da questo, la discussione deve seguire il suo corso. Alla fine la chiesa dovrà preoccuparsi delle persone trans gender e gay, dovrà insegnare ai suoi rappresentanti ad ascoltare le nostre storie, i nostri dolori, ma anche le nostre speranze.
La chiesa cattolica è piena di contraddizioni quando critica un gay e dice “Non sei nato così, è una scelta, devi fare quella giusta”. Quando si rivolge a un trans, che ritiene di essere un errore della natura e vuole correggerla, e gli dice : “ No, resta come la natura ti ha fatto”. Facciamo parte della chiesa e lottiamo. È tempo che, in cambio, la chiesa faccia uno sforzo per ascoltarci.
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Testo originale: Je suis gay et je participe aux JMJ de Cracovie avec le pape François. Je ne me cache plus