Al Sinodo il vescovo Zuppi nella chiesa serve “una grande comunione” e “una pastorale per i cattolici omosessuali”
Articolo di Francesco Gnagni pubblicato sul sito Faro di Roma il 18 ottobre 2018
“Se i vecchi sognano i giovani sogneranno. Non è una questione di giovanilismo, ma un messaggio importante. Il problema dei giovani riguarda tutta la Chiesa, per capire quale Chiesa vogliamo essere. Se guarderemo con speranza il futuro si apriranno tante prospettive”. E sui lavori del Sinodo dei vescovi sui giovani, attualmente in svolgimento in Vaticano, “un importante elemento è quello della comunione: se vogliamo uscire dal clericalismo, dalla logica dei nazionalismi, delle chiusure di prospettive limitate, etniche, nazionali e populiste, è proprio la comunione. Ed è questa che può permettere alla Chiesa di rispondere alle tante domande cui fare fronte”. Lo ha affermato l’arcivescovo di Bologna monsignor Matteo Maria Zuppi, tornando dall’evento Ponti di Pace che ha avuto luogo a Bologna dal 14 al 16 ottobre, durante il durante il Briefing in sala Stampa vaticana sui lavori del Sinodo.
“Ponti di pace è stato uno dei temi venuti fuori più volte, quello dei profughi e dei migranti, e del dialogo interreligioso in una dimensione che riguarda i giovani anche in una maniera più diretta. Se fino a cinquant’anni fa a Bologna un musulmano non c’era oggi ci sono tante comunità islamiche. Quindi dobbiamo considerare questa situazione”, ha infatti spiegato l’arcivescovo del capoluogo emiliano. Mentre invece il Sinodo “è una esperienza di grande comunione, quello che è la Chiesa cattolica”, ha commentato Zuppi. “Di incontro, di conoscenza, dove cercare di ricostruire le diverse provenienze, di grande ascolto cioè di situazioni diversissime, e quindi di un poliedro con la bellezza di tentare un percorso unitario in situazioni che sono evidentemente diversissime. Maturando assieme, come nel lavoro dei circoli minori, in cui si obbliga a una elaborazione concettuale propositiva”.
Interpellato dai giornalisti sul mondo dei cosiddetti cattolici Lgbt, Zuppi ha detto: “che ci sia un problema pastorale è evidente”. “La pastorale non è mai qualcosa di univoco. Credo che sia un problema importante che riguarda tante persone. Nella diocesi di Bologna c’è un problema che si sta ponendo, e nemmeno da adesso, visto che il gruppo di omosessuali cattolici ha più di trent’anni, e che bisogna vedere nelle diverse situazioni. Ad esempio una cosa è quando parliamo dell’Occidente e un’altra dell’Africa. Si tratta di una questione pastorale. Ma quando diventa un problema ideologico è molto più complicato”.
In ogni caso, durante il suo intervento, Zuppi ha spiegato che un punto importante della missione della Chiesa è che questa “parla con tutti, e vuole arrivare a tutti. Una sottolineatura arrivata da molte parti durante i lavori. Nessuno è escluso, come suggerisce il Papa, superando dei confini che poi si ricreano subito. Ma bisogna andare sempre oltre, qual è il problema?”.
