A Gela un professore caccia da scuola uno studente: sei gay
Articolo tratto da La Stampa del 26 luglio 2007
Non importa essere omosessuale per subire angherie, soprusi, insulti… a volte basta essere accusati di esserlo per subire queste violenze, sopratutto se si è adolescenti, sopratutto quando chi a scuola dovrebbe vigilare ed educare è impregnato per primo di pregiudizi e omofobia. Allora ecco il caso di Gela… purtroppo uno dei tanti.
GELA (Caltanissetta). A Gela era caduto un tabù, almeno così sembrava, quando il sindaco della città, Rosario Crocetta, aveva dichiarato di essere gay, spegnendo sul nascere ogni pettegolezzo.
Ma la città (80 mila abitanti tra i fumi del petrolchimico e una criminalità che non lascia respiro) non se n’è evidentemente liberata se un gruppo di bulli non trova nulla di più offensivo nei confronti di un compagno di scuola di 17 anni che appiccicargli l’etichetta di gay, fabbricando ad arte le "prove" (il solito filmato) e mostrandole poi all’insegnante di italiano, la quale non trova di meglio che consigliare al ragazzo di non farsi vedere più a scuola, perchè da gay turbava l’andamento delle lezioni.
La storia, che la vittima, aiutata dai genitori, ha raccontato ai carabinieri, è l’esatto capovolgimento di quella accaduta qualche mese fa a Palermo, dove una professoressa ha punito un ragazzo di 12 anni costringendolo a scrivere cento volte su un quaderno «sono un deficiente».
E questo perchè aveva dato del gay a un compagno di classe. La vicenda era finita in tribunale, dopo una denuncia e una richiesta di risarcimento da parte dei genitori del ragazzo punito, e si è da poco conclusa con l’assoluzione dell’insegnante.
Quanto riferisce il diciassettenne di Gela a proposito delle parole della prof di italiano («Vai a casa e non venire più a scuola perchè sei un gay») ha preoccupato il ministro dell’istruzione Giuseppe Fioroni, che ha deciso l’invio a Gela di un ispettore del ministero, il quale già nelle prossime ore dovrebbe fare un primo rapporto.
L’insegnante, secondo il racconto del ragazzo, avrebbe avuto questa reazione dopo aver visto un filmato, prodotto con un videofonino, in cui il giovane bacia un altro studente, costretto a farlo da alcuni compagni di classe. Il clima ostile lo avrebbe convinto a non frequentare più la scuola, l’Istituto industriale Emanuele Morselli, e a perdere l’anno.
Quella raccontata ai carabinieri è una storia di ricatti, con il brancò che minacciava il ragazzo di diffondere le immagini. «Hanno detto che sono gay – dice -, ma è falso. Lo hanno fatto per invidia, perchè avevo un buon rendimento scolastico. Ho raccontato tutto alla preside e loro si sono vendicati». Così dice oggi lo studente che per mesi ha dovuto subire gli sfottò dei compagni di classe.
«Mi hanno picchiato – aggiunge – buttandomi addosso di tutto: libri, sedie, perfino i banchi. Una volta mi hanno costretto a baciare il compagno di classe per me più caro, l’unico che mi era amico. Uno di loro ha ripreso la scena con il suo cellulare per ricattarmi. Hanno detto che lo avrebbero fatto vedere a tutti se li avessi nuovamente chiamati in causa».
Intanto, Franco Grillini (Sinistra democratica) ha chiesto al ministro Fioroni di intervenire contro il bullismo e, in particolare, contro il bullismo omofobo. «L’episodio di Gela – dice – è solo l’ultimo di una lunghissima serie. Occorre un piano nazionale di lotta al bullismo».