Il coming out di padre Pierre, combattuto tra la vocazione e la sua omosessualità
Articolo pubblicato sul portale cattolico Cath.ch (Svizzera) il 7 luglio 2002, liberamente tradotto da Manuela Salipante
Sacerdote, autore di libri e accompagnatore spirituale, Pierre Stutz il 5 luglio scorso [2002] ha spiegato davanti alla stampa di Neuchâtel perché ha deciso di rivelare la sua omosessualità. Ha lasciato l’Abbazia di Fontaine-André, dove ha lavorato per dieci anni, e ora si dichiara pronto ad assumersi altri compiti al servizio della Chiesa.
Padre Stutz, 49 anni, è autore di oltre trenta libri sulla spiritualità, che hanno venduto quasi 250.000 copie. Le sue qualità di oratore e animatore spirituale sono conosciute soprattutto non solo nella Svizzera tedesca, ma anche in Germania e in Austria.
“Non ho cercato l’omosessualità, ma Dio, come causa principale di tutta la vita, mi ha creato e plasmato in modo davvero magnifico.” Pierre Stutz ha scritto questa frase nel suo diario personale. Tale convinzione, e il fatto di rivelare ai suoi parenti la sua attrazione per lo stesso sesso, lo hanno portato a una “liberazione interiore” che lo ha condotto alla rinuncia delle prerogative di sacerdote e ad affrontare nuove sfide.
Qualche mese fa, Pierre Stutz era ancora convinto di mantenere segreta la sua omosessualità. Per i primi trent’anni della sua vita questo argomento è stato semplicemente represso, anzi, lo ha “selvaggiamente combattuto”. A 38 anni diventa consapevole della sua lacerazione fisica e spirituale, e decide di lasciare il suo lavoro di animatore di giovani nella Svizzera tedesca per recarsi a Neuchâtel. Fonda quindi una comunità religiosa aperta, composta da uomini e donne, sposati e celibi.
Continua a sentire dentro di sé la stessa lacerazione. Lo scorso novembre si convince che non può più continuare a fare finta di niente. Ad aprile informa la sua comunità di Neuchâtel della sua omosessualità. Decide quindi di fare lo stesso con la sua cerchia di amici, e poi di annunciarlo pubblicamente.
“La sessualità deve diventare qualcosa di positivo”
Pierre Stutz considera la sua decisione come un invito alla società ad affrontare la questione dell’omosessualità: “La sessualità deve diventare qualcosa di positivo” ha affermato, “In questo ambito, la Chiesa ha un forte ritardo che deve essere recuperato, se non vuole che il dolore e l’ipocrisia continuino a crescere”.
Il legame tra la vocazione e la sessualità costituisce un problema per la Chiesa. L’abbandono del sacerdozio è molto doloroso, secondo Pierre Stutz: “Ad oggi, 80.000 uomini al mondo hanno lasciato il sacerdozio e si sono sposati. Molti di loro vivono grandi sofferenze, avendo dovuto scegliere tra ministero e matrimonio”. In questo caso, padre Stutz sostiene il matrimonio dei preti, alla stregua di come si regolano i riformati e gli ortodossi.
Convinto di non avere alcuna possibilità di restare al servizio della Chiesa, Pierre Stutz invia le sue dimissioni alla fine della settimana scorsa a monsignor Kurt Koch, vescovo di Basilea, anche se resta un sacerdote “di corpo e spirito”. Il vescovo gli ha risposto che rispetta la sua decisione, anche se gli dispiace. Per quanto riguarda un’altra attività al servizio della Chiesa, tale questione deve essere discussa con lui.
Testo originale: Suisse: L’abbé Pierre Stutz explique pourquoi il a révélé son homosexualité