Al Forum di Albano ho riscoperto la “convivialità delle differenze”
Erano anni che non mi capitava di sentirmi così alla fine di un “campo”: contento, vivo, legato a persone conosciute da pochi giorni, grato. Davvero, gratitudine è la parola che meglio esprime cosa avevo nel cuore tornando a casa: gratitudine per tutte le persone incontrate, storie, volti, sguardi, parole, abbracci. Quanta ricchezza, quanta umanità. Quanta bellezza.
Gratitudine per chi ha organizzato e reso possibile questo evento: e con quanta cura! Bazzico spesso riunioni, corsi, assemblee e mi è sembrato di scorgere una grande qualità in ogni cosa. Liturgie ben curate, divisioni di compiti, cura dei tempi e del percorso, grande attenzione ai particolari e alle persone. Penso che ad Albano è stato dimostrato ancora una volta che non sono i soldi ciò che serve per fare cose grandi (certo se ci sono e li si usa bene non guastano … ma da soli, fanno poco).
In uno spirito di volontariato puro, con sobrietà ma non per questo meno gusto e profondità, il Forum è stato un evento significativo capace di far incontrare una rete di gruppi e persone che nonostante le differenze e le distanze hanno lavorato insieme, rafforzato legami, condiviso sogni, seminato progetti.
Bravi! Davvero … godetevi e incassate i meritati complimenti. Bravi tutti voi che avete lavorato a questo Forum (e da quello che ho capito c’è stata davvero la capacità di attivare moltissime persone, energie, contributi!).
Gratitudine infine a Dio, il Grande Ricamatore, capace di tessere magnifici arazzi con il niente delle nostre vite, di far apparire armonie e arcobaleni la dove meno ce lo si aspetta. Ho partecipato al Forum come “cane sciolto”, non appartenendo a nessun gruppo, e per me è stata una prima volta: prima volta insieme a tante e tanti omosessuali, prima volta in “pubblico” alla luce del sole! A livello personale è stato un momento davvero importante che mi ha aiutato a sentire che quello che ho sempre intuito e creduto è anche possibile.
Ho sempre pensato che se sono omosessuale non è una colpa e che certamente questo ha un significato nel piano che il creatore ha su di me, che Dio mi ama come sono e non devo vergognarmi di quello che sono. Eppure solo recentemente, a quarant’anni, ho preso pienamente coscienza di quanto fosse pesante questa “consegna del silenzio” che ho accettato e fatta mia e che diventa come una gabbia, una prigione: accettare di vivere nascondendo quel che sono, i miei desideri più veri, facendo finta di essere altro.
Accettare il copione di una vita sociale ufficiale, in regola, “a posto”, costringendomi a vivere sdoppiato. Il forum è stato per me un’occasione molto importante per aprire un varco in questa gabbia e per respirare aria nuova.
Sono tornato a casa con tanto calore e coraggio ma anche con molte idee e nuovi spunti. Provo solo ad accennarne qualcuno che più mi ha colpito. Nulla e niente ci può separare dall’amore di Dio! Questo è stato il ritornello: la centralità, il primato di Dio e del suo amore per noi. E questa nostra sensibilità nel sentirlo al fianco di tutti gli esclusi della storia perché lo scopriamo al nostro fianco.
E sentire che in questo orizzonte la nostra “differenza” assume un significato diverso: non è più solo un problema con cui convivere o da risolvere ma un talento, una marcia diversa che ci è chiesto di mettere al servizio del Regno.
“Oltre il risentimento” perché se riusciamo a sciogliere il nodo di rabbia che spesso, comprensibilmente, accompagna il nostro cammino, possiamo scegliere e tentare la strada del dialogo, del confronto, dedicando sempre più le nostre energie a costruire ponti e tessere nuove trame. E questo lo abbiamo vissuto in diretta al Forum, dove abbiamo respirato e dato corpo alla “convivialità delle differenze”: è stato bello vedere che non la pensiamo affatto tutti allo stesso modo ma siamo stati capaci di ascoltarci e di rispettarci.
Questo è stato possibile sia per la disponibilità e la sensibilità dei partecipanti ma anche per il modo in cui abbiamo lavorato e le modalità con cui è stato gestito l’evento dalla sua ideazione fino alla conduzione delle giornate. Una questione di “metodo” su cui si potrebbe fare approfondimento … ma non è questa la sede.
Abbiamo intuito che la nostra abitudine a vivere fuori dagli schemi e dai dogmi, ci rende forse più capaci di un dialogo “ecumenico”: siamo quelli che ricordiamo che bisogna sempre ritornare al cuore del messaggio evangelico, allo spirito, senza fermarci a leggi e consuetudini che rischiano di generare violenza, discriminazione e divisione.
Solo una Chiesa ecumenica e aperta al dialogo intereligioso saprà essere credibile testimone del messaggio del nazareno crocefisso fuori dalle mura dell’ortodossia e delle certezze. Tra le differenze si è parlato anche di una prospettiva di genere: la differenza tra l’essere gay e lesbiche, la difficoltà aggiunta dell’essere donna e omosessuale.
Non ne abbiamo parlato in astratto, ma attraverso i primi passi di un confronto diretto, raccontandoci e ascoltandoci, partendo dalle nostre storie e dalla concretezza del nostro essere li, insieme, con i nostri corpi nello stesso luogo. Importante anche chi, con le sue irruzioni a volte colorite, sempre sincere, ci ha ricordato altre sofferenze, di chi si sente in transizione di genere: tema per me difficile da digerire!
E’ stato detto che sarebbe bello se tra vent’anni non serviranno più i gruppi di omosessuali credenti perché vorrebbe dire che la Chiesa e la società saranno diventate capaci di accogliere tutti gli uomini nei loro diversi e variegati percorsi e che tutti, etero-omo-bi-tri-trans-post-quel chesiamo siamo, cammineremo insieme perché ognuno sarà prima di tutto se stesso, con il suo nome e la sua irripetibile unicità da condividere con gli altri.
Non vedete i germogli, non leggete i segni? Il tempo è maturo, il Regno è vicino. Con l’augurio a tutti di saper sempre leggere nella nostra vita i segni di speranza che insieme abbiamo cantato ad Albano, Buona Pasqua a tutti.