Nel nome del Padre. Anche in Germania si sperimentano le “messe per gay”
Articolo tratto dalla rivista mensile Têtu (Francia), del giugno 2013, liberamente tradotto da Marco Galvagno
Incredibile ma vero, da molto tempo le parrocchie cattoliche di diverse città tedesche autorizzano messe speciali per le persone omosessuali.
Ma se alcune diocesi mostrano sicuramente un’apertura di spirito superiore a quella del Vaticano, le persone che organizzano le celebrazioni per le persone omosessuali si muovono su un terreno difficile.
Chiesa di San Fedele a Stoccarda (Germania). In mezzo a una strada buia e semideserta la chiesa si riempe a poco a poco. Sono le 18, tra qualche minuto comincerà l’unica messa per le persone LGBT del mese di dicembre. Un uomo giovane entra in chiesa e abbraccia uno degli organizzatori.
In fondo alla sala alcuni fedeli accendono una cinquantina di candele. Seduti a semicerchio intorno all’altare una ventina di partecipanti aspettano tranquillamente l’inizio della messa. Il suono del piano e del flauto danno il via. Un signore serio avanza con la candela in mano, recita una preghiera, poi la musica ricomincia e don Stefan Spitzner gli dà il cambio.
Segni di croce e canti si mescolano, una coppia di uomini si divide un messale, uno dei due ha in mano il libro e l’altro lo illumina con la candela. Dopo un’oretta il prete celebra l’eucarestia. Avvolto dai paramenti viola, don Stefan è un prete come tutti gli altri. Nel 1996 il religioso ha deciso di creare in seno alla chiesa cattolica uno spazio per le persone LGBT.
L’idea era d’accogliere dei credenti che non si sentivano benvenuti nelle messe ‘normali’. All’epoca Stoccarda era una delle prime città a fare questo tipo di messa. Diciassette anni dopo si contano ancora sulla punta delle dita.
In cambio non hanno tutte lo stesso rituale. Nel cuore della Baviera cattolica gli organizzatori della messa di Monaco portano la bandiera arcobaleno sull’altare della chiesa di San Paolo.
A Stoccarda don Stefan è più riservato. “Attenzione” spiega il prete, “l’omosessualità non è l’argomento principale, del resto non ne ho parlato stasera”.
È questo il limite che non deve oltrepassare se non vuol essere revocato, deve restare evasivo sulla sessualità, compresa la sua omosessualità. “Fino a che mi dichiaro gay e basta, non c’è problema nella mia diocesi, ma altri vescovi non vogliono nemmeno sentir parlare del tema”.
In pubblico il prete non vuole precisare se pratica l’astinenza o cosa pensi delle coppie gay. Ma questo non gli impedisce di scherzare sulla situazione: “Anche a Roma ci sono le messe gay, basta vedere come vanno vestiti in Vaticano”.
In totale sono cinque i preti che si alternano con Spitzner nel dire messa, la maggior parte dei preti sono anche loro omosessuali, ma non è un criterio determinante, afferma uno degli organizzatori.
Dopo la messa i partecipanti si recano in un edificio della diocesi lì vicino dove cenano insieme con salumi, insalate e bevande. In un ambiente conviviale si confrontano e parlano d’accettazione e di rispetto.
Sandy, 40 anni, è protestante, partecipa a questi incontri per rispetto alla sua amica Eva, cattolica. “Quando vengo qua non sono obbligata a riflettere sui passaggi della Bibbia che dicono che fede e omosessualità sono compatibili”.
Stephan, 49 anni, e Jorg, 43, sono una coppia da dieci anni e hanno celebrato il loro pacs tre anni fa. Sono molto praticanti, vanno a messa tutte le domeniche e sperano un giorno di potere sposarsi in chiesa. “Ora siamo molto lontani, ma in futuro chissà, basta che non mi tocchi mettere il velo della sposa” scherza Jorg.
Titolo originale: La messe est dite