A trent’anni dalla famigerata “Lettera ai vescovi sulla cura pastorale delle persone omosessuali”
Articolo* di Francis DeBernardo pubblicato su Bondings 2.0, blog dell’associazione cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti), il 30 ottobre 2016, liberamente tradotto da Silvia Lanzi
Trent’anni fa il Vaticano pubblicò un documento intitolato Lettera ai vescovi sulla cura pastorale delle persone omosessuali. Questo è probabilmente il documento più influente del Magistero per ciò che riguarda il tema dell’omosessualità nei dibattiti tra teologi, laici, ministri pastorali e vescovi che continuano ancora oggi. Negli ultimi trent’anni ha dato il tono a molti duri messaggi di leader cattolici sui gay e lesbiche.
Dal momento che la notizia di questa lettera venne data dalla stampa il giorno successivo, ovvero il 31 ottobre (e probabilmente anche per il duro contenuto della lettera), talvolta ci si riferisce ad essa come alla “lettera di Halloween” (infatti, la lettera venne promulgata il 1 ottobre ma fu resa pubblica solo il 30).
Dal momento che fu l’allora cardinale Joseph Ratzinger, a capo della Congregazione per la Dottrina della Fede (ovvero l’ufficio vaticano che l’aveva emessa) a dargli l’imprimatur, a volte è anche chiamata la “lettera di Ratzinger” o la “lettera della CDF”.
Forse il suo titolo latino è il più eloquente sui contenuti del documento. I titoli latini dei documenti vaticani sono sempre le prime due o tre parole del documento stesso. Il questo caso il titolo latino è Homosexualitatis problema o Il problema dell’omosessualità. Proprio da queste prime parole capiamo come l’autore intenda l’argomento in termini negativi, appunto come un problema. I paragrafi introduttivi spiegano che la lettera è stata scritta in risposta alla crescente accettazione dell’omosessualità, non solo nella società ma anche nella Chiesa: “Il problema dell’omosessualità e del giudizio etico sugli atti omosessuali è divenuto sempre più oggetto di pubblico dibattito, anche in ambienti cattolici.” (sezione 1).
Leggendo tra le righe e ricordando il contesto storico di questo documento, è importante sottolineare che questa lettera in effetti fu una reazione a molti sviluppi positivi riguardanti lesbiche e gay nell’ambito cattolico. Gli anni ’70 e i primi anni ’80 sono stati un periodo ricco di discussioni e iniziative nella Chiesa rispetto alle tematiche LGBT. Questa lettera aveva l’obiettivo di mortificare tali progetti, come vedremo più avanti.
Una delle cause più prossime della lettera è il fatto che, nel 1975, la Dichiarazione sull’Etica Sessuale del Vaticano riconosceva che l’orientamento omosessuale non era peccato, sebbene l’attività o le relazioni omosessuali fossero ancora considerate immorali. In questo nuovo documento la Congregazione per la Dottrina della Fede metteva in chiaro le cose: “Già nella « Dichiarazione su alcune questioni di etica sessuale », del 29 dicembre 1975, la Congregazione per la Dottrina della Fede aveva esplicitamente trattato questo problema. In quella Dichiarazione si sottolineava il dovere di cercare di comprendere la condizione omosessuale, e si osservava come la colpevolezza degli atti omosessuali dovesse essere giudicata con prudenza. Nello stesso tempo la Congregazione teneva conto della distinzione comunemente operata fra condizione o tendenza omosessuale e atti omosessuali. Questi ultimi venivano descritti come atti che vengono privati della loro finalità essenziale e indispensabile, come «intrinsecamente disordinati»” (sezione 3).
Queste due ultime parole, “intrinsecamente disordinati”, sono state quelle che negli ultimi trent’anni hanno portato agli scontri maggiori. Sebbene i teologi abbiano spiegato che non ci si intendeva riferire a un disordine di tipo medico o psicologico ma ad un termine filosofico per descrivere l’eterosessualità come parte dell’ordine morale naturale, questa espressione ha causato a molte persone un grande dolore e una profonda ferita. Solo pochi ne capiscono le sfumature filosofiche e molti che lo affermano probabilmente vorrebbero che la gente ne accettasse le implicazioni negative.
Oltre al contenuto teologico della lettera, un aspetto importante è il modo in cui essa cerca di soffocare ogni discussione positiva delle istanze gay e lesbiche nella Chiesa. La lettera contiene molti riferimenti a quei cattolici che interrogano o si pongono in modo critico rispetto agli insegnamenti sull’omosessualità. Alcuni esempi: “Tuttavia oggi un numero sempre più vasto di persone, anche all’interno della Chiesa, esercitano una fortissima pressione per portarla ad accettare la condizione omosessuale, come se non fosse disordinata, e a legittimare gli atti omosessuali. Quelli che, all’interno della comunità di fede, spingono in questa direzione, hanno sovente stretti legami con coloro che agiscono al di fuori di essa. … I ministri della Chiesa devono far in modo che le persone omosessuali affidate alle loro cure non siano fuorviate da queste opinioni, così profondamente opposte all’insegnamento della Chiesa. Tuttavia il rischio è grande e ci sono molti che cercano di creare confusione nei riguardi della posizione della Chiesa e di sfruttare questa confusione per i loro scopi.” (sezione 8).
“Anche all’interno della Chiesa si è formata una tendenza, costituita da gruppi di pressione con diversi nomi e diversa ampiezza, che tenta di accreditarsi quale rappresentante di tutte le persone omosessuali che sono cattoliche. Di fatto i suoi seguaci sono per lo più persone che o ignorano l’insegnamento della Chiesa o cercano in qualche modo di sovvertirlo.” (sezione 9).
“… questa Congregazione desidera chiedere ai Vescovi di essere particolarmente vigilanti nei confronti di quei programmi che di fatto tentano di esercitare una pressione sulla Chiesa perché essa cambi la sua dottrina, anche se a parole talvolta si nega che sia così. Un attento studio delle dichiarazioni pubbliche in essi contenute e delle attività che promuovono rivela una calcolata ambiguità, attraverso cui cercano di fuorviare i pastori e i fedeli. Per esempio, essi presentano talvolta l’insegnamento del Magistero, ma solo come una fonte facoltativa in ordine alla formazione della coscienza.” (sezione 14).
“Particolare attenzione dovranno quindi avere i Vescovi nella scelta dei ministri incaricati di questo delicato compito, in modo che essi, per la loro fedeltà al Magistero e per il loro elevato grado di maturità spirituale e psicologica, possano essere di reale aiuto alle persone omosessuali, per il conseguimento del loro bene integrale. Tali ministri respingeranno le opinioni teologiche che sono contrarie all’insegnamento della Chiesa e che quindi non possono servire da direttive in campo pastorale.” (sezione 17).
“Dovrà essere ritirato ogni appoggio a qualunque organizzazione che cerchi di sovvertire l’insegnamento della Chiesa, che sia ambigua nei suoi confronti, o che lo trascuri completamente. Un tale appoggio, o anche l’apparenza di esso, può dare origine a gravi fraintendimenti. Speciale attenzione dovrebbe essere rivolta alla pratica della programmazione di celebrazioni religiose e all’uso di edifici appartenenti alla Chiesa da parte di questi gruppi, compresa la possibilità di disporre delle scuole e degli istituti cattolici di studi superiori. A qualcuno tale permesso di far uso di una proprietà della Chiesa può sembrare solo un gesto di giustizia e di carità, ma in realtà esso è in contraddizione con gli scopi stessi per i quali queste istituzioni sono state fondate, e può essere fonte di malintesi e di scandalo.” (sezione 17).
Lungi dall’essere solo un documento di natura teologica, la lettera pone una forte enfasi sul tentativo di reprimere la discussione sull’omosessualità nella Chiesa e di ridurre al silenzio qualsiasi forma di apertura verso gay e lesbiche e i loro problemi. La lettera contiene affermazioni apparentemente positive, ma esse sono sempre sminuite da altri messaggi del testo.
La sezione 10 della lettera è un classico esempio di questo fenomeno: “Va deplorato con fermezza che le persone omosessuali siano state e siano ancora oggetto di espressioni malevole e di azioni violente. Simili comportamenti meritano la condanna dei pastori della Chiesa, ovunque si verifichino. Essi rivelano una mancanza di rispetto per gli altri, lesiva dei principi elementari su cui si basa una sana convivenza civile. La dignità propria di ogni persona dev’essere sempre rispettata nelle parole, nelle azioni e nelle legislazioni.”.
Il paragrafo successivo annulla tutti i messaggi positivi di quello citato sopra: “Tuttavia, la doverosa reazione alle ingiustizie commesse contro le persone omosessuali non può portare in nessun modo all’affermazione che la condizione omosessuale non sia disordinata. Quando tale affermazione viene accolta e di conseguenza l’attività omosessuale è accettata come buona, oppure quando viene introdotta una legislazione civile per proteggere un comportamento al quale nessuno può rivendicare un qualsiasi diritto, né la Chiesa né la società nel suo complesso dovrebbero poi sorprendersi se anche altre opinioni e pratiche distorte guadagnano terreno e se i comportamenti irrazionali e violenti aumentano.”.
La lettera offre, in termini di cura pastorale, messaggi tali da poter essere definiti misti. Per esempio, nella sezione 17, la lettera afferma: “… In particolare i Vescovi si premureranno di sostenere con i mezzi a loro disposizione lo sviluppo di forme specializzate di cura pastorale per persone omosessuali. Ciò potrebbe includere la collaborazione delle scienze psicologiche, sociologiche e mediche, sempre mantenendosi in piena fedeltà alla dottrina della Chiesa”. Ma, più indietro nella lettera, si mette in guardia contro la conoscenza scientifica: “ la Chiesa è in grado non solo di poter imparare dalle scoperte scientifiche, ma anche di trascenderne l’orizzonte; essa è certa che la sua visione più completa rispetta la complessa realtà della persona umana che, nelle sue dimensioni spirituale e corporea, è stata creata da Dio e, per sua grazia, chiamata a essere erede della vita eterna.” (sezione 2).
E ancora prima, la lettera descrive come dovrebbe essere un programma pastorale adeguato, vale a dire che dia per scontato che gay e lesbiche sono tentati dall’attività sessuale: “Un programma pastorale autentico aiuterà le persone omosessuali a tutti i livelli della loro vita spirituale, mediante i sacramenti e in particolare la frequente e sincera confessione sacramentale, mediante la preghiera, la testimonianza, il consiglio e l’aiuto individuale. In tal modo, l’intera comunità cristiana può giungere a riconoscere la sua vocazione ad assistere questi suoi fratelli e queste sue sorelle, evitando loro sia la delusione sia l’isolamento.” (sezione 15).
Viviamo ancora sotto l’effetto della lettera del 1986 ma scorgiamo da alcuni segni che alcuni leader della Chiesa si stanno allontanando dal suo messaggio negativo. Durante il sinodo del 2015 abbiamo sentito molti vescovi affermare che bisogna scartare il linguaggio del “disordine oggettivo” e dell’“intrinseca malvagità morale”. Vediamo anche come alcuni vescovi abbiano intenzione di aprire una discussione sull’omosessualità e di ascoltare le voci che dissentono dagli insegnamenti della Chiesa. Vediamo parrocchie gay-friendly e programmi diocesani che non considerano l’evitare l’attività sessuale il loro interesse primario.
La lettera del 1986 ha ferito e danneggiato enormemente lesbiche e gay. Molte persone, etero e omo, hanno lasciato la Chiesa proprio a causa di questo messaggio e molti continuano a farlo quando sentono questa affermazione. Probabilmente, trent’anni più tardi, iniziamo a vedere che le critiche che teologi e laici hanno fatto a questo documento iniziano a raggiungere i livelli più alti della Chiesa. Ogni volta che leggo la lettera finisco con l’avere l’idea che l’autore avesse immaginato una Chiesa presa d’assalto, all’interno e all’esterno, da chi ha un punto di vista positivo su gay e lesbiche. Ho sempre immaginato anche che gli autori avessero concepito questa lettera come i muri di una fortezza costruiti intorno ad essa. Forse, trent’anni dopo, stiamo vedendo crollare queste mura, almeno un po’.
* Questo mese nella storia LGBT cattolica è una serie di articoli di Bondings 2.0 miranti a informare i lettori sulla ricca storia degli ultimi decenni – sia in positivo che in negativo – riguardante la battaglia per l’uguaglianza dei cattolici LGBT. Speriamo che essa mostri ai lettori quanto la Chiesa sia andata avanti ma anche, purtroppo, quali passi indietro abbia fatto e quanta strada abbiamo ancora da percorrere.
Una volta al mese lo staff di Bondings 2.0 posterà un articolo riguardante, appunto, questi trentotto anni di storia. Setacceremo le edizioni dell’antenato di Bondings 2.0, Bondings, la newsletter di New Ways Ministry in formato cartaceo. Abbiamo iniziato a pubblicare Bondings nel 1978 e sfortunatamente, dal momento che i numeri sono solo cartacei, in molti casi non potremo reindirizzare il lettore alla fonte delle notizie.
Testo originale: Catholic LGBT History: 30th Anniversary of the “Ratzinger Letter”