Benedire l’amore omosessuale: un nuovo segno dell’Alleanza di Dio con gli esseri umani
Riflessioni di Antonio De Caro*
Nelle ultime settimane mi sono sentito molto strano, come omosessuale credente. Molto più strano del solito. Da una parte, ho lavorato intensamente alla traduzione e alla sintesi del testo austriaco „Benediktion von gleichgeschlechtlichen Partnerschaften“ (La benedizione delle unioni omosessuali, Regensburg editore, 2020, 208 pagine); dall’altra ho seguito il dibattito italiano sulla proposta di legge Zan contro i reati di odio omofobico.
Due pianeti diversissimi. I diversi studi che compongono il libro parlano di una Chiesa capace di riconoscere i suoi errori, di chiedere perdono, di aprire orizzonti nuovi di sapienza e di accoglienza. Ho volato davvero in alto, e ho messo molto volentieri il materiale a disposizione di Gionata perché anche altri provassero la mia speranza e la mia gioia. Le discussioni italiane, come quelle che hanno trovato spazio nelle pagine di Avvenire, mi hanno invece ispirato grande amarezza.
Sono proprio i vescovi italiani ad opporre le resistenze più aspre alla riconciliazione e al rinnovamento. Gli omosessuali credenti e i loro familiari ed amici, che sperano in una maggiore tutela dalla violenza e dalla discriminazione, devono avere paura dei vescovi e della Chiesa, che si mostrano ostili a valori che dovrebbero essere scontati per chi annuncia il Vangelo e pretende di agire in nome del Dio di Gesù Cristo. Al punto che verrebbe spontaneo chiedere loro: “ma voi, esattamente, per chi lavorate?”.
Se ne trae l’impressione che mantenere posizioni ideologiche di potere sia più importante che difendere e soccorrere chi ha bisogno di protezione. È triste che sia solo il diritto civile, e non la Chiesa, ad agire nello spirito delle Beatitudini.
La Commissione Liturgica Austriaca ha iniziato a riflettere seriamente sulla possibilità di benedire le unioni omosessuali; ma, per impostare correttamente il problema liturgico, occorre prima modificare la posizione del Magistero. Questo è il motivo per cui più della metà del testo che ho schedato è dedicata ad approfondimenti giuridici, esegetici, teologici e pastorali per approdare ad una nuova valutazione etica sui comportamenti omosessuali.
Non ripeterò qui la struttura e il senso dell’argomentazione, che potete già trovare sugli aggiornamenti del Portale Gionata. Mi soffermerò solo su alcuni grandi temi che per me sono stati come fonti di luce.
Primo: l’ascolto. La Chiesa dovrebbe superare i suoi colpevoli indugi e porsi seriamente in ascolto: non solo delle persone omosessuali, con il loro reale, autentico e sofferto vissuto, ma anche della nuova sensibilità sociale ed ecclesiale, della giurisprudenza, delle scienze (medicina, sessuologia) e delle scienze umane (psicologia e sociologia), dell’esegesi biblica e della teologia morale.
Non è possibile né giustificabile, per il Magistero, pronunciare giudizi che possono provocare la serenità o la disperazione delle persone senza prendere in seria considerazione ogni forma di sapere, umano o divino, da cui dipendono il bene e il benessere delle persone. Quando la Chiesa parla, o quando la Chiesa tace, fa comunque qualcosa, poiché esercita un’influenza sulla mentalità e sulla società. Le posizioni della Chiesa sulla condizione e sulle relazioni omosessuali hanno già provocato, nei secoli, un immenso dolore: è ormai tempo che la Chiesa chieda perdono con gesti concreti di riconciliazione.
Secondo: l’empatia. La Chiesa, per difendere la propria autorità, si è arroccata in una teologia del peccato, della condanna e dell’esclusione; ha riservato la salvezza a chi è in grado di adeguarsi ad un modello di ascesi e perfezione che stranamente riguarda solo la morale sessuale. In tal modo ha trasmesso l’immagine di un Dio come giudice severo e impassibile.
Una teologia concentrata sul peccato ha danneggiato l’immagine del Dio buono e giusto, un Dio sensibile alle sofferenze delle sue creature, rivelato da Gesù Cristo; e ha prodotto una religione più chiusa nella ricerca narcisistica di una “purezza” solitaria e meno aperta a condividere e curare le sofferenze degli altri. Occorre ritornare ad una teologia sensibile al dolore e alla gioia delle persone, ad una teologia della comprensione e dell’empatia: solo questa, infatti, può suscitare compassione e quindi la disponibilità a farsi carico delle sofferenze degli altri.
Terzo: l’amore. La Bibbia non parla mai di omosessualità come oggi viene intesa e vissuta, cioè come orientamento profondo della persona, che non la sceglie. I passi biblici tradizionalmente -e colpevolmente- addotti come fondamento per la condanna delle relazioni omosessuali dipendono da una visione dell’uomo profondamente diversa da quella odierna, che vede nella sessualità un linguaggio della persona per esprimere la propria vocazione all’amore.
Le relazioni omosessuali andrebbero apprezzate per il loro potenziale di crescita nell’amore, soprattutto se le persone sono disposte ad impegnarsi responsabilmente e fedelmente per il bene dell’altro o dell’altra. La pretesa del Catechismo, che prescrive alle persone omosessuali la castità, è una palese violazione della libertà cui hanno diritto gli esseri umani e i cristiani per scegliere il loro percorso di vita.
Quarto: la preghiera. Le proposte liturgiche per la benedizione delle coppie omosessuali mettono al centro l’annuncio della Parola di Dio, il messaggio liberante della Pasqua di Gesù Cristo, la benevolenza con cui Dio guarda al desiderio di bene delle sue creature. Dio benedice l’essere umano, soprattutto quando fa la scelta di donarsi agli altri. E l’uomo benedice Dio, poiché lo ringrazia per il dono della vita, degli affetti, della redenzione operata da Gesù, della rigenerazione battesimale.
Da questa “doppia direzione” della benedizione (discendente ed ascendente) nasce una relazione con Dio, un’alleanza che la Chiesa non ha il potere di impedire, ma il dovere di rendere visibile: nell’amore fra due persone, infatti, si manifesta ancora il progetto di amore di Dio per l’umanità.
I partner che aspirano ad una benedizione per il loro progetto di vita sono quindi chiamati ad esprimere liberamente il loro consenso, a manifestarlo con un gesto liturgico concreto, mentre insieme alla loro comunità cristiana adorano il Dio buono e giusto (anaclesi), ricordano le meraviglie operate da lui (anamnesi) e ne invocano il sostegno soprattutto per il tempo della prova (epiclesi). Tutto questo è possibile perché Dio non può disprezzare la sincera preghiera delle anime che lo cercano come amico per la loro vita.
Mentre studiavo queste pagine così liberatorie non potevo fare a meno di pensare ai mesi dell’isolamento domestico durante l’emergenza CoViD-2019. Privati della ritualità visibile, noi omosessuali credenti abbiamo spontaneamente cercato – e trovato – la nostra dimensione intima di incontro con Dio, a cui siamo bene abituati, e da tempo: infatti siamo spesso stati esclusi dalla normale vita ecclesiale, e abbiamo dovuto e potuto cercare altre strade per entrare in relazione con Dio. È esattamente quello che è successo in questi mesi, quando abbiamo iniziato a celebrare insieme la Liturgia delle Ore dalle nostre case, cioè dalla nostra voglia di incontrare Dio nella preghiera che nessuna potenza umana ha mai potuto spegnere.
Ed è nel segno della preghiera che vorrei concludere questa riflessione, con un brano che -come un salmo- esprime abbandono fiducioso in Dio, e nello stesso tempo consola la comunità proprio perché reca a tutti l’annuncio che lui, sì, ci ascolta. Anche per noi, omosessuali credenti, Dio è sorgente di vita e salvezza. Lo dico a me stesso, e lo dico anche a voi, per alimentare la speranza di cui tutti abbiamo bisogno in questi tempi difficili.
Vi riporto quindi la solenne preghiera di benedizione che si trova nell’ultimo capitolo del libro. Sarebbe un miracolo se un giorno la Chiesa potesse benedire il nostro amore con queste parole. Però ricordatevi: noi non abbiamo bisogno del permesso degli uomini per benedire Dio ed essere benedetti da lui. Che usiate queste stesse parole o altre, non importa: se ci amiamo, il suo amore è dalla nostra parte. Sempre.
Signore Dio, autore della vita e sorgente dell’amore, a te eleviamo la nostra lode.
Tu hai creato gli esseri umani a tua immagine e li hai resi capaci di essere ’immagine del tuo amore e della tua fedeltà.
Attraverso la tua Parola e i profeti hai istruito il tuo popolo a conformare il cuore alla tua volontà, ad amare te e il prossimo come se stessi.
Nella tua cura paterna e nel tuo amore materno accompagni il cammino degli esseri umani e alimenti il bene nei loro cuori.
Tu hai mandato il tuo Figlio nel mondo per dare agli uomini l’esempio del tuo amore.
Quando gli uomini si allontanano dalla via del bene e dell’amore, tu li riconduci sulla tua strada, perché tu stesso sei il loro medico.
Quando si diffondono l’egoismo e l’odio, tu curi il cuore umano con la forza del tuo Spirito.
Tu hai chiamato l’uomo e la donna alla comunione e chiami anche uomini e donne, congiunti nell’amore reciproco, a percorrere il cammino della loro vita in amicizia ed amore.
Tu nutri l’aspirazione di chi si ama ad essere sostegno e protezione dell’altro.
Quando gli esseri umani si assumono la cura gli uni degli altri, si sostengono e si perdonano, portano i pesi dell’altro, la tua fedeltà diventa a noi visibile.
Guarda ora con benevolenza questi tuoi figli/queste tue figlie, con cui noi siamo alla tua presenza, riconoscenti perché tu li hai fatti incontrare per essere un segno del tuo amore.
Manda su di loro la Grazia dello Spirito Santo e sii tu stesso per loro protezione da ogni male.
Rafforza l’intenzione dei loro cuori perché crescano e maturino nella fedeltà vicendevole e proseguano il loro cammino con sicurezza.
Possa il loro amore diventare sempre più ricco di comprensione e compassione.
Aiutali ad essere un esempio di vita cristiana e ad essere responsabili nella società.
Dona loro di essere aperti agli altri e forti per alleviare le loro necessità.
Ala fine del loro cammino conducili alla comunione dei tuoi santi, nella festa senza fine, che tu prepari per coloro che ti amano.
Te lo chiediamo per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell’unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.
* Antonio De Caro insegna Lettere nelle Scuole Superiori. Esperto di filologia e cultura greco-latina, ha svolto progetti di ricerca in Italia e all’estero ed ha pubblicato diversi contributi su temi di letteratura e didattica. Ha curato la raccolta di riflessioni teologiche “Cercate il suo volto. Riflessioni teologiche sull’amore omosessuale“ ((edito da Tenda di Gionata, 2019, 48 pagine, ebook scaricabile gratuitamente).