Che significa essere omosessuale oggi in Iraq. Tra paura, nascondimento e morte
Articolo di Peter Graff tratto dal National Post (Canada), 12 marzo 2012, liberamente tradotto da Adriano C.
Baghdad. Un uomo regge due immagini del suo amico, che raccontano la storia di ciò che significa essere omosessuale oggi in Iraq. La prima fotografia, che l’uomo mostra sul suo telefono cellulare, è il ritratto di un bel giovane con un taglio di capelli alla moda.
L’altra foto, è un’immagine stampata scattata il mese scorso, mostra il corpo dello stesso giovane che giace disteso nel retro di un camioncino bianco, la testa sfigurata da un trauma contusivo.
Secondo un rapporto della polizia, Saif Asmar è stato trovato ucciso a randellate nel pomeriggio del 17 febbraio.
“Lo hanno disteso sul marciapiede è gli hanno spaccato la testa con un blocco di cemento”, dice il suo amico 25enne, che lavora come assistente medico e che è anche attivista gay sotto lo pseudonimo di Roby Hurriya. Non ci ha rivelato il suo vero nome.
Gli omosessuali hanno vissuto per anni in Iraq nella paura, in particolare della milizia religiosa che ha preso il controllo delle strade dopo la guerra settaria a seguito dell’invasione guidata dagli Stati Uniti nel 2003, che ha rovesciato Saddam Hussein.
Ma Hurriya — il cui il nome adottato significa “Libertà” in Arabo – sostiene che si è verificata un’ondata di uccisioni negli ultimi due mesi che è di gran lunga la peggiore che abbia mai visto.
Sin dall’inizio di quest’anno gli squadroni della morte, hanno preso di mira due distinti gruppi di persone – gli omosessuali, e quelli che si vestono in un caratteristico stile di abbigliamento occidentale dalle influenze “emo”, che alcuni Iracheni associano erroneamente all’omosessualità.
Almeno 14 giovani uomini sono stati bastonati a morte nelle ultime tre settimane ad est di Baghdad, una zona dominata da musulmani sciiti, secondo quanto riportato dalla sicurezza locale e dalle fonti mediche che con la Reuters in condizione di anonimato.
Altri omicidi vendono denunciati anche in altre città e con diverse metodologie. Dal momento che le autorità nazionali non stanno registrando gli incidenti sotto una speciale categoria, il numero rimane imprecisato.
Nei giorni scorsi, i miliziani dei gruppi sciiti, principalmente nel distretto di Sandr City, hanno fatto circolare delle liste di nomi di persone al fine di perpetrare omicidi mirati.
Le minacce referiscono di “uomini e donne osceni”, intendendo riferirsi a entrambi i gruppi, i gay e gli emo, una sottocultura Americana adolescenziale con capelli a punta e vestiti neri che si è diffusa in Iraq.
Hurriya ritiene che almeno 200 uomini siano stati assassinati negli ultimi anni sia per l’omosessualità che per l’apparenza effemminata. Egli ne conosceva personalmente almeno 66 di loro.
Durante l’intervista con la Reuters nell’ufficio centrale di Baghdad, egli apre una cartella e tira fuori una serie di fotografie di cadaveri di giovani randellati trovati per le strade di Baghdad. Egli ne ha documentato gli omicidi e l’esecuzione, nascosto in una casa che protegge gli omosessuali.
“Noi, siamo una comunità gay collegata come una catena. Veniamo a sapere se qualcosa di brutto è capitato a qualcuno di noi”, ci ha confidato.
“Un chierico sciita di Sadr City, che è gay, mi ha chiamato qualche giorno fa e mi ha detto che alcuni omosessuali sono stati uccisi e che i loro corpi sono stati scaricati nei pressi di Sadr City. Mi ha aiutato a raggiungere il luogo e a scattare alcune foto”.
“Lasciate che mi uccidano”
L’apparente diffusione della violenza nelle ultime settimane verso i giovani eterosessuali che si vestono in stile “emo” ha causato il panico tra i giovani Iracheni, molti dei quali hanno sperimentato in passato diverse altre forme di abiti occidentali, appena cessata la guerra e nel momento in cui la milizia abbandonò le strade.
Il movimento Emo, all’origine un oscuro genere di punk rock americano “emozionale”, negli ultimi dieci anni è divenuta una sottocultura dominante in Occidente.
In Iraq, si appella ai giovani — maschi e femmine — come auto espressione affamata di conservatorismo, spesso associata ad una cultura violenta.
I giovani Iracheni che si auto-definiscono “emo” tipicamente hanno i capelli lunghi e a ciocche appuntite, jeans stretti, T-shirt, catene d’argento e oggetti a forma di teschio. Negli ultimi giorni questi giovani sono stati costretti a correre dal barbiere a farsi tagliare i capelli.
I negozi che fiorivano negli ultimi anni per la vendita di vestiti e ornamenti con teschi e logo di complessi, hanno dovuto rapidamente ritirare la propria mercanzia emo.
Il governo Iracheno, dominato dalla maggioranza Shiita oppressa dal regime di Saddam, non può essere d’aiuto.
Il ministero dell’Interno ha riscaldato la minaccia rilasciando, il mese scorso, una dichiarazione che etichetta come “satanica” la cultura emo. E’ stata nominata una speciale forza di polizia che possa debellarla.
Hafidh Jamal, 19enne, che lavora in un negozio di scarpe nel quartiere lussuoso di Karrada, dice che era abituato a vestire di nero con i capelli lunghi fino alle spalle ma che ha dovuto lasciare la sua casa a Sadr City questa settimana e si è tagliato i capelli.
Due suoi amici sono stati uccisi perché si vestivano in stile emo, ci ha detto. “Lascate che mi uccidano. Hanno ucciso i miei amici più cari”, ha detto alla Reuters. “Io sostengo lo stile emo. Io amo questo fenomeno”.
“Chiediamo scusa se uccideremo tuo fratello”
Gli omosessuali di Baghdad sono alla ricerca di luoghi dove nascondersi. Un uomo, che si fa chiamare Haifa, dice che lasciò l’Iraq per la Siria durante la violenza settaria del 2006, ma che è stato costretto a ritornare a Baghdad due mesi fa a causa della guerra in Siria.
Anche se il comportamento omosessuale è ampiamente disprezzato, e anche illegale, in gran parte del mondo arabo e musulmano, Haifa è riuscito a vivere abbastanza agiatamente come omosessuale in Siria – come del resto è accaduto a molte persone omosessuali sotto il regime in gran parte laico di Saddam.
Ma a Baghdad, dove predominano ora i religiosi che condannano l’omosessualità come peccato, ha imparato ben presto che sarebbe stato ricercato.
Una fotografia di qualche mese fa lo mostra con i capelli lunghi e una T-shirt nera. Egli ora porta i capelli corti sotto un capellino da baseball e si veste molto più seriamente con un cardigan di lana e una maglietta da rugby.
“Quando ho lasciato crescere lunghi i miei capelli, tutti, inclusi i miei familiari, mi hanno avvertito che con quel taglio di capelli avrei corso il pericolo di essere ucciso.
Ho lasciato la mia casa di Kadhimiya e ora mi sposto da un posto all’altro, per paura di venir ammazzato”, ha ammesso alla Reuters.
“Qualcuno ha chiamato mio fratello e gli ha detto, ‘Saremo costretti ad ammazzare tuo fratello se lo prenderemo. Scusaci se succederà’”.
Haifa sta cercando ora di ottenere un passaporto in modo da fuggire dall’ Iraq e andare nella vicina Giordania dove spera di salvarsi.
Noor, un ragazzo omosessuale 19enne, è fuggito da Baghdad una settimana fa per raggiungere Bassora nel sud della nazione, sperando di essere più sicuro, avendo sentito dei numerosi omicidi.
“Siamo giovani uomini, e ovunque, in Iraq, dovremmo essere liberi di fare quello che vogliamo, di vestirci come preferiamo, di tagliarci i capelli come più ci piace”, ha detto alla Reuters.
“Non abbiamo fatto del male a nessuno. Perché lo fanno a noi?”
Testo originale: Iraqi gay and emo communities in fear of death squads, at least 14 dead so far