Come migliorare la vita delle persone LGBT provenienti da minoranze etnico-culturali
Estratto di un breve saggio di Vincent Larouche pubblicato sulla rivista Service Social (Canada), numero 1, 2010, p. 31–42 , liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Alcune piste di soluzione per migliorare le condizioni delle persone LGBT provenienti dalle minoranze etnico-culturali
Le piste di soluzione qui proposte si aggiungono alle iniziative originali e alle raccomandazioni tratte dal Rapporto consultivo del Gruppo misto di lavoro contro l’omofobia (2007) e dal memoriale di Wong et al. (2007).
Prima di tutto ritengo che, per lottare efficacemente contro determinate prospettive culturali fortemente ostili verso l’omosessualità, i gruppi gay, lesbici e bisessuali dovrebbero organizzare delle campagne di sensibilizzazione (magari sotto forma di laboratori interattivi) destinate a specifiche comunità culturali; per esempio, alcuni laboratori si potrebbero tenere durante le riunioni dei gruppi di difesa delle minoranze nera, latinoamericana, araba etc. Tali laboratori interattivi possono essere preparati, con l’aiuto di storici delle Prime Nazioni, anche per le scuole secondarie e i centri comunitari dei Nativi per restaurare i fasti delle “persone dal doppio spirito” e favorire la loro reintegrazione nelle comunità autoctone. A questo proposito, sarebbe di capitale importanza che il Segretariato per gli Affari Autoctoni attui delle misure che proteggano le persone Two-Spirit dall’omofobia.
Per quanto riguarda la discriminazione etnico-culturale, onnipresente nelle comunità gay, lesbiche e bisessuali, una maggiore visibilità delle minoranze nei media omosessuali potrebbe attenuare determinati pregiudizi e idee preconcette razziste e xenofobe, per esempio attraverso cronache culturali settimanali che spieghino la situazione delle persone omosessuali in varie regioni del mondo oppure presentando l’esperienza degli immigrati LGBT in Québec. Un altro modo valido sarebbe presentare autentici personaggi LGBT provenienti dalle minoranze nei film, nei libri e nelle serie TV. Si dovrebbero creare delle campagne di sensibilizzazione che favoriscano gli scambi culturali nei media LGBT, per esempio sotto forma di manifesti del tipo “Le persone LGBT non sono solo rosa…” oppure “Non è solo l’arcobaleno ad essere multicolore…”. Inoltre, i vari gruppi LGBT potrebbero creare degli spazi d’incontro multiculturale, per esempio una “casa dei giovani” o un punto di ritrovo e assistenza per gay, lesbiche e bisessuali di ogni provenienza, dove sarebbero disponibili per tutti e tutte degli assistenti sociali, con un’offerta di gruppi di aiuto specifici per le varie comunità etnico-culturali (per esempio, al martedì sera, gli asiatici e i loro simpatizzanti).
I gruppi gay, lesbici e bisessuali dovrebbero rivedere i propri criteri per evitare l’etnocentrismo, assicurare una buona rappresentatività di chi interviene, permettere alle persone provenienti dalle minoranze etnico-culturali di occupare posti chiave, elaborare nuovi programmi o modificare quelli attuali in modo da adattare i loro interventi alle minoranze culturali (per esempio, aggiungere un capitolo specifico sulla realtà dei gay e delle lesbiche di altri gruppi culturali nella formazione degli operatori di Gai Écoute).
Il governo del Québec (Canada) invece, in particolare il Ministero della Salute e dei Servizi Sociali, dovrebbe prevedere un budget per sostenere i gruppi già in attività e favorire lo sviluppo di nuovi per venire incontro alle necessità sopra riportate. Sarebbe anche buona cosa che il Ministero aggiorni i suoi interventi, in particolare finanziando dei progetti di ricerca sul suicidio presso i giovani e le giovani LGBT e appartenenti alle minoranze culturali e l’incidenza dell’omofobia presso queste minoranze.
Il Ministero dell’Immigrazione e delle Comunità Culturali dovrebbe rivedere i criteri che nel Regolamento sulla selezione dei cittadini stranieri definiscono le coppie di fatto, di modo che non vengano richieste testimonianze giustificative potenzialmente deleterie alle coppie dello stesso sesso; il Ministero potrebbe elaborare un metodo alternativo per decidere su tali domande; inoltre, gli operatori dei servizi di immigrazione dovrebbero ricevere una formazione specifica sulle realtà omosessuali.
Sarebbe anche di primaria importanza che la guida Imparare il Québec, fornita agli immigrati, facesse menzione non solo del fatto che discriminare a causa dell’orientamento sessuale è proibito dalla legge, ma anche che il rispetto per la diversità e l’uguaglianza sono valori québécoises. Nel suo programma di formazione linguistica il Ministero dell’Immigrazione e delle Comunità Culturali ha il dovere di menzionare che l’uguaglianza dei diritti delle persone omosessuali è una priorità per la società québécoise. Infine, è importantissimo sensibilizzare le autorità giudiziarie e legislative sul fatto che, in osservanza della Carta canadese dei diritti e delle libertà, le motivazioni religiose non dovrebbero mai essere invocate per giustificare atti di discriminazione omofobica.
Testo originale: Pistes de solution pour améliorer la réalité des personnes de la diversité sexuelle issues de minorités ethnoculturelles