Al Forum dei cristiani LGBT ho scoperto una chiesa e una società inclusive
Testimonianza di Alberto sul V° Forum dei Cristiani Lgbt (Albano Laziale, 5-7 ottobre 2018)
Il quinto Forum dei Cristiani Lgbt è stato ricco di spunti, partecipato e ben organizzato. Personalmente è stato il primo Forum a cui partecipavo dopo altri incontri simili, pionieristici, di molti anni fa: erano gli incontri ad Agape dei gruppi gay-credenti del nord Italia, i primi che si costituivano negli anni ottanta. La mia testimonianza ha come focus di interesse, quindi, la differenza tra esperienze così lontane cronologicamente.
Mi si permetta la nostalgia del tempo andato. Oggi i partecipanti sono più belli, l’organizzazione più puntuale, gli ospiti più importanti. Allora eravamo più bruttarelli, l’organizzazione molto più autarchica, gli ospiti pochi e solo di rado famosi. Ma c’era la gioia del pioniere, la consapevolezza stimolante di essere ad un inizio, una certa baldanzosa incoscienza, la voglia di mettere una pietra basilare. E’ uno sviluppo naturale in tutto, nelle organizzazioni religiose come nelle politiche: i fondatori sono più entusiasti e rozzi, i progrediti più precisi ma meno infervorati.
A parte queste romanticherie, mi preme sottolineare una cosa assolutamente fondamentale. La presenza di un vescovo cattolico, di tanti religiosi in tonaca, la location in un istituto cattolico, la partecipazione di tanti eterosessuali – sia pure come genitori di gay – e di tante donne: tutto questo un “giovane” lo può vivere come normale – anche le telenovelas sono piene di gay! –
In realtà è un segno dei tempi nuovi, il segno di una grande conquista, il segno di un importante cammino effettuato dalla Chiesa e dalla società. E’ un aspetto che ad un “vecchio” balza agli occhi, enorme.
Ai tempi pionieristici – che sono certo passati, ma non da troppi anni – i preti erano riconoscibili solo con molta discrezione, i luoghi e le persone della Chiesa ufficiale lontani e preclusi ( ed era tanto che non fossero presenti e punitivi!), gli eterosessuali e le donne scarsamente rappresentati.
Il mondo attuale – che ha banalizzato e spersonalizzato tutto, uomini e cose – ha però come aspetto positivo una certa crescita civile, una presa di coscienza dell’entità dell’altro e del sé, un equilibrio di giudizio che non vanno sottovalutati, ma anzi apprezzati.
Non ci si deve sedere nella falsa soddisfazione che tutto sia raggiunto, non si deve dimenticare quanto resta da fare. Ma quello che si è raggiunto, il progresso fatto, il livello in cui si è ora vanno apprezzati con soddisfazione e riconoscenza.
A questo proposito, tra i tanti ponti che dobbiamo gettare, gettiamone uno verso quei pastori e quei genitori che si interrogano sulla realtà LGBT – che sicuramente per loro è spinosa e fonte di preoccupazione – e, invece di presentargli la solita lista di doléances e di richieste inevase, offriamo loro la nostra gratitudine per i loro sforzi, il nostro riconoscimento per il cammino che fanno, la nostra gioia per il fatto di vederceli vicini.