Cari genitori cristiani amate i vostri figli LGBT solo perché ci sono
Riflessioni di Linda Diane Robertson* pubblicate nel libro di Susan Cottrell**, “Mom, I’m Gay”. Loving Your LGBTQ Child without Sacrificing Your Faith (“Mamma sono gay”. Come potete amare vostro figlio Lgbtq senza sacrificare la vostra fede), appendice 2, editore Westminster John Knox, edizione riveduta, Maggio 2016, libera traduzione di Diana
“Mamma, sono gay.” Sono parole sconvolgenti per molti genitori cristiani conservatori, tragicamente molti per molti genitori è come sentire dire che “Vostro figlio ha un tumore al cervello.” In realtà i cristiani proverebbero empatia per chi ha un tumore al cervello, ma se cercate di dire nella vostra chiesa che vostro figlio è gay, spesso troverete che non c’è comprensione, né per le persone omosessuali, ma nenche per le loro famiglie che li accettano cosi come sono. Non solo quanto viene detto in una comunità di fede, ma anche quello che non viene fatto può essere pesante per una famiglia che cerca solo amore e verità.
Non biasimo i genitori in questa situazione nemmeno per un secondo. Il Signore sa che stanno cercando di opporsi al vento che li percuote, su un tema su cui la chiesa non permette di confrontarsi. I genitori già soffrono, merntre i cristiani li criticano. Perciò appena sentiamo la parola gay o lesbica, come genitori, ci prepariamo all’impatto, perché sappiamo che arriverà l’attacco da parte della nostra chiesa.
Questa storia l’ho presa da Facebook, dove è stata postata. Mia figlia andava a scuola col fratello di questo ragazzo. La madre, Linda, mi diede il permesso di scrivere questo post con la speranza di aiutare i genitori e di prevenire altre tragedie. Ecco perché è importante la nostra risposta come comunità cristiana da dare a una persona vera, con una storia vera.
Testimonianza di Linda su suo figlio Ryan Robertson
Nella notte del 20 novembre 2001 una conversazione che si svolgeva su Messenger ha cambiato le nostre vite per sempre. Nostro figlio di 12 anni mi messaggiò nel mio ufficio dal computer nella sua camera da letto.
Ryan: posso dirti una cosa.
Mamma: sì ti ascolto
Ryan: bene non so veramente come dirtelo ma … non posso continuare a mentire su me stesso. Mi sono nascosto per troppo tempo ed ora devo dirtelo. Ma forse hai un’idea di ciò che sto per dirti. Sono gay. Non posso credere di avertelo detto.
Mamma: stai scherzando?
Ryan: no. Pensavo che l’avresti capito dallo zio.
Mamma: naturalmente l’ho capito. Ma cosa ti fa pensare di esserlo.
Ryan: Lo so. Non mi piace Anna, è solo una copertura.
Mamma: ma questo non ti rende gay.
Ryan: lo so. Ma tu non capisci. Sono gay.
Mamma: dimmi qualcosa di più
Ryan: è come sono ed è qualcosa che so. Tu non sei lesbica e lo sai che è la stessa cosa.
Mamma: che cosa vuoi dire?
Ryan: Sono gay. Sono così
Mamma: ti amo non importa come sei.
Ryan: sono bianco, non nero. Sono un ragazzo, non una ragazza. Sono attratto dai ragazzi non dalle ragazze. Tu sai come sei ed io so come sono.
Mamma: sai quello che Dio pensa di questi desideri?
Ryan: lo so.
Mamma: grazie per avermelo detto.
Ryan: sono molto confuso ora.
Mamma: ti amo di più perché sei onesto.
Ryan: lo so. Grazie.
Eravamo scioccati. Non che non conoscessimo ed amassimo le persone omosessuali – il mio unico fratello aveva fatto coming out anni prima e lo adoravamo. Ma Ryan? Non aveva paura di nulla, era un duro e tutto d’un pezzo. Non avevamo previsto questo coming out e l’emozione ci travolse, ci tenne svegli tutta la notte e, tristemente, la paura influenzò le nostre reazioni per i seguenti sei anni.
Abbiamo detto tutto quello che pensavamo avrebbero detto i genitori cristiani che pensavano che la Bibbia fosse la parola di Dio:
Ti amiamo. Ti ameremo sempre. E questo è difficile. Veramente difficile. Ma sappiamo cosa dice Dio di questo e così dovrai fare scelte difficili.
Ti amiamo. Ma ci sono altri uomini che hanno affrontato la stessa lotta, e Dio ha lavorato per trasformare i loro desideri. Ti daremo i loro libri … ascolterai le loro testimonianze. E confidiamo in Dio.
Ti amiamo. Ma tu sei giovane ed il tuo orientamento sessuale si sta sviluppando. I sentimenti che provi per altri ragazzi non ti rendono gay. Così ti prego di non dirlo a nessuno. Non sai ancora chi sei. La tua identità non è essere gay ma essere figlio di Dio.
Ti amiamo. Ti ameremo sempre. Ma se seguirai Gesù, la santità è la tua unica opzione. Dovrai scegliere di seguire Gesù non importa come, e dato che sai cosa dice la Bibbia e vuoi seguire Dio, abbracciare la tua sessualità non è una possibilità.
In sostanza abbiamo detto a nostro figlio che doveva scegliere tra Gesù e la sua sessualità. Lo forzammo a fare una scelta tra Dio e la sessualità. Scegliere Dio in pratica significava vivere una vita di solitudine (non innamorarsi mai, non avere mai un primo bacio, né tenersi per mano, né entrare in intimità con un compagno, né avere una storia), ma significava anche una vita piena, una pace perfetta e la ricompensa eterna.
Così per i primi sei anni nostro figlio cercò di scegliere Gesù. Come molti altri prima di lui, invocava Dio perché lo aiutasse ad essere attratto dalle ragazze. Studiava a memoria le scritture, s’incontrava settimanalmente col pastore del gruppo giovanile, partecipava con entusiasmo a tutti gli eventi del gruppo giovanile della chiesa e ai gruppi di studio biblici, fu battezzato. Leggeva tutti i libri che affermavano di sapere da dove provenissero i sentimenti gay, chiedeva consulenza per scoprire il “perché” della sua attrazione non voluta per altri ragazzi, lavorava con penose discussioni con mio marito e me, e costruiva dei forti rapporti di amicizia con altri ragazzi etero – come gli dicevano. Fece anche coming out all’intero gruppo giovanile, dando la sua testimonianza di come Dio lo aveva riscattato dalle trappole del nemico e condividendo – a memoria – i versi che Dio aveva usato per fare tornare Ryan in se stesso.
Ma nulla cambiò. Dio non rispose alla sua preghiera – né alle nostre – sebbene noi tutti credessimo con fede che il Dio dell’Universo – il Dio a cui nulla è impossibile – poteva facilmente rendere Ryan etero. Ma non lo fece.
Anche se i nostri cuori erano buoni (credevamo veramente che quanto stavamo facendo fosse pieno di amore) non demmo a Ryan nessuna possibilità di combattere con Dio, di capire che cosa pensasse che Dio gli dicesse tramite le Scritture sulla sua sessualità.
Avevamo creduto fermamente che ciascuno dei nostri quattro figli dovesse avere lo spazio d’interrogarsi sul Cristianesimo, di decidere da soli se volevano seguire Gesù, per entrare veramente in possesso della propria fede. Ma eravamo troppo timorosi per dare questo spazio a Ryan, quando ci parlò della sua sessualit, per paura che facesse la scelta sbagliata.
E così prima del suo 18 compleanno, Ryan, depresso, preda di istinti suicidi, disilluso e convinto che non sarebbe mai stato amato da Dio fece una nuova scelta. Decise di buttare via la sua Bibbia e la sua fede e di cercare quello che voleva disperatamente – la pace – in un altro modo. E il modo che scelse per primo furono le droghe.
Noi avevamo insegnato a Ryan – senza volerlo – ad odiare la sua omosessualità. E poiché la sessualità non può essere separata dalla persona, avevamo insegnato a Ryan ad odiarsi. Così quando cominciò a fare uso di droghe, lo fece con incoscienza e mancanza di precauzione per la sua sicurezza, il che era allarmante per tutti quelli che lo conoscevano.
Improvvisamente il nostro timore che Ryan potesse un giorno avere un compagno (una possibilità che onestamente mi terrorizzava) mi sembrò banale rispetto alla paura che morisse, specialmente alla luce del suo recente rifiuto del Cristianesimo e della sua crescente rabbia verso Dio.
Ryan iniziò con erba e birra … ma dopo sei mesi stava già usando cocaina, crack ed eroina. Fin dall’inizio era dipendente, ed il disgusto di sé e la rabbia verso Dio erano il combustibile per la sua dipendenza. Dopo breve perdemmo ogni contatto con lui. Per il successivo anno e mezzo non sapevamo dove fosse, nemmeno se fosse vivo o morto. Durante questo periodo orribile, Dio ebbe la nostra piena attenzione. Smettemmo di pregare perché Ryan diventasse etero. Cominciammo a pregare per lui perché sapesse che Dio lo amava.
Smettemmo di pregare per lui perché non avesse un compagno. Cominciammo a pregare perché un giorno ritornasse a Gesù. Smettemmo anche di pregare perché ritornasse a casa nostra … ma volevamo solo che ritornasse.
Quando nostro figlio ci chiamò dopo 18 lunghi mesi di silenzio, Dio aveva completamente mutato il nostro modo di vedere. Poiché Ryan aveva fatto cose terribili quando si era drogato, la prima cosa che mi chiese fu: “pensate che mi potrete mai perdonare?” (Gli risposi che naturalmente era già perdonato, era sempre stato perdonato).
“Pensate che mi amerete di nuovo?” (Gli dissi che non avevamo mai smesso di amarlo nemmeno per un secondo. Lo amavamo più di quanto lo avessimo mai amato).
“Pensate che mi potreste amare con un compagno?” (Piangendo gli dissi che potevamo amarlo con 15 compagni. Lo rivolevamo indietro nelle nostre vite. Volevamo di nuovo avere una relazione con lui … e con il suo compagno).
Era iniziato un nuovo viaggio di guarigione, di reintegrazione, di comunicazione aperta e Grazia, MOLTA grazia. E Dio era presente in ogni stadio del cammino, guidandoci e ricordandoci con gentilezza semplicemente di amare nostro figlio e di lasciare il resto a Lui.
Nei successivi dieci mesi imparammo ad amare nostro figlio. Nessun ma, nessuna condizione, lo amavamo solo perché respirava. Imparammo ad amare chiunque nostro figlio amasse. E fu facile. Ciò di cui avevo avuto paura diventò una benedizione.
Il viaggio non fu senza errori, ma avevamo l’amore l’uno per l’altro ed il linguaggio delle scuse e del perdono divenne una parte naturale della nostra relazione. Quando nostro figlio guarì dalla dipendenza dalle droghe e dall’alcool, noi andammo avanti con lui. Dio ci insegnò come amarlo, a rallegrarci con lui, a essere orgogliosi dell’uomo che stava diventando. Stavamo tutti guarendo e cosa più importante di tutte, Ryan cominciò a pensare che se noi potevamo perdonarlo ed amarlo, forse anche Dio avrebbe potuto farlo.
E poi Ryan fece il classico errore di un ex tossicodipendente… ritornò dai suoi vecchi amici che ancora si drogavano.
E una sera che pensavamo che fosse al cinema si scoprì che era la prima volta che si era bucato, in dieci mesi, ma fu anche l’ultima. Ryan morì il 16 luglio del 2009. E noi perdemmo la capacità di amare il nostro figlio gay, perché non avevamo più un figlio gay. Ciò che avevamo desiderato, per cui avevamo pregato, sperato, di non avere un figlio gay, infine si era realizzato. Ma non nel modo che avevamo previsto.
Ora quando ripenso alla paura che ha governato tutte le mie reazioni in questi sei anni, da quando Ryan ci ha detto che era gay, io tremo pensando a come sono stata sciocca. Avevo paura di tutte le cose sbagliate. Ed io mi addoloro non solo per il mio figlio maggiore, di cui sentirò la mancanza per il resto della mia vita, ma per gli errori che ho commesso.
Io sono addolorata per quello che avrebbe potuto essere se avessimo camminato sulla via della fede, invece che sulla via della paura. Ora, ogni volta che mio marito Rob ed io ci incontriamo con i nostri amici gay per una serata, penso a quanto mi sarebbe piaciuto andarli a trovare con mio figlio Ryan ed il suo compagno.
Invece andiamo sulla tomba di Ryan. Celebriamo gli anniversari: i compleanni che ci sarebbero stati ed il giorno indimenticabile della sua morte. Vestiamo in arancione – il suo colore. Conserviamo i suoi ricordi: fotografie, gli abiti che indossava, i messaggi, le cose che amava, i segni delle sue passioni, le raccolte delle canzoni buffe che inventava, il suo “Curious George” (un gioco) e la sua coperta da baseball, tutto quanto ci ricorda il nostro bel ragazzo … perché questo è tutto quello che ci è rimasto e non ci saranno nuovi ricordi.
Noi ci rallegriamo dei nostri figli adulti e della famiglia che si allarga quando si sposano, ma stiamo male per quello della “banda dei quattro” che manca. Contrassegniamo la nostra vita con i giorni BC (prima del coma) e AD (dopo la morte), perché ora siamo diversi; la nostra vita è cambiata irrimediabilmente – in mille modi – dopo la sua morte. Per noi sono amicizie preziose quelle con le persone con una “situazione simile alla nostra”, perché anch’essi hanno perso un figlio.
Piangiamo. Cerchiamo il paradiso, la misericordia e la redenzione, cercando non di migliorare ma di essere migliori. E preghiamo Dio perché usi la nostra storia per aiutare altri genitori ad amare sinceramente i loro figli solo perché respirano.
* Scritto il 5/12/2012 da Linda Diane Robertson e postato su Facebook il 14/01/2013. Ryan avrebbe avuto 29 anni nel 2018.
** Susan Cottrell è un’insegnante cristiana che ha avuto numerose esperienze di studio della Bibbia e nel discepolato. FreedHearts è il suo blog ed anche una rete per genitori cristiani con figli LGBT, ed ha raccolto le convinzioni maturate attraverso queste esperienze nel suo libro “Mom, I’m Gay” – Loving Your LGBTQ Child Without Sacrificing Your Faith (Mamma, sono gay. Come potete amare vostro figlio LGBTQ senza sacrificare la vostra fede). Lei e suo marito sono sposati da più di 30 anni, hanno cinque figli, due delle quali sono lesbiche. Vivono a Austin in Texas (USA).