Come parroco mi chiedo perché nella chiesa benediciamo di tutto, ma non l’amore omosessuale?
Riflessioni pronunciate ai fedeli da don Giulio Mignani, parroco di Bonassola (La Spezia), nella domenica delle Palme il 28 marzo 2021
Come avevo anticipato domenica scorsa e come avete già potuto riscontrare ad inizio celebrazione, quest’anno i riti di questa domenica della “Passione del Signore” non si sono aperti con la consueta benedizione delle Palme. Questo per due motivi.
Innanzitutto perché la benedizione delle Palme è strettamente collegata alla processione iniziale in ricordo dell’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme. Non potendo fare tale processione (a motivo delle norme anti-Covid) personalmente ritengo non abbia allora senso benedire le Palme.
Anche perché le palme e gli ulivi, con le quali tradizionalmente viene caratterizzata questa giornata, hanno un valore solo simbolico. Valore simbolico che non è però dato dal loro essere benedetti, che non è cioè dato dall’eventuale gocciolina d’acqua benedetta che vi può cadere sopra, quanto piuttosto è dato dal significato che noi gli attribuiamo.
Significato che, in consonanza con questa giornata, dovrebbe essere quello di esprimere con questo simbolo il nostro desiderio di scegliere Gesù come nostro Re, come nostro Maestro ed impegnarci a seguirlo. Valore simbolico che, naturalmente, possiamo tranquillamente attribuire alle palme e ai rami di ulivo anche senza che siano benedetti.
Ma sono poi estremamente contento che questa mia decisione di non benedire le palme e gli ulivi avvenga a pochi giorni dalla pubblicazione del documento della Congregazione per la Dottrina della Fede nel quale viene ribadito il divieto anche solo di benedire le unioni di persone dello stesso sesso. Divieto che viene accompagnato dall’affermazione che si può benedire il “peccatore” (cioè la singola persona omosessuale) ma non il “peccato” (cioè non la famiglia che quella persona ha eventualmente formato).
Alla mia decisione di non benedire oggi le palme, che ho motivato precedentemente, si aggiunge pertanto anche quest’ulteriore più importante motivazione: una forma di protesta attraverso la quale manifestare il mio ritenere assurdo tale divieto ribadito dalla Congregazione per la Dottrina della Fede.
Nella chiesa si benedice di tutto (non solo le palme ma a volte, purtroppo, sono state benedette anche le armi) però… non si può benedire l’amore vero e sincero di due persone perché omosessuali. Ma, ancora più grave, è il fatto che si continui a chiamare “peccato” questo loro amore.
Comunque, a rimetterci non sono certo le persone omosessuali, le quali possono tranquillamente fare a meno della benedizione della chiesa (perché intanto c’è Dio a “benedirle”, a “dire bene” di loro e del loro amore).
A rimetterci è piuttosto la chiesa: lei sì che avrebbe bisogno di questa benedizione, che avrebbe bisogno che Dio e le persone omosessuali la benedicano, dicano cioè bene di lei. Cosa che, a mio avviso, si rende sempre più difficile viste queste sue continue assurde prese di posizione.