Accogliere l’omosessualità di nostro figlio ha reso più unita la nostra famiglia
Testimonianza Len Szumiloski* pubblicata sul sito di Fortunate Families (Stati Uniti), Associazione di genitori cattolici con figli LGBT, liberamente tradotta da Silvia Lanzi
Come cattolico praticante, sedevo nel mio banco in parrocchia nella festa della Sacra Famiglia, la domenica tra Natale e il primo dell’anno, e ho sentito il nostro splendido diacono, un uomo devoto, pio e sincero, fare un’omelia su alcuni dei “mali della nostra società che minacciano la vita familiare”, ed uno di questi era l’omosessualità. Di solito trovo grande consolazione, pace e appagamento nella mia fede, ma i suoi commenti mi hanno colpito come un pugnale mentre ascoltavo. Ho provato con tutte le mie forze – con grande frustrazione – ad assimilarli alla mia esperienza di vita.
Tre giorni prima, a Natale, i miei figli vennero da lontano a casa nostra per celebrare la grande e bellissima festa di Natale con la loro madre e me. Com’eravamo felici e tranquilli, sapendo che ognuno dei nostri tre figli era felice ed in pace con se stesso e con il Signore: due figli con le loro mogli, uno con i suoi figliastri, ed il nostro terzo figlio con il suo compagno, con cui stava da ormai cinque anni.
Il nostro pranzo di Natale è stato un momento di grazia, mentre ci prendevamo per mano intorno al tavolo, ringraziando ognuno Dio per i doni e per le vite piene che avevamo, ed per il Suo amore che ci riempiva e ci guidava. Il rispetto per gli altri, l’amore e la felicità che vedevamo attorno alla tavola di Natale erano delle forze spirituali così potenti che, quando ho ripensato a quel momento, mi sono dovuto chiedere: “Dov’era la ‘minaccia’ per la nostra vita familiare intorno a quella tavola di Natale?”
Io e mia moglie ricordiamo i giorni prima di conoscere l’orientamento sessuale di nostro figlio, sapendo ora come avesse sofferto in silenzio, avendo paura di raccontarci di sé; ricordiamo come diventò chiuso in se stesso, apatico e depresso portando quel segreto da solo. Quella è stata una vera e propria minaccia per la nostra vita familiare. Una volta che fece coming-out il sollievo che provò fu come “una boccata d’aria fresca” per lui e per noi; finalmente era se stesso, interamente onesto.
Abbiamo ricordato il giorno di cinque anni fa, quando nostro figlio gay ci disse “Ho trovato qualcuno con cui condividere la mia vita, qualcuno in cui vedo il riflesso di Dio.” Queste parole hanno echeggiato nei miei pensieri di molti anni prima quando mi sono innamorato di sua madre. Dovevo dirgli di non sentirsi così, perché non capivo un tale sentimento verso una persona dello stesso sesso, o dovevo dire che questi sentimenti di amore erano “male”? Non ero assolutamente in grado di dirgli, “Questo è sbagliato, è una ‘minaccia’ per la vita della nostra famiglia.”
Alcuni potrebbero dire questo scenario natalizio avrebbe potuto essere una “minaccia” per i nostri nipoti, adolescenti e impressionabili, che sedevano con noi al tavolo e condividevano l’amore che tutti quanti mostravamo. Una minaccia a cosa? Alcuni pensano che l’orientamento sessuale del loro zio e del suo compagno, a cui vogliono bene, si “attaccherà” a loro, che vorranno così replicare i sentimenti del loro zio?
La natura ha già determinato l’orientamento sessuale di questi ragazzi e se si tratta dell’omosessualità dovranno percorrere la stessa strada per la scoperta di sé. Ma se il loro orientamento è quello eterosessuale, nulla di quello che osserveranno, ascolteranno o leggeranno, lo potrà cambiare.
L’orientamento sessuale, i nostri sentimenti, ciò che siamo nel profondo, come parte del nostro essere, non “si attacca”! Comunque quello che si “attaccherà” a questi bambini – e abbiamo già visto molto forte l’evidenza in questo senso – saranno i sentimenti di accettazione degli altri (specie di quelli che sono diversi da loro), di tolleranza, di comprensione e di amore piuttosto che diffidenza, pregiudizi, rifiuto e paura di chi è diverso, o peggio, i sentimenti di odio. Quale tipo di sentimenti è davvero una “minaccia” per la vita della nostra famiglia?
Quanto falso e disastroso sarebbe stato se nostro figlio gay non avesse fatto coming-out, ma avesse invece deciso di vivere segretamente una bugia tentando di sposarsi con qualcuno del sesso opposto (non perché lo volesse, ma perché se lo aspettava la società che lo avrebbe accettato di più), avere possibilmente anche dei figli, odiandosi però nel profondo di se stesso perché viveva questa bugia, per essere ipocrita.
Quella facciata non sarebbe stata una minaccia molto più pericolosa e di più ampia portata per la vita familiare nella sua interezza del vivere la sua vita onestamente, accettando di essere se stesso, amando e prendendosi cura degli altri in modo onesto?
Se mio figlio gay avesse vissuto una vita promiscua, avendo molti partner senza una relazione stabile, questa sarebbe stata davvero una “minaccia per la vita famigliare”, non ci sono dubbi! Ma non è una minaccia se i miei figli eterosessuali avessero vissuto vite promiscue, se fossero stati con molte donne in relazioni non impegnative?
Forse allora per esprimere più accuratamente lo spirito dei commenti del nostro diacono, sarebbe quello di riformulare queste dichiarazioni per dire che “la promiscuità è una minaccia per la vita famigliare.” Dubito che qualcuno possa aver nulla da contestare su questo. Speriamo di essere veramente cresciuti dall’incredulità, dalla rabbia e dallo shock che abbiamo provato quando abbiamo saputo per la prima volta dell’omosessualità di nostro figlio. Col tempo, questa esperienza ha insegnato a tutti, dai nipoti ai nonni, non solo la tolleranza per le cose che non capiamo pienamente negli altri, ma la compassione, l’amore e un profondo senso di spiritualità che non avevamo mai avuto prima.
La famiglia consiste in persone che portano avanti una relazione piena di cura, di condivisione, di amore che è il bastione della società, la “pietra d’angolo” della nostra cultura, l’omosessualità non è certo una minaccia a questa famiglia. Piuttosto, è qualcosa che la migliora!
* Questa storia è stata pubblicata originariamente in “Democrat & Croniche”, Rochester (New York), 8 aprile 1998.
Testo originale: Len’s story: Enfolding gay son elevates a family