Corpus Pride: la mistica di carne e corpo sfila per la città
Riflessioni del reverendo Mario Bonfanti* pubblicate sul sito della comunità MCC Il Cerchio il 25 giugno 2017
Ieri, sabato 24 giugno, ho partecipato a una vera e propria “processione del Corpus Domini”: la parata del Milano Pride 2017. Sì: perché il Pride è una vera e propria processioni di corpi divini!
Origine del Corpus Domini
La solennità cattolica del “Corpus Domini” nacque nella diocesi di Liegi nel 1247 in reazione alla tesi di Berengario secondo il quale l’ostia consacrata era un simbolo della presenza di Cristo.
Papa Urbano IV con la bolla Transiturus (1264) estese a tutta la chiesa questa solennità per affermare che invece la presenza di Cristo era reale (e non simbolica!).
Da lì si inventarono adorazioni eucaristiche, miracoli eucaristici, processioni con l’ostensione del Corpo di Cristo… per diffondere nella società la certezza della sua reale esistenza, ecc.
Corpus Domini e Pride
In fondo anche il Pride è una ostensione del corpo: dei nostri corpi!
E, come per le processioni eucaristiche, in fondo lo scopo è quello della visibilità e riconoscibilità pubblica: attraversiamo le vie delle città (invece che starcene rinchiusi in locali/parchi) perché tutt* ci vedano così come siamo e si accorgano che esistiamo e siamo davvero reali!
Corpus queer
Questo nostro manifestare (e manifestarci) ha alcuni tratti che sono suoi peculiari. Ne accenno solo alcuni che ritengo emblematici e fanno parte del nostro essere queer (strani e non allineati alla cultura vigente):
1. la festa: non c’è Pride al mondo dove non si balli, danzi, canti, ecc.; il nostro modo anche di rivendicare i diritti non è urlato (come in altre manifestazioni), ma danzato;
2. la nonviolenza: eravamo tantissimi al Milano Pride… eppure nessuna vetrina distrutta, nessuna auto incendiata, nessun cartello stradale divelto, nulla di tutto ciò; anche la polizia l’ha riconosciuto e ammesso;
3. il rispetto e la civiltà: a fine Parata solo un po’ di coriandoli, volantini e festoni lanciati in giro per la strade della città come petali di fiori sparsi al passaggio dei nostri corpi regali (“corpus domini”: “domini” allude alla condizione regale appunto);
4. l’inclusione: chiunque ha partecipato, sia come gruppo sia come individuo, senza che venisse chiesta né una qualsivoglia appartenenza e neppure identità di genere/orientamento sessuale.
Uno, Santo, cattolico Pride
È proprio il caso di dire (parafrasando il Credo): partecipo con fiducia al Pride che è Uno, Santo e cattolico.
- Uno in quanto, nonostante le differenze e diversità (e a volte anche distanze di posizioni e pensieri) al Pride siamo tutt* unit* e ci sentiamo davvero un unico Corpo.
- Un Corpo che è Santo in quanto nella parata rifulge e si manifesta in tutta la sua regalità la nostra dignità e variopinta umanità che ci rende davvero diversi (“santo” vuol dire proprio questo) dagli altri; e ne andiamo fieri e orgogliosi!
- Cattolico in quanto al Pride si realizza davvero l’universalità del Corpo mistico di Cristo: non partecipano sono gruppi attivisti LGBT+; non partecipa solo il popolo LGBT+; vi sono anche persone etero, famiglie, bambin*, chiese e religioni diverse (cristiani, ebrei, musulmani, ecc); davvero chiunque fa parte di questo grande Corpo Universale in cammino verso un mondo più umano e rispettoso di tutt*.
Cristo che corpo!
Ho usato (poco sopra) la locuzione “corpo mistico di Cristo” che, nel linguaggio cattolico, è sinonimo del termine “Chiesa”.
Vorrei fare una precisazione. La parola “mistico” potrebbe, infatti, dar adito a fraintendimenti spiritualoidi (scusate la licenza) disincarnati e poco concreti.
Ma chi partecipa a un qualsiasi Pride si trova sbattuto sicuramente in faccia (prima o poi nella Parata) un culo, due tette: il nostro è un corpo non simbolico ma reale e molto fisico (o/e fisicato).
La nostra è, invece, una mistica della carne, non dello spirito (se intendiamo lo spirito come opposto alla materia). Noi ci siamo in tutta la nostra realtà e prorompenza erotica del vivere. Si vede, eccome!
E questo è un altro contributo (nostro specifico) che vogliamo dare a una cultura che, ancora troppo spesso, in modo puritano, perbenista e bigotto, nasconde il sesso nella camera da letto (o nell’armadio) per mostrare facciate che sono – direbbe il profeta Gesù – sepolcri imbiancati.
Noi, invece, mostriamo tutta la nostra eroticità e sessualità pubblicamente, in processione, in modi anche sfacciati! E vogliamo che i perbenisti le vedano, anche se questo li scandalizza.
Corpus Pride
E allora benvengano tutti i Pride nelle nostre città e nel mondo e tutte le Parate (anche “indecenti”).
Perché così si manifesta la nostra essenza queer, la nostra vera santità.
E il nostro “Corpus Pride” diviene vera benedizione per l’umanità intera.
Buona continuazione dell’Onda Pride a tutt*
* Sono il reverendo Mario Bonfanti, ordinato sacerdote nel 2002 e uscito dalla Chiesa Cattolica nel 2012 per essere autenticamente me stesso: spiritualmente e sessualmente impegnato nello stesso tempo. Dopo un avvicinamento alla Chiesa Anglicana ho aderito alle Metropolitan Community Churches ( www.mccchurch.org ). Attualmente mi definisco “prete queer” in quanto pastore di una comunità MCC a nord di Milano ( www.mccilcerchio.it ) e appartenente alla teologia e al movimento queer.