Cattolicesimo, omosessualità e dignità
Testo di Daniel A. Helminiak* tratto da “Catholicism, Homosexuality and Dignity” edito da Dignity (USA)
Quale è l’insegnamento ufficiale della Chiesa cattolica sull’omosessualità? Si può essere gay, lesbica e cattolico? Ci si può considerare fedeli cattolici pur vivendo una relazione omosessuale?
Queste sono alcune delle domande a cui cerca di rispondere questo libretto editato da Dignity Usa, il più grande movimento cattolico statunitense formato da lesbiche, gay, transgender e dalle loro famiglie, per fornire delle risposte alle tante domande che spesso i gay e le lesbiche cattoliche si pongono.
.
1. Cos’è Dignity?
Dignity è un movimento laico nazionale di lesbiche, gay, bisessuali e transgender cattolici che comprende anche le rispettive famiglie ed amici. Dalla sua fondazione a Los Angeles nel 1969, con la direzione del padre agostiniano Patrick Nidorf, Dignity si trasformò in un’organizzazione nazionale nel 1973. La sua sede centrale è sita a Washington, D.C., ed attualmente raccoglie circa 75 gruppi in tutti i Paesi degli Stati Uniti.
Nei gruppi locali, i partecipanti adorano apertamente Dio con altri cattolici gay e lesbiche, organizzano eventi sociali, condividono le proprie esperienze personali e spirituali e lavorano insieme sui temi dell’educazione e della giustizia sociale. I membri si riuniscono in riunioni regionali periodiche ed in conferenze nazionali biennali. Nell’ambito nazionale, ed attraverso i gruppi locali, Dignity:
– auspica e promuove un cambiamento dell’insegnamento cattolico
sull’omosessualità;
– offre risorse pedagogiche, oratori ed altri materiali a parrocchie cattoliche, offre
– servizi a persone gay ed altri gruppi interessati;
– mantiene un dialogo costante coi vescovi cattolici;
– rappresenta i cattolici gay, lesbiche, bisessuali e transgender nei mezzi di comunicazione;
– presenta una testimonianza positiva, da una prospettiva cattolica, nella legislazione dei diritti civili;
– pubblica un giornale trimestrale ed un bollettino mensile;
– è membro fondatore di Organizzazioni Cattoliche per il Rinnovamento (COR), una rete di diversi Gruppi che auspicano la riforma della Chiesa;
– fa parte di una rete internazionale di Gruppi di cattolici gay, favorendo lo sviluppo di nuovi gruppi in paesi come Sudafrica, Polonia e Colombia;
– patrocina un Comitato sui Problemi della Donna;
– offre un servizio alle vittime di AIDS;
– ed offre molti altri servizi.
.
2. Quale è l’insegnamento ufficiale della Chiesa cattolica sull’omosessualità?
A metà degli anni ’70, la Chiesa cattolica riconobbe la differenza tra l’essere omosessuale” e il partecipare ad atti omosessuali (tra persone dello stesso sesso). La Chiesa cattolica sostiene che l’essere omosessuale, essendo uno stato indipendente dalla scelta umana, non è di per sé né cattivo né peccaminoso.
Gli atti omosessuali, dunque, vanno considerati cattivi allo stesso modo di come è considerato obiettivamente cattivo che gli eterosessuali celibi vivano una dimensione sessuale. La Chiesa raccomanda anche la comprensione e la compassione per le persone gay e lesbiche.
In una dichiarazione del 1976, Vivere in Cristo Gesù, i vescovi nordamericani scrissero, “Alcune persone si trovano, senza alcuna loro colpa, con un orientamento omosessuale. Gli omosessuali, come tutti gli altri esseri umani, non devono subire pregiudizi a sfavore dei loro diritti umani fondamentali.
Hanno diritto al rispetto, all’amicizia e alla giustizia. Devono svolgere un ruolo attivo nella comunità cristiana. . . . E la comunità cristiana deve dimostrare in modo tutto speciale la comprensione e l’attenzione verso di loro.”
Nel 1990, la Conferenza Nazionale di Vescovi Cattolici degli Stati Uniti ribadì questo insegnamento nella sua “istruzione sulla sessualità umana”.
.
3. Su quali elementi si fonda l’insegnamento cattolico sull’immoralità degli atti omosessuali?
Tutta l’etica cattolica rispetto alla sessualità si basa su questo principio: la procreazione è un aspetto imprescindibile della sessualità umana, e pertanto ogni atto sessuale deve includere la possibilità della procreazione.
Per questa ragione l’insegnamento cattolico riconosce come illeciti tanto gli atti omosessuali quanto l’uso dei contraccettivi, la masturbazione ed il sesso prematrimoniale ed extramatrimoniale.
Questo insegnamento si riferisce alla natura stessa della sessualità umana. La Chiesa, insomma, presenta questo insegnamento come una legge naturale relativa all’ l’ordine che il Creatore ha infuso nell’universo
.
4. Quale ruolo esercita la Bibbia nel determinare la moralità degli atti omosessuali?
A differenza di altre chiese cristiane, la Chiesa cattolica non basa unicamente la sua fede sulla Bibbia anche se, poi, si fonda sulla Bibbia per giustificare il suo insegnamento sulla legge naturale. I documenti ecclesiastici hanno affermato che, dal libro di Genesi fino al fine del Nuovo Testamento, c’è un’opposizione costante agli atti omosessuali.
Gli studiosi biblici contemporanei, tuttavia, hanno cominciato a mettere in discussione tali dichiarazioni. Possiamo dunque affermare che, letti nel loro giusto contesto storico e culturale, questi testi biblici non si riferiscono alle relazioni omosessuali mature ed amorose nel modo in cui noi le intendiamo oggi.
.
5. Qual’era l’intento dei testi biblici, se non quello di condannare l’omosessualità?
Non è facile riassumere brevemente il corpus dello studio sull’ omosessualità nella Bibbia. Riportiamo di seguito le interpretazioni proposte da alcuni studiosi:
La storia di Sodoma in Genesi 19 – Si tratta in effetti di un’offesa contro il dovere sacro dell’ospitalità. Così interpretano anche Ezechiele 16:48-49 e Sapienza 9:13-14. Il tentativo di violenza sessuale sugli uomini è solo un’aggiunta all’atrocità di questa offesa.
Levítico 18:22 – Proibisce gli atti sessuali tra uomini e li condanna come abominevoli. In effetti il termine “abominazione” allude semplicemente ad un’impurità o un tabù religioso — come quello di mangiare maiale.
Come nel caso dei cattolici cui anticamente era fatto divieto di mangiare carne il venerdì sotto pena di peccato mortale; l’offesa non consisteva nell’atto in sé, bensì nel tradimento della religione. Gli ebrei antichi dovevano evitare le pratiche comuni ai popoli definiti impuri.
Romani 1:27 – Paolo menziona uomini che mantenevano relazioni con altri uomini. Ma, per descriverli, usa termini come “ignominiosi” o “svergognati.”
Queste parole si riferiscono deliberatamente alla disapprovazione sociale, non alla condanna etica. Inoltre, secondo il linguaggio di san Paolo, diversamente dall’uso che ne faceva la filosofia stoica molto considerata in quel tempo, il termine paraphysin (“non naturale”), si traduce correttamente col termine “atipico” o “fuori dell’ordinario”.
Cosicché non implica nessun riferimento alla legge naturale. Neanche può implicare nessuna condanna etica perché in Romani 11:24 Paolo afferma che Dio agisce in modo “paraphysin”, cioè straordinario.
San Paolo considera che il sesso omosessuale è un’impurità (si veda Romani 1:24), esattamente come la mancanza di circoncisione o il cibo proibito. Lo menziona per sottolineare il messaggio principale della sua epistola: che i requisiti di purezza della Legge di Mosè non sono oramai rilevanti in Cristo Gesù. (Cfr. William L. Countryman, Dirt, Greed, and Sex).
In 1 Corinzi 6:9-10 ed 1 Timoteo 1:8-10 Paolo usa il termine “arsenokoitai” in una lista degli esclusi dal Regno di Dio. Si usa tradurre questo termine con “omosessuale”, ma il suo significato esatto è ancora oscuro. Intanto non include le donne, bensì solo “delinquenti sessuali” maschi. Il termine potrebbe essere interpretato alla luce dell’abuso e libertinaggio comunemente associato col sesso tra uomini nell’impero romano. (Cfr. Robin Scroggs, The New Testament and Homosexuality).
E infine in Genesi 1-3 si afferma che Adamo ed Eva furono creati per un rapporto unitivo e per la procreazione. Questi racconti utilizzano la relazione umana più usuale per trasmettere un insegnamento religioso.
Al centro della questione va messa la questione dell’amore e della saggezza di Dio che fece buone tutte le cose e che non descrive niente e nessuno come malvagio. Non c’è, dunque, niente che ci autorizzi a pensare che gli autori biblici pensassero di dare una lezione sul nostro orientamento sessuale.
.
6. C’è stata un’opposizione costante all’omosessualità durante la storia cristiana?
La più recente e dettagliata ricerca storica si oppone chiaramente a questa affermazione. Benché non si possa negare la presenza di una voce di dissenso in ogni secolo, non si può dire che c’è stata un’opposizione universale all’omosessualità nell’Europa cristiana fino alla fine del secolo XII, salvo per un breve periodo al tempo della caduta dell’impero romano. Non solo, durante quasi due secoli dopo che il cristianesimo arrivò ad essere la religione di stato, gli imperatori cristiani nelle città dell’Est non solo tolleravano la prostituzione omosessuale, ma imponevano su di essa anche delle imposte.
Nella Spagna visigota del secolo VII, una serie di sei concili ecclesiastici nazionali rifiutarono di appoggiare una legislazione reale contro gli atti omosessuali.
Già durante il secolo IX quasi tutte le regioni dell’Europa cristiana avevano codici locali di legge, con sezioni dettagliate sugli atti sessuali; nessuna, fuorché la Spagna, proibiva gli atti omosessuali. Durante l’Alto Medioevo, fioriva un sottocultura gay, come nell’epoca greco-romana. Un corpus di letteratura gay era materiale ordinario di studio nelle università medievali in cui erano educati i chierici.
L’opposizione all’omosessualità, come quella di s. Agostino e san Giovanni Crisostomo, si basava su ragioni che oggi risultano inaccettabili: argomenti della “legge naturale” appoggiati dalla fede in alcune credenze su supposte pratiche sessuali tra lepri, iene e donnole; un stoicismo filosofico che sospettava di qualunque piacere sessuale; un sessismo che reputava una effeminatezza degradante il ruolo passivo nell’atto sessuale.
La totale opposizione cristiana all’omosessualità sorse in un’epoca in cui la società medievale incominciò ad opprimere per la prima volta molti gruppi minoritari: gli ebrei, gli eretici, i poveri, gli usurai.
Molto influì anche una campagna per alimentare la partecipazione alle crociate, campagna basata sulle accuse mosse ai musulmani di praticare rapporti omosessuali accompagnati anche da violenze fisiche. Queste accuse contribuirono al cambiamento di atteggiamento dell’Europa cristiana rispetto al sesso gay e lesbico. (Cfr. John Boswell, Christianity, Social Tolerance, and Homosexuality).
.
7. Quali altre considerazioni devono farsi sulla moralità degli atti omosessuali ?
A parte il ricorso alle Scrittura e alla Tradizione (l’insegnamento di base della Chiesa), anche la prospettiva cattolica sulla moralità ricorre profondamente al ragionamento umano. L’argomento a partire dalla legge naturale è un esempio perfetto. Altre istanze sono lo studio delle scienze naturali, o l’attenzione alle esperienze personali di ognuno. Ma gli argomenti a partire dalla legge naturale sono equivoci, perché la natura della sessualità umana presta il fianco a molte controversie.
La procreazione è senza dubbio uno degli aspetti della sessualità. Ma la Chiesa cattolica permette il matrimonio tra compagni di cui si è accertata la sterilità ed anche il sesso tra compagni che non possono più concepire figli. Inoltre l’insegnamento cattolico ha enfatizzato recentemente l’aspetto unitivo del sesso (è un atto interpersonale da condividere, amoroso, buono).
Quale è, dunque, l’aspetto chiave del sesso tra gli esseri umani, quello biologico o quello personale? Le scienze umane non offrono nessuna conclusione universalmente accettata, ma l’opinione maggioritaria è che l’omosessualità sia una variante naturale, basata sulla biologia, fissata fin dall’infanzia, assolutamente non patologica, e che colpisce attorno ai 10 % della popolazione praticamente in tutte le culture conosciute, (questa percentuale include tanto quelli che si possono definire “esclusivamente” omosessuali quanto quelli “prevalentemente” omosessuali).
Allo stesso modo, mentre alcuni condanneranno gli omosessuali attivi come peccatori impenitenti, le lesbiche e i gay cristiani dei nostri tempi riconoscono la loro autoaccettazione come un momento di grazia e raccontano che, da quando si sono mostrati come sono, sono più felici, più sani e più vicini agli altri e a Dio.
.
8. Quali opzioni esistono per una persona che è omosessuale e cattolica?
L’insegnamento cattolico ufficiale richiede che le persone omosessuali si astengano dal sesso. Ma la Chiesa cattolica insegna anche solennemente che ogni persona è obbligata a formare la sua coscienza responsabilmente ed accuratamente, ed a seguirla come l’ultima risorsa in ogni decisione morale.
Né la Scrittura, né la Tradizione, né la teoria della legge naturale, né la scienza umana, né l’esperienza personale, appoggiano in modo dimostrabile l’insegnamento ufficiale cattolico sull’immoralità degli atti omosessuali.
Per questo motivo e dopo una lunga riflessione personale, molte lesbiche e gay cattolici hanno formato opinioni dettate dalla coscienza e non dall’insegnamento ufficiale del cattolicesimo, trovando anche il coraggio di formare coppie omosessuali fondate sull’amore. Si sono, dunque, equiparate le unioni omosessuali con molti matrimoni cattolici che però non possono accettare l’insegnamento ufficiale sulla contraccezione.
.
9. Ci si può considerare fedeli cattolici pur vivendo una relazione omosessuale?
La risposta è naturalmente positiva. Il problema infatti non riguarda l’insegnamento pubblico della Chiesa ma è solo un problema di coscienza chiamata ad applicare la dottrina cattolica con un discernimento che varia da caso a caso. Nel 1975 il Vaticano pubblicò una Dichiarazione su certe questioni riguardanti l’etica sessuale. Una di queste questioni era l’omosessualità. L’autore principale di quel documento fu Frate Jan Visser, Religioso Redentorista.
In un’intervista pubblicata in un’edizione di L’Europa (30 gennaio del 1976), egli affermò: “Quando si ha a che fare con alcune persone che sono tanto profondamente omosessuali da manifestare seri problemi personali e forse sociali, nel caso in cui sono impediti a vivere una relazione con un compagno stabile nel rispetto della loro omosessualità – allora può essere raccomandabile che cerchino tale relazione, e noi dobbiamo accettare che questa relazione è la cosa migliore che possono fare nella loro situazione presente.”
Uno, dunque, degli stessi uomini che formularono l’insegnamento del Vaticano sulla “negatività” degli atti omosessuali, riconosce che in alcuni casi particolari, si può permettere o addirittura perfino raccomandare una relazione omosessuale.
In modo molto simile si espressero i vescovi canadesi nel 1968, parlando dei cattolici che dissentono con la dottrina cattolica sulla contraccezione: “Dato che non stanno negando nessun punto della fede divina e cattolica, né stanno respingendo l’autorità didattica della Chiesa, questi cattolici non devono considerarsi esclusi del corpo dei fedeli.”
.
10. Come è possibile fare ciò che la Chiesa reputa un male e non considerarsi in peccato?
Secondo l’insegnamento della Chiesa cattolica, male e peccato non sono sinonimi. Il male è danno, disordine, distruzione: appartiene al mondo esterno ed oggettivo. Il peccato è invece un attitudine generale piuttosto che un’azione particolare. Il peccato è distanziarsi di Dio; appartiene al cuore. Pecchiamo quando facciamo volontariamente quello che crediamo che non vada fatto. Allora nel nostro cuore optiamo per il male e ci allontaniamo da Dio che è buono, anzi Bontà. .
Partiamo dal presupposto che ciò che si fa non si può mai considerare “male” in modo assoluto. Ma se tu credi che sia cattivo e tuttavia lo fai, questo è peccato! O può darsi anche che quello che fai sia in realtà veramente “male”, ma se onestamente tu pensi che non lo è e lo fai, allora, il tuo cuore non è assolutamente colpevole.
Puoi essere accusato di ignoranza, ingenuità o stupidità, perfino di essere un soggetto pericoloso, ma se mai hai smesso di “informare correttamente” la tua coscienza e operi secondo i suoi dettami, allora non sei in peccato.
La Chiesa insegna cos’è il Bene e il Male, ma non dice mai chi è il peccatore. Solo Dio ci conosce nell’intimo del cuore. E così molte persone omosessuali semplicemente non credono che il sesso gay sia un male. Cosicché fanno quello che reputano meglio per sé stessi, benché la dottrina ufficiale cattolica dica che gli atti omosessuali sono di per sé “cattivi”.
Anche in questo caso, secondo l’insegnamento della Chiesa stessa in materia di coscienza, queste persone non peccano nel loro cuore né davanti a Dio. Non sono dunque neanche tenute a confessare quello che non considerano peccato, e possono partecipare ai sacramenti della Chiesa.
.
11. Se le relazioni omosessuali non sono in contrasto con l’insegnamento cattolico, perché i vescovi hanno espulso alcuni gruppi di “Dignity” dai luoghi pubblici della Chiesa?
Forse già il fatto stesso di confrontarsi apertamente e pienamente sui temi dell’omosessualità potrebbe essere bastato per provocare una reazione ufficiale. Ma la storia è più complicata. Il 30 ottobre del 1986 il Vaticano pubblicò una “Lettera ai vescovi della Chiesa cattolica sull’attenzione pastorale alle persone omosessuali.” Questo documento proibiva ai vescovi di appoggiare anche ufficiosamente ogni gruppo che, apertamente o no, si mostrasse contrario ad ammettere l’immoralità degli atti omosessuali.
Senza dubbio, il Vaticano alludeva anche a “Dignity”. Inoltre, molti di noi giudicammo la lettera severa e non bene informata. Nella conferenza nazionale del 1987, “Dignity USA” dichiarò pubblicamente ciò in cui credeva e cioè che in realtà le persone lesbiche e gay possono aspirare a una vita sessuale – con amore, generosità e dono di sé all’altro – purché si stabilisca tra persone una relazione etica responsabile e oblativa. “Dignity” proclamò pubblicamente quello che la dottrina cattolica permette, ma attribuendo il suo giusto valore alla coscienza.
Dopo questi avvenimenti, i vescovi incominciarono ad espellere gruppi locali accusati di respingere l’insegnamento della Chiesa e di opporsi all’autorità ecclesiastica. Alcuni gruppi locali, tuttavia, si riuniscono ancora in edifici cattolici.
.
12. Perché Dignity fece una dichiarazione pubblica di sfida alla posizione ufficiale cattolica?
Dignity si sentì chiamata a dare una risposta profetica, a confrontarsi onestamente col tema, per dirla con semplicità. Dopo quasi 20 anni di ministero come cattolici dissidenti e sofferenti, i membri di Dignity erano coscienti del danno inferto ai credenti dalle ripetute condanne all”omosessualità da parte della Chiesa. Una sola dichiarazione di un papa o un vescovo può portare ai cattolici impegnati un senso di colpa e di autodisprezzo tale che, in alcuni casi, ci sono voluti anni per superare il problema.
Secondo un studio fatto dal Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani degli Stati Uniti, il tasso di tentativi di suicidio tra adolescenti gay e lesbiche è 2-3 volte maggiore che tra gli adolescenti eterosessuali. Secondo alcuni calcoli, una persona omosessuale è molestata o aggredita negli Stati Uniti approssimativamente ogni 90 secondi.
Le dichiarazioni di insensibilità della Chiesa aggravano solo questa situazione già di per sé grave. Dignity voleva, invece, manifestarsi come un gruppo di cattolici omosessuali, orgogliosi e praticanti. Così, Dignity voleva dare speranza a tutte le lesbiche e i gay cattolici.
.
13. Quali sono, nel documento pubblicato dal Vaticano nel 1986 gli elementi che voi considerate troppo severi e anche non “informati”?
La lettera prese le distanze dall’opinione prevalente che l’orientamento omosessuale è moralmente neutro, chiamandolo “un disordine obiettivo.” Qualunque sia il significato del termine usato, di fatto si dichiarano le persone gay “malate”, nonostante la ricerca medica, psicologica e sociobiologica fossero e sono convinte del contrario..
– Come se volesse addossare la responsabilità dell’epidemia di AIDS agli omosessuali, ignorando il loro sforzo eroico – e praticamente solitario! – per fermarla, la lettera diceva: “Benché la pratica dell’omosessualità minacci seriamente la vita ed il benessere di numerose persone, i suoi difensori non si dissuadono e si rifiutano di considerare la grandezza dei rischi implicati.”
– Rispetto agli atti violenti contro omosessuali, la lettera sosteneva che quando le persone gay si ostinano a “proteggere un comportamento non giustificato da alcun diritto concepibile, né la Chiesa né la società in generale devono sorprendersi che altre pratiche perverse guadagnino terreno e le reazioni irrazionali e violente aumentino.”
– In quanto ai diritti civili delle persone gay, “I vescovi devono garantire in modo preminente e responsabile la difesa della vita familiare”, come se i figli, fratelli e genitori di lesbiche e gay non facessero parte della vita familiare.
La lettera che seguì impose ai vescovi nordamericani perfino di opporsi ad ogni legislazione sui diritti degli omosessuali, anche se questo non era pertinente con i compiti della Chiesa. Paragonava l’omosessualità ad una malattia contagiosa o mentale ed arguiva che, per il bene comune, lo stato ha il diritto e l’obbligo di restringere i diritti civili dei suoi cittadini.
Nel caso di professori, allenatori atletici, membri del personale militare e genitori adottivi, il documento del vaticano sosteneva che “prendere in considerazione l’orientamento sessuale non è discriminazione ingiusta.”
Ignorando completamente ogni evidenza, il Vaticano asserì in modo dogmatico che, rispetto agli etero, gli omosessuali sono i maggiori delinquenti sessuali, o comunque sono per loro stessa natura incapaci di vivere in modo esemplare. Con incredibile incoerenza, poi, il Vaticano fece notare che sarebbe meglio per le persone omosessuali, nascondere il loro vero orientamento sessuale.
Solo i vescovi Chiacchieri Buswell, Thomas Gumbleton e Walter Sullivan, in realtà, criticarono pubblicamente il documento del 1992, dichiarando ciò che anche altri vescovi credevano, sebbene preferissero non esplicitare pubblicamente. Inoltre, a partire dal documento da 1992, mediante conferenze cattoliche nelle rispettive diocesi, i vescovi della Florida, Maine, Michigan, Oregon e Washington si opposero ai disegni di legge discriminatori e si resero disponibili ad appoggiare la legislazione per i diritti degli omosessuali.
.
14. Dignity è l’unico servizio nei confronti dei cattolici gay?
No. Padre John McNeill, espulso dall’ordine gesuita per il suo lavoro, continua dalla sua casa a New York il suo ministero a favore dei cattolici gay e lesbiche, attraverso i suoi libri, conferenze e consigli coraggiosi e al passo coi tempi.
– Da 1977 la New Ways Ministry in Mount Rainier (Maryland), ha promosso un servizio nazionale di educazione, pubblicazioni, seminari ed un bollettino sull’omosessualità ed il cattolicesimo.
I co-fondatori, Padre Robert Nugent, S.D.S, e Suor Jeannine Gramick, S.S.N.D, benché fossero guardati con sospetto dal Vaticano per il loro lavoro, hanno continuato a pubblicare ed a dare conferenze in tutte le parti del Paese.
– Un’altra rete di gruppi, molto più piccola di Dignity, è Courage. Fin dalla sua fondazione, all’inizio degli anni 1980, da parte di Padre John Harvey, O.S.F.S, della città di New York, Courage aiuta le persone ad astenersi dal sesso “in pieno accordo con l’interpretazione più stretta della dottrina della Chiesa cattolica romana sull’omosessualità.”
Un celibato positivo che arricchisca la vita è senza dubbio una meta legittima per quelli che la scelgono liberamente. Ma il ministero di Courage si fonda sulla fede che l’omosessualità è un’aberrazione psicologica, una debolezza emozionale.
Basato su un programma di 12 tappe come quello degli Alcolisti Anonimi, Courage esige che gli omosessuali controllino e sconfiggano la loro “malattia.” Un punto di partenza tanto negativo, che ignora la maggioranza dell’opinione scientifica attuale, non garantisce la coerenza personale, né il benessere interiore, né la santità vera.
– Molte diocesi offrono già ufficialmente i propri servizi alle persone omosessuali o per lo meno hanno sacerdoti designati, e molti dei dirigenti di questo progetto appartengono all’Associazione Nazionale dei Ministeri Cattolici Diocesani a favore di Lesbiche e Gay. Questi ministeri variano di qualità, da quelli eccellenti, a quelli oppressivi o solo nominali.
.
15. C’è qualche speranza per il futuro?
La nostra più grande speranza è quella di non avere paura di amarci. L’atto di amare, nell’insegnamento di Gesù, riassume la Legge ed i Profeti, e secondo san Pietro l’amore cristiano copre una moltitudine di peccati.
E l’amore umano non può separarsi dagli affetti onesti del cuore. Così, dunque, la missione di Dignity è aiutare la gente lesbica, gay, bisessuale e transgender a seguire l’ideale dei cristiani attraverso i secoli: di essere persone che vivono nella preghiera, il rispetto, la verità, la giustizia, il perdono, la compassione e la gioia – come l’abate gay san Aelredo di Rievaulx, e come S. Giovanna D’Arco, la martire che si vestiva volutamente da uomo.
Ci incoraggiano i numerosi segni dei tempi. Il movimento di liberazione gay sta favorendo gradualmente la comprensione dell’omosessualità, assicurando i diritti civili della gente lesbica e gay. L’epidemia tragica di AIDS ha avuto l’effetto positivo di far conoscere alle masse la realtà dell’amore omosessuale, e di lasciare che la gente veda l’amore e l’affetto profondo tra coppie lesbiche e gay.
Secondo un’inchiesta di Gallup del 1992, la metà dei cattolici nordamericani credono che una seria relazione lesbica o gay può essere un’opzione accettabile. Ed il 78 %, (era il 58 % nel 1977) crede che le persone gay e lesbiche meritino diritti uguali in quanto alle opportunità di lavoro.
In realtà, se li paragoniamo con i membri di altre denominazioni cristiane, i cattolici sono quelli che più accettano l’omosessualità. Inoltre, molti sacerdoti e ministeri cattolici, tanto religiosi che laici, tengono in conto le necessità delle persone omosessuali, ed alcuni lungimiranti vescovi nordamericani fanno tranquillamente quello che possono per affidare ministeri a lesbiche e gay cattolici.
La nostra speranza è che un giorno, la grande varietà della famiglia umana sia accettata e celebrata in tutti i suoi membri, e che tutti i popoli, lodando Dio, vivano insieme in pace.
.
* Testo scritto per Dignity USA da Daniel A. Helminiak, l’autore di “What the Bible Really Says About Homosexuality”. Daniel Helminiak ha conseguito al Boston College e all’Andover Newton Theological School un dottorato in teologia sistematica, ed un altro in psicologia pedagogica ad Austin nell’Università di Texas. Per 28 anni ha servito la Chiesa cattolica romana come sacerdote. Attualmente è membro di Dignity ad Atlanta.
.
Per approfondire: Catholicism, Homosexuality, and Dignity (in Inglese)
Catolicismo, Homosexualidad, y Dignidad (in Spagnolo)